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Parliamo delle carneficine di Boko Haram?

I francesi, nella storica manifestazione di Parigi, hanno dato una lezione di stile e di coerenza politica. A Marine Le Pen che aveva chiesto ‘’Vengo anch’io’’ i leader degli altri partiti hanno risposto ‘’No, tu no!’’.  Il FN ha vinto le elezioni europee? Chi se ne frega. Le altre forze politiche d’Oltralpe non vogliono aver nulla da spartire con gli eredi – anche alla lontana – di Vichy che oggi contestano l’Unione europea e l’euro e propagandano becero razzismo contro l’immigrazione. In Francia, non interessano le spiegazioni sociologiche che piacciono tanto ai quotidiani paludati e ai salotti televisivi in Italia (gli operai votano per il FN e quant’altro). Da noi, chi ha successo è sempre apprezzato. Anche se, per ottenerlo, è disposto ad avvelenare i pozzi del vivere civile.

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Basti pensare all’accoglienza che viene rivolta a Matteo Salvini, un uomo politico irresponsabile, disposto a parlare alla ‘’pancia’’ del Paese pur di raggranellare qualche voto in più. Sostenere che il vicino di casa – solo perché è musulmano – può suonare alla tua porta e tagliare la gola a te e alla tua famiglia significa alimentare un terrore irrazionale. E coltivare odio.

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In Nigeria, Boko Haram, il gruppo sunnita terrorista che vuole istituire un Califfato in Africa, è protagonista di orrende carneficine quotidiane. Le bambine usate come kamikaze a loro insaputa gridano vendetta. Ma il resto del mondo e le sue istituzioni internazionali sembrano assistere alle stragi con indifferenza. Senza manifestazioni e matite alzate con la punta verso il cielo. Non sarà perché tanto gli assassini quanto le vittime sono neri?

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E la storiaccia della ‘’notte di San Silvestro della vergogna’’? Per ora fa notizia un’infuocata assemblea di vigili urbani dell’Urbe pronti a scioperare in difesa delle loro prerogative. Poi, in attesa che si rimetta in moto alla Camera il disegno di legge Madia, basterebbe ricordare il Libro verde sulla spesa pubblica dell’allora ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa (settembre 2007). In merito al solo comparto Ministeri  – si osservava – vi era assai poca mobilità: l’80 per cento del personale non aveva cambiato neanche una volta ufficio all’interno dello stesso Ministero negli ultimi 5 anni.

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Nella passata legislatura, quando crollò un muro a Pompei, le opposizioni presentarono una mozione di sfiducia per il ministro della Cultura del Governo Berlusconi, Sandro Bondi. E se qualcuno facesse lo stesso, adesso, con il sindaco Ignazio Marino per i disservizi di Capodanno?

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Le primarie in Liguria “rottamano” Sergio Cofferati. La Cina è lontana.


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