Fumata nera alle presidenziali, elezioni anticipate tra venti giorni e tanta incertezza sui mercati e sul destino dell’Europa. La Grecia dopo due anni e mezzo torna a far preoccupare il vecchio continente. Il Parlamento secondo Costituzione viene sciolto per la mancata elezione del capo dello Stato (la terza consecutiva) e alle urne c’è il rischio che la sinistra di Alexis Tsipras non sappia gestire il memorandum e gli impegni con i creditori internazionali. Nervose le Borse europee, tutte in calo.
VOTO
Non sono stati sufficienti i 168 sì all’ex commissario europeo all’ambiente Stavros Dimas (candidato di conservatori e socialisti) per passare le “porte di fuoco” delle opposizioni. Contro gli hanno votato il Syriza, i socialdemocratici di Dimar e i deputati di Alba dorata, per l’occasione trasferiti in Aula dal carcere, dove sono reclusi in massa, accusati di eversione e omicidio. Nervosa la reazione dei mercati, con Atene che perde l’11 per cento e le altre borse europee con il segno meno: Milano -2,26%, Madrid -2,15, Lisbona -1,5%, Francoforte -1,19%, Parigi -0,9% e Londra più contenuta con meno 0,26%. Inoltre il tasso del Btp a 10 anni risale al 2% per la prima volta dal 17 dicembre e lo spread con il Bund si è ampliato a 144 punti base.
TSIPRAS DIXIT
“Oggi è un giorno storico per la democrazia greca – ha detto subito dopo il voto – Parlamentari, partiti e opposizioni hanno dimostrato che la democrazia non è costretta a subire pressioni e macchinazioni. Oggi il governo del signor Samaras che per due anni e mezzo ha saccheggiato la società è il passato per volontà del nostro popolo”. E conclude: “Il futuro è già iniziato. Siamo ottimisti e felici”.
SONDAGGI
Tutti i sondaggi danno in testa, staccato di 3-4 punti rispetto alla Nea Dimokratia del premier Samaras, il Syriza di Tsipras. Quest’ultimo, già in occasione della partecipazione lo scorso agosto al Forum Ambrosetti, aveva escluso di far uscire la Grecia dall’euro in caso di sua vittoria elettorale. Di contro il suo programma prevede essenzialmente tre punti: ridefinizione del memorandum con i creditori internazionali, ripristino della tredicesima per le pensioni minime, utilizzo delle risorse greche per ovviare ai debiti. Tre gli scenari al momento più probabili.
SCENARI
In caso di Tsipras vincente almeno con una percentuale del 30%, possibile un governo di centrosinistra potendo contare sull’appoggio dei socialdemocratici di Fotis Kouvellis, che la scorsa settimana ha siglato con Tsipras un accordo elettorale, dopo che un anno fa aveva abbandonato la maggioranza pro troika. Il tutto con un rapido passaggio parlamentare già dopo la proclamazione, che permetterebbe di ripristinare il dialogo con la troika entro la metà di febbraio (in tempo per la successiva tranche di prestiti da 7 miliardi). In caso di Tsipras vincente di poco ecco che si aprirebbe un possibile stallo, con lo spettro di un altro governo di larghe intese per via di numeri insufficienti, ma con l’instabilità a preoccupare parecchio, così come accadde nel giugno 2012 quando furono necessari due scrutini per formare un esecutivo. Terza ipotesi, quella dei conservatori vincenti che replicherebbe lo scenario attuale con un governo assieme ai socialisti che garantisca la continuità del memorandum.
TROIKA IN STANDBY
Nessuna reazione ufficiale da parte della troika (Bce, Ue e Bce) ma la sensazione è che non ci sarà. Da un lato infatti c’è il team economico operativo in pianta stabile nei ministeri ateniesi pronto a straordinari disegni di legge che garantiscano il flusso di cassa dello Stato. Contemporaneamente la troika continua a tenere un atteggiamento di attesa, consapevole che il memorandum è una legge vera e propria che non può essere cassata con un semplice tratto di penna. Fino a ieri sera infatti esisteva un canale continua di comunicazione della troika con il ministro delle Finanze, Ghikas Hardouvelis. Oggi tuttavia, secondo fonti ministeriali, si rimanderà qualsiasi conversazione con la Grecia fino alla formazione di un nuovo governo. In ogni caso, il Ministero delle Finanze è pronto ad emettere nuovi buoni del Tesoro anche nel mese di gennaio al fine di garantire un cash flow sufficiente fino all’inizio dei nuovi negoziati.
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