Matteo Orfini docet. Uno degli esponenti del Pd più critici nei confronti del renzismo poi eletto, anche con il sì di Matteo Renzi, presidente del partito democratico. Ma un po’ tutti i giovani turchi hanno, chi prima e chi dopo, sposato la linea del premier. E la giustificazione l’ha data lo stesso Orfini dopo la vittoria di Renzi alle primarie del Pd, competizione in cui i “turchi” sono schierati con Gianni Cuperlo. “Matteo ha vinto e noi siamo pronti a collaborare con lui. Fargli opposizione interna non servirebbe a niente. Il segretario può contare su di noi, non gli faremo la guerra”, ha detto il leader dei giovani turchi. E Renzi ha passato la patata bollente della federazione romana del partito che è stata commissariata dopo le vicende di Mafia Capitale.
LE ORIGINI
La corrente dei cosiddetti giovani turchi nacque nel 2010 come patto tra i trenta-quarantenni del partito, la nuova generazione democrat, per mandare a casa la vecchia guardia. Ovvero quello che poi ha fatto alla perfezione Renzi con la sua rottamazione partita da Firenze. La differenza è che i turchi immaginavano una rivoluzione soft, da realizzare poco alla volta, col tempo. Mentre il ciclone Matteo l’ha fatta sfidando tutti.
LA COLLABORAZIONE
Sta di fatto, però, che entrambi, dopo la conquista della segreteria da parte dell’ex sindaco di Firenze, hanno capito che invece di combattersi era meglio collaborare. È così ecco il colpo da maestro di Renzi, quello di nominare Orfini alla presidenza del partito, riservandogli il posto occupato dalla rottamata Rosy Bindi. Un altro turco, Andrea Orlando, invece, dopo aver pensionato il governo Letta, l’ha lasciato ministro, spostandolo di dicastero e mettendolo alla Giustizia. Ma anche altri giovani turchi hanno trovato convergenze o un modus operandi con il renzismo. Andrea Manciulli, per esempio, che ha preso il posto di Federica Mogherini come presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della Nato. O Valentina Paris, entrata in segreteria come responsabile degli enti locali. Oppure un turco molto vicino a Massimo D’Alema, come in passato era stato anche Orfini, ovvero l’europarlamentare Roberto Gualtieri. Addirittura si dice che, quando il presidente del Consiglio ha un problema politico in Europa, il primo con cui si consulta sia proprio Gualtieri.
I NUOVI GIOVANI TURCHI
Altra giovane turca conquistata da Renzi è Chiara Gribaudo, classe 1981, che a Montecitorio sta in commissione lavoro. Poi c’è Giuditta Pini, altra giovanissima deputata, che ha addirittura partecipato a un tavolo della Leopolda. Mentre a Roma spiccano l’assessore della giunta di Ignazio Marino, Marta Leonori, e Giulia Tempesta. Tornando in parlamento, tra i deputati turchi conquistati da Renzi ci sono lo stesso Verducci, Laura Coccia ed Enzo Amendola, entrato nella segreteria del partito come responsabile degli Esteri. Mentre Silvia Velo è diventata sottosegretaria all’ambiente nell’attuale governo. Insomma, uno per uno il premier se li è conquistati tutti, promuovendoli con incarichi governativi o di partito.
CHI SI E’ DEFILATO
Chi invece non ne ha proprio voluto sapere è Stefano Fassina, diventato uno degli oppositori più feroci di Matteo all’interno del Pd. Basti ricordare l’ultima assemblea nazionale in cui il deputato ha invitato il premier a “smetterla di trattare l’opposizione come una macchietta”. Ma Fassina ormai non fa più parte dei turchi: per divergenze con Orfini, ha lasciato la corrente già nel 2013.
LA SITUAZIONE
Se però qualcuno pensa che i giovani turchi non esistano più in quanto diventati tutti renziani, si sbaglia di grosso. Perché, nonostante abbiano scelto di collaborare con l’attuale leadership, diventando addirittura “una costola del renzismo”, in realtà essi continuano a muoversi come gruppo autonomo. Che oggi appoggia Renzi, ma è pronto a sganciarsi se e quando riterrà esaurita la sua spinta propulsiva. Così come hanno fatto con Pierluigi Bersani, prima appoggiandolo e poi scaricandolo il giorno dopo le sue dimissioni.
IL RACCONTO DELLA FONTE DEMOCRAT
“Le correnti nel Pd sono in sonno: a uno sguardo superficiale sembrano diventati tutti renziani, in realtà continuano a muoversi secondo logiche correntizie. Come è ancora viva e vegeta area dem di Dario Franceschini, sono in buona salute pure i giovani turchi. Oggi sono tutti dietro la bandiera di Renzi perché al momento lo considerano l’unico in grado di guidare partito e governo, ma domani chissà…”, racconta una fonte democrat.
LA PROSPETTIVA E IL PATTO DI NON BELLIGERANZA
Del resto basti vedere come i turchi continuino a organizzare incontri e convegni, come la scuola di formazione politica “Rifare l’Italia” (guarda caso lo stesso nome del manifesto fondativo del 2010) che si è tenuta a Siena lo scorso settembre. Con Renzi c’è un patto di non belligeranza, ma su quanto durerà nessuno dentro il Pd si sente di scommettere.