È fondamentale tenere sotto attenta osservazione i “lupi solitari” e le persone mentalmente più fragili che potrebbero emulare le azioni criminali commesse dai terroristi islamici a Parigi. Perché è questo il rischio sicurezza che corre attualmente l’Italia.
Così il senatore del Nuovo Centro-destra e vice-presidente del Comitato parlamentare sui servizi segreti (Copasir) Giuseppe Esposito, intervenuto nella trasmissione televisiva Sky Tg 24 Pomeriggio.
Le sfide della Ue
L’Unione Europea e il nostro paese, ha spiegato il vicepresidente del Copasir, devono approntare tramite investimenti rilevanti strumenti di sicurezza e difesa dalle armi micidiali utilizzate dai fanatici jihadisti: “A partire da bombe a impatto devastante già impiegate in Iraq e Siria”.
Ma l’esigenza primaria a suo giudizio è la costituzione di un’agenzia comunitaria in grado di coordinare le informazioni raccolte ed elaborate dalle intelligence e forze di sicurezza degli Stati nazionali. Vincendo le riserve e ostilità che taluni governi oppongono all’affermazione di una legislazione innovativa e coerente della Ue.
Nessuna revoca degli accordi di Schengen
Politiche che per il parlamentare non possono tradursi in una revisione o restringimento degli Accordi di Schengen, riguardanti la libertà di movimento delle persone nel territorio dell’Unione Europea.
Il problema, rimarca Esposito, non è rivedere i trattati bensì riorganizzare nelle ambasciate e consolati dei paesi Ue l’ingresso di cittadini extra-comunitari. Realizzare, grazie alla polizia giudiziaria e penitenziaria, un’opera di controllo e monitoraggio nelle carceri – realtà che per il direttore della rivista Limes Lucio Caracciolo costituiscono centri di reclutamento di nuovi miliziani – E promuovere iniziative continentali di stabilità e pace direttamente in Africa e Medio Oriente.
La centralità della Libia e dei Balcani
A partire dalla Libia: “Stato nevralgico per gli equilibri geo-politici e per la sicurezza regionale rispetto alla minaccia integralista. E che è soggetto alla pressione, nei suoi confini meridionali, di almeno 1 milione di cittadini provenienti dall’area subsahariana”.
Altro territorio cruciale meritevole di un monitoraggio costante, rileva il vice-presidente del Copasir, è rappresentato dai Balcani. Realtà quasi del tutto rimossa nei ragionamenti e iniziative di analisti e governi, ma nella quale “transita il grosso dei ‘combattenti stranieri’ della jihad”.
L’interlocuzione con il mondo arabo-musulmano
Tutto ciò non elimina il valore di relazioni rinnovate e lungimiranti con nazioni arabe finora ritenute strategiche dalle democrazie politiche occidentali.
Esposito fa riferimento esplicito a Turchia e Qatar, rispettivamente sotto accusa per l’ostilità persistente contro i guerriglieri curdi in guerra contro l’Isis e per i rapporti finanziari opachi con i fanatici sunniti: “Paesi amici che non si sono rivelati reali alleati nella lotta ai fautori del Califfato islamico”.
La sua scommessa è portare la parte moderata del mondo musulmano a emergere e affermarsi contro l’egemonia dell’asse Al-Qaeda-Isis: “L’opposto degli autentici credenti islamici, che ha mietuto migliaia di vittime in Africa e Medio Oriente prima di colpire la Francia”.