Speranza, vigilanza, tenacia. È lo stato d’animo con cui Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni, attende l’intervento del governo per correggere gli errori compiuti con la Legge di stabilità nei confronti dei lavoratori libero professionali operanti in regime di partita Iva.
Un regime penalizzante
La manovra approvata da governo e Parlamento per il 2015 ha profondamente cambiato il regime tributario e previdenziale a carico di un vasto veto produttivo operante al di fuori di ordini e albi. E costituito in gran parte da formatori, ricercatori, informatici, consulenti, fornitori di imprese e Pubblica amministrazione.
Al posto della tassa del 5 per cento applicata per tutti i redditi fino a 30mila euro annui, è stata introdotta un’imposta del 15 per cento sui guadagni fino a 15mila euro. Peraltro i costi sostenuti per svolgere l’attività lavorativa non vengono calcolati con precisione ma soltanto supposti. Mentre i contributi da versare alla gestione separata dell’Istituto nazionale di previdenza sociale aumentano dal 27 al 30,72 per cento del fatturato.
Ripensare la gestione separata
L’esecutivo, a partire dal premier Matteo Renzi, ha promesso ufficialmente di ritornare sui propri passi. La speranza del leader dell’organizzazione nata a tutela dei lavoratori free lance è un’iniziativa repentina dell’esecutivo per bloccare l’incremento dell’aliquota previdenziale – “che finirà per provocare una crescita dei costi per i clienti” – già nell’approvazione del Decreto Milleproroghe.
La gestione separata Inps, rimarca Deiana, paga poche pensioni a fronte di contributi molto rilevanti. “È una vera e propria gallina dalle uova d’oro che, grazie a un flusso annuo di 9 miliardi di euro, ha accumulato un patrimonio di 100 miliardi”.
La richiesta è porre fine a “un trattamento vessatorio e privo di giustificazioni”, congelando al 27 per cento l’aliquota previdenziale e “aprendo un tavolo di confronto per ripensare la gestione separata in modo strategico”.
Una discriminazione evidente
Ragionamento più complesso concerne le nuove regole fiscali a carico dei lavoratori libero professionali.
Il regime dei redditi minimi soggetti a prelievo tributario, ricorda il presidente di Confassociazioni, è stato concepito per favorire l’ingresso e il rafforzamento dei ceti più creativi nel mercato occupazionale. Con una differenza molto rilevante: “Nei vari paesi europei la soglia di reddito annuo prevista per imporre la tassazione ammonta a 60mila euro. In Italia, prima dell’inasprimento stabilito dal governo, il paletto per l’imposta del 5 per cento era fissato a 30mila euro”.
Brandendo la bandiera della lotta contro le “false partite Iva”, rileva Deiana, Palazzo Chigi ha finito per premiare enti e istituzioni mono-committenti, aumentando il prelievo fiscale del 300 per cento per i lavoratori autonomi. “Tutto ciò a fronte di sgravi e bonus tributari per gli altri ceti lavorativi, compresi gli 80 euro mensili in busta paga per i dipendenti con reddito fino a 1.500 euro e gli 800 milioni di agevolazioni stanziati per commercianti e artigiani. Pensi che portare l’aliquota contributiva dei free lance al 24 per cento richiederebbe 120 milioni di euro”.
Volontà politica di colpire i free lance?
Una penalizzazione che ai suoi occhi trova la ragione profonda in un ragionamento politico compiuto dal premier: “La presunzione che i liberi professionisti estranei a ordini e albi votino per formazioni e partiti lontani dal Partito democratico. Mentre noi rappresentiamo esclusivamente la classe lavorativa della conoscenza e del talento”.
La richiesta a Palazzo Chigi, in vista del nuovo decreto legislativo di attuazione della delega fiscale, è il ritorno al regime precedente: “Altrimenti rischiano di andare fuori mercato almeno 300mila giovani lavoratori”.
Parlamento poco incisivo
Nell’attesa che giunga un intervento incisivo da parte del governo il Parlamento ha visto la creazione del comitato parlamentare #PartiteIva#Lapartitanonèchiusa”, promosso dalla deputata del Nuovo Centro-destra Barbara Saltamartini con lo scopo di riportare a standard accettabili il regime fiscale e previdenziale per i lavoratori autonomi che operano con partita Iva.
Un’iniziativa apprezzata da Deiana, che tuttavia nutre riserve sulla capacità delle Camere di influire sulle scelte dell’esecutivo: “A parole tutti erano concordi con le nostre rivendicazioni, già nelle more dell’approvazione della Legge di stabilità. Ma, nonostante l’adesione della minoranza e maggioranza del Pd, nulla ha ostacolato l’aggravio di tasse e versamenti per i free lance”.