Napolitano attacca Grillo. E’ questa l’interpretazione prevalente nei giornali dopo le parole di ieri pronunciate dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, all’Accademia dei Lincei. A distinguersi nei commenti è il Fatto Quotidiano che in prima pagina titola: “Napolitano scaricabarile, attacca Grillo e pure Renzi”.
Pure Renzi? Il quotidiano diretto da Antonio Padellaro trae questa conclusione da un passaggio del discorso del capo dello Stato, che rilancia concetti espressi dall’amico filosofo Paolo Rossi Monti: “Egli – nota il Fatto nella cronaca di Fabrizio d’Esposito – stroncò sia i senza speranze sia i banditori di smisurate speranze e indicò, con grande sapienza storica, la strada maestra delle ragionevoli speranze”.
“Com’è tradizione – scrive d’Esposito – il presidente non nomina nessuno. Allude in maniera autorevole. Tra i senza speranze colloca gli apocalittici Beppe Grillo e Matteo Salvini. Il banditore è uno solo, a fronte del crepuscolo berlusconiano. Il premier, naturalmente”. D’altronde, come ha notato già Formiche.net con un corsivo di Francesco Damato, il Colle non è troppo entusiasta delle arrembanti mosse del presidente del Consiglio che brandisce la minaccia del voto anticipato, appannaggio esclusivo del Quirinale.
Sarà così? Il Fatto Quotidiano nota anche altri passaggi poco sottolineati da altre cronache. “Nella critica all’antipolitica, Napolitano include il Corriere della Sera e il filone della casta di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo”. Dice il capo dello Stato della degenerazione a volte “eversiva” dell’antipolitica, denuncia piazzata con il titolo principale in prima pagina sul Corriere della Sera: “Di ciò si sono fatti partecipi infiniti canali di comunicazione, a cominciare da giornali tradizionalmente paludati, opinion makers lanciatisi senza scrupoli a cavalcare l’onda, per impetuosa e fangosa che si stesse facendo”.
Sarà così? Di certo le virulente stilettate di Napolitano all’antipolitica eversiva non sono state troppo apprezzate ai vertici del quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli. Ecco infatti quello che si legge nell’editoriale firmato da Antonio Polito in prima pagina del Corsera:
Pur riconoscendo che “Giorgio Napolitano ha dedicato gli anni della sua presidenza alla difesa della politica democratica”, e comprendendo quindi “che, forse anche cominciando a trarne il bilancio, indichi oggi con toni accorati nell’antipolitica «la più grave delle patologie del nostro vivere civile», e la bolli addirittura come «eversiva»”, il Corriere della Sera non è del tutto d’accordo con il capo dello Stato (e questa è davvero una notizia, visto oltre tutto che il portavoce di Napolitano, Maurizio Caprara, è un giornalista del Corsera): “Non è un fenomeno di questi giorni – scrive Polito – e non può essere nemmeno esclusivamente identificato con gli ultimi arrivati come Grillo, che se ne è adombrato, o come Salvini, che lo ha fuso in una miscela esplosiva con l’antieuropei-smo, esplicitamente condannata da Napolitano”.
Il “punto che merita di essere approfondito nell’analisi del presidente”, scrive il Corriere è il seguente: “Tra la degenerazione della politica e la degenerazione nell’antipolitica, quale viene prima? E, soprattutto, qual è oggi «la più grave delle patologie»?”. Napolitano – nota Polito – mette l’accento sulla seconda; e sui media, rimproverando loro di essere stati corrivi con l’onda antipolitica, così alimentandola”.
Conclusione dell’editoriale del Corriere della Sera, a riprova di un giornale sempre più sbarazzino: “Ci prendiamo il rimbrotto: perfino in fisica è ormai accertato che l’osservatore modifica la realtà anche semplicemente descrivendola. Ma ci sono davanti a noi numerosi esempi in cui l’antipolitica si è affermata da sola, senza aiuti esterni, e per ottime ragioni, al punto tale da sfociare in una reazione squisitamente politica contro la decadenza morale, come è stato evidente nel voto che gli elettori emiliani hanno dato alla loro Regione, non votando. È difficile perciò sfuggire alla sensazione che Grillo e Salvini siano l’effetto, più che la causa, di quella patologia. L’unico sollievo è che finora l’antipolitica si è rivelata meno violenta di quanto non sia stata la violenza politica in anni non troppo lontani. Del resto perfino nei rimedi che la parte migliore del sistema sta cercando a questa grave crisi della rappresentanza si sentono gli echi di un senso comune antipolitico, che oggi chiede più delega e meno partecipazione, meno eletti e più nominati, più uomini soli al comando e meno minoranze fastidiose. Oggi il successo politico ha bisogno dell’antipolitica, al punto che anche per il prossimo inquilino del Quirinale va di moda fare nomi di non politici”.
La stilettata finale è diretta in maniera esplicita al Colle: “L’allarme lanciato ieri da Napolitano avrebbe dunque bisogno di una discussione spietatamente autocritica da molti versanti per produrre gli effetti di rigenerazione che giustamente auspica. Dobbiamo augurarcela con l’ottimismo della volontà”. Evidentemente, il riferimento critico di Napolitano ai “giornali tradizionalmente paludati” era proprio diretto (anche) al Corsera, come ha notato il Fatto.