LAMIA – Un fiore rosso che richiama quello di Bettino Craxi, con una foglia verde su fondo bianco. Sembra la bandiera italiana ed invece è il Kinima, il nuovo movimento socialdemocratico dell’ex premier greco Giorgios Papandreou. Preso atto del fallimento dello storico Pasok fondato dalla sua famiglia, passato in un triennio dai fasti del 30% al 5% del 2014, il rampollo della dinastia che, per quarant’anni, ha guidato la Grecia assieme ai Karamanlis e ai Mitsotakis, ha deciso per una fuga in avanti. E ha costruito in fretta e furia l’alternativa ad un socialismo che in Grecia ormai non c’è più e ad un polo conservatore che ha “raddoppiato il debito pubblico del paese governando dal 2004 al 2009”.
Giorgios Papandreou arriva a Lamia, in Fthiotida, nel Centro Congressi del Lavoro. Ad attenderlo una platea di circa 350 persone, per lo più sessantenni e di sesso maschile, con molti vecchi aficionados del Pasok e del grande capo Andreas che tanti ancora rimpiangono. Era il 1981, racconta Ioannis, costruttore in pensione, “e Andreas ci dette un lavoro, la dignità professionale ed il benessere. Perché oggi non dovrei votarlo?”.
L’attenzione è tutta contro l’attuale guida del Pasok, quell’Elefterios Venizelos (attualmente vicepremier nel governo di larghe intese con Nea Dimokratia) che molti considerano come il vero affossatore dei socialisti. Altri sostengono che Papandreou avrebbe già concluso un accordo silenzioso con Tsipras, con in caso di vittoria di Syriza alle urne, il Kinima pronto a sostenerlo in un governo di centrosinistra assieme al Potami del giornalista Stavros Theodorakis, possibile sorpresa di queste elezioni che stanno facendo tremare l’Europa.
Nel frattempo l’ex premier, che nel 2011 a Cannes annunciò la volontà di fare un referendum in Grecia sulla permanenza nell’euro (e che secondo alcuni media ellenici fu poi irreperibile per tre giorni), propone la sbrurocratizzazione della Grecia, l’introduzione della tecnologia per snellire procedure e direttive (così come si vanta di aver fatto nel 2009 con i medici della mutua “costretti” all’uso del pc), l’abbattimento dei tempi della giustizia per attirare investitori stranieri, ma senza immolare stipendi e dignità di fronte alla multinazionali.
Il comizio termina sulle note di una cantante greca di grido, simbolo del benessere che qui si è vissuto cospicuo negli anni ’80 e ’90 ma senza possibilità di domande per i giornalisti. I sondaggi danno il Kinima accreditato del 3-4%, appena sufficiente per superare la soglia di sbarramento del 3% ed entrare in parlamento, anche se qualcuno si spinge a dire che più passano i giorni e più rosicchierà voti proprio a Tsipras. Mentre i consueti complottisti leggono l’indifferenza di Papandreou sugli eurobond come l’ennesimo regalo ai potenti d’oltreoceano, che lo avrebbero spedito a fare da sentinella proprio a Tsipras.
Tra i candidati spiccano Moavia Ahmed Mochamentin nato in Sudan, ma che vive in Grecia più di 30 anni. E’stato Presidente del Forum greco migranti ed è membro a livello nazionale ed europeo dell’European Network Against Racism (ENAR), della Piattaforma europea per i diritti degli immigrati (EPMWR), della Egam e della ECRE. Joanna Karandinaki, prima donna eletta nel Comitato Esecutivo del sindacato GSEE. Angela Kokkola, dal 1960 collaboratrice di George e poi di Andreas Papandreou oltre che capo di gabinetto del primo ministro Andreas Papandreou. Olga Balaoura, laureata alla London School of Economics in politiche economiche e management sanitario, già consulente speciale di salute per l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Kikilias Elias, direttore di ricerca presso il Centro Nazionale per la Ricerca Sociale (NCSR), già numero uno del Pubblico Impiego. Infine il giovanissimo Iannis Georgantas, laureato in Fisica.