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Grecia, ecco fissazioni e amnesie della Germania sui debiti

Il governo di Angela Merkel ha reagito con un “No” intransigente al progetto di rinegoziare con i creditori internazionali il debito pubblico greco lanciato dal leader di Syriza Alexis Tsipras.

ANALOGIE STORICHE

Un macigno, rileva l’alfiere della sinistra radicale ellenica, che si sta avvicinando a grandi passi al doppio di un Prodotto interno lordo sempre più assottigliato.

L’aspirante premier del paese mediterraneo propone una conferenza europea finalizzata a dilazionare le rate del rimborso del debito pubblico di Atene, rendendone il risanamento più rispondente alla crescita economica.

Esattamente nello “spirito di mutua responsabilità e assistenza” che alimentò nell’agosto 1953 un’iniziativa a favore della Germania reduce dai fallimenti del primo e secondo conflitto mondiale. 

PRESTITI VITALI E PIANO MARSHALL 

Grazie all’opera di persuasione e mediazione promossa dall’allora presidente del comitato esecutivo dell’Unione Europea dei pagamenti Guido Carli, Berlino riuscì a strappare alle nazioni occidentali alleate – ma non all’Unione Sovietica – condizioni economiche impensabili fin a quel momento.

A partire da un prestito di 120 milioni di dollari vitale per le finanze teutoniche alle prese con gli aiuti generosi del Piano Marshall. Risorse erogate a patto di una stretta creditizia immediata, della tenuta del cambio del marco che non doveva svalutarsi, dell’aumento delle tasse.

UNA RESTITUZIONE TOLLERABILE DEI DEBITI DI GUERRA 

Ma il cuore degli accordi firmati nella conferenza di Londra fu l’annullamento parziale dei 32 miliardi di marchi di debiti – 23 miliardi di dollari dell’epoca – contratti dalla Germania tra il 1919 e il 1945. Frutto di finanziamenti erogati da banche occidentali a favore di istituzioni pubbliche e soggetti privati tedeschi.

L’ammontare complessivo del passivo accumulato da Berlino era pari al 100 per cento del PIL tedesco. Risorse impossibili da rimborsare. L’esecutivo guidato da Konrad Adenauer ottenne la cancellazione immediata di 16 miliardi e la restituzione in 30 anni degli altri 16.

TEMPI LENTI PER I RISARCIMENTI LEGATI AL SECONDO CONFLITTO MONDIALE

Un ragionamento a parte merita il tema delle riparazioni dovute dalla Germania per i danni inferti nel corso della seconda guerra mondiale. Tema posto già nella conferenza di Yalta del gennaio 1945.

Fu il summit alleato tenuto a Potsdam nell’agosto 1945 a prospettare come fonte principale per i risarcimenti il materiale industriale superfluo per l’economia di pace e i beni tedeschi all’estero. E a introdurre il principio della confisca delle risorse tedesche nei territori soggetti alla giurisdizione delle nazioni vincitrici.

Tuttavia il ritmo delle consegne delle attrezzature manifatturiere nelle zone occidentali fu molto più lento del previsto. Analogo fenomeno fu riscontrato per la restituzione all’Unione Sovietica dei beni germanici trasferiti oltre frontiera. Risultati soddisfacenti furono ottenuti esclusivamente con la ripartizione della flotta mercantile tedesca tra le potenze alleate.

RIPARAZIONI MONETARIE DI GUERRA RINVIATE SINE DIE

A fronte del sostanziale “fallimento delle prime riparazioni tedesche”, i governi occidentali stabilirono di inquadrare il problema risarcimenti nel capitolo della ricostruzione della Germania legata al Piano Marshall.

Le riparazioni in denaro per le aggressioni e devastazioni belliche risalenti alla Grande Guerra e non ancora pagate, e quelle da definire riguardanti il secondo conflitto mondiale, sarebbero state affrontate a riunificazione tedesca avvenuta.

Ma nel Treaty on the Final Settlement with Respect to Germany firmato nel settembre 1990 nessuno toccò il tema. E così nell’ottobre 2010 Berlino ha finito di rimborsare esclusivamente i debiti previsti dal trattato del 1953.

IL TERRENO PER LA RINASCITA TEDESCA

Un trattamento fortemente condizionato dal clima della “Guerra fredda” e dalla volontà Usa di creare nell’Europa occidentale un robusto contrappeso all’influenza sovietica.

Grazie a tale strategia la Germania è riuscita a riconquistare in breve tempo credibilità e accesso ai mercati. Creando così il terreno propizio al proprio “miracolo economico”.

DIFFERENZE ENORMI TRA GERMANIA E GRECIA

Alla luce di un precedente storico così eloquente e ricco di risvolti etico-politici, perché il governo Merkel rifiuta di riservare alla Grecia un trattamento per molti versi analogo a quello di cui ha beneficiato più volte?

La risposta di parte tedesca è fornita in un’intervista al Corriere della Sera da Ursula Rombeck-Jaschinski, professoressa di Storia contemporanea all’Università di Stoccarda: “Lo scenario è del tutto differente. La Germania finì alle corde dopo una guerra mondiale, le devastazioni causate dal nazismo, l’amputazione di metà del territorio voluta e imposta da Mosca. Eppure riuscì a recuperare stabilità e competitività in fretta. Fattori inimmaginabili nel contesto greco attuale”.

Ma agli occhi della studiosa vi è un’ulteriore punto da tenere in considerazione: “Il capitale del debito fu pagato da Berlino per intero mentre gli interessi vennero dimezzati e dilazionati nel tempo. Per il paese ellenico si parla di totale estinzione e sarebbero i contribuenti europei a pagare”.

LE RESPONSABILITA’ DEI GOVERNI ELLENICI 

L’abisso tragico dei due conflitti mondiali di cui la Germania guglielmina e nazionalsocialista porta la responsabilità principale non può certo essere equiparato alla gestione dissennata delle risorse pubbliche realizzata dai governi greci negli anni Novanta e Duemila.

Una miscela di spreco assurto a regola di bilancio, privilegi intollerabili per lavoratori e pensionati statali, arbitrii del ceto politico, che hanno trovato l’apice nei conti truccati e manipolati per entrare nell’Euro-zona.

CONSAPEVOLEZZA O INGENUITA’?

Resta soltanto un gigantesco interrogativo tuttora privo di risposte convincenti nelle istituzioni comunitarie e tedesche che con rigore protestante hanno elevato il risanamento dei bilanci a dogma intangibile.

Perché l’esecutivo di Berlino all’epoca capitanato da Gerhard  Schroeder e tutte le cancellerie Ue non mossero obiezioni e rilievi critici all’ingresso nell’area valutaria europea della Grecia guidata da Costas Simitis?

E l’accolsero di buon grado, consentendo nel frattempo a istituti creditizi in gran parte tedeschi di prestare un fiume di denaro alle finanze allegre della più antica democrazia del mondo?



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