Domenica pomeriggio un attacco aereo israeliano ha ucciso diversi elementi di Hezbollah: il raid è avvenuto nei territori contesi delle alture del Golan ─ nell’area le forze governative combattono i ribelli, la Jabhat al Nusra è molto attiva, e Israele punta a tenere entrambe le fazioni fuori dai propri confini.
In totale i morti, colpiti dai missili sganciati da due elicotteri da combattimenti (presumibilmente Apache), sarebbero undici, secondo quanto riportato dalle fonti dell’agenzia turca Anadolu: cinque membri del partito-milizia libanese e sei iraniani (dalle notizie, sembrano fossero appartenenti al gruppo scelto delle Guardie Rivoluzionarie). Erano tutti impegnati in operazioni militari nell’ambito della guerra civile siriana ─ è noto che Hez, come i padri iraniani, stanno combattendo i ribelli locali affiancando le forze governative di Damasco.
Al-Manar Tv, filo-Hezbollah, ha detto che sarebbero stati uccisi nella provincia di Quneitra nel corsi di un’operazione di ricognizione: tra loro c’era anche il figlio di un conosciutissimo capo militare dell’organizzazione. Il suo nome è Jihad Mughnyeh, 21 anni, figlio di Imad Mughniyeh, storico comandante militare degli Hezbollah ucciso nel 2008 a Damasco in una esplosione attribuita dai suoi compagni ad Israele ─ uomo molto influente nel Libano degli anni Ottanta, considerato il mandante di numerosi rapimenti di occidentali. Jihad Mughnyeh, a quanto pare, era stato nominato comandante responsabile delle attività sul Golan. Un altro comandante ucciso, sarebbe Mohammed Issa, comandante di campo, noto con il nome di battaglia Abu Issa.
Da Tel Aviv non sono arrivati commenti ufficiali, anche se la BBC riporta fonti della Sicurezza che avrebbero rivelato che gli obiettivi colpiti erano in perlustrazione per progettare un futuro attacco in territorio israeliano.
Non è la prima volta che le forze aeree israeliane operano bombardamenti nell’area. Restano comunque degli interrogativi. Come mai un alto comandante, era presente in quella che viene descritta come una banale operazione di perlustrazione? Come faceva Israele a conoscerne con tanta precisione gli spostamenti? Gli elicotteri erano già pronti a colpire? C’erano dei sistemi di monitoraggio nei veicoli usati da Hezbollah? È in corso una collaborazione tra Israele e ribelli (che avrebbero fornito “info” dal campo)? Oppure Hezbollah si sentiva troppo sicura, in una zona fondamentalmente controllata, e ha esposto il fianco?
L’attacco si inquadra inoltre, in un contesto particolarmente sensibile, e sarà interessante seguirne gli sviluppi.
I giorni successivi agli attenti di Parigi, la guida ideologica del movimento Hezbollah, Hassan Nasrallah, era apparso in un video, una rarità, per condannare l’atto terroristico in territorio francese ─ attenzione, non è stato un gesto magnanimo e distensivo, ma una mera questione di interessi: gli Hez sono sciiti e non perdono occasione di sottolineare la spregevolezza delle azioni terroristiche dei sunniti (al-Qaeda, Stato Islamico), ed è proprio su questo che si basa la propaganda di Assad contro i ribelli. In quell’occasione Nasrallah aveva anche parlato d’altro, puntando particolarmente l’attenzione proprio sulle attività militari in corso sull’altopiano tra Libano, Israele e Siria. Aveva avvisato Israele, che le sue forze avrebbero anche potuto prendere iniziative per bloccare l’intromissione israeliana sulle vicende siriane. (Inutile ricordare che i due Paesi sono tecnicamente in guerra, e gli osservatori delle Nazioni Uniti tengono sotto controllo una porzione demilitarizzata dell’area contesa).
Maurizio Molinari, corrispondente della Stampa a Gerusalemme, riporta che appena poche ore prima del blitz, il generale Itai Brun (il capo del servizio ricerche dell’intelligence militare israeliana), aveva consegnato al governo un rapporto di fine mandato nel quale ritiene “probabile” un attacco jihadista contro Israele. L’attacco potrebbe arrivare proprio dal Golan nel corso di quest’anno, prevedendo che «nella prossima guerra libanese» Hezbollah «ci lancerà contro 1000 missili al giorno, tentando di impossessarsi di aree di territorio israeliano».
Altri aspetti di riguardo dietro la vicenda, sono innanzitutto il coinvolgimento dei militari iraniani: Teheran ha pessimi rapporti con lo stato ebraico, e l’uccisione dei propri militari potrebbe aprire scenari preoccupanti. E poi, l’inquadramento politico: a fine marzo sono in programma le elezioni israeliane, e l’attuale governo sembra volersi giocare tutti i fronti possibili nella campagna elettorale in corso.