Nella sua lunga carriera politica, che lo ha portato fino al Quirinale, Sergio Mattarella ha collezionato una vastissima serie di contatti e incontri politici. Tra questi, alcuni dei protagonisti della Storia del nostro Paese.
I VECCHI AMICI
Anche se di rado, scrive su Repubblica Sebastiano Messina, ancora oggi va a pranzo “con i vecchi compagni di partito che vengono a trovarlo, a cominciare da Pierluigi Castagnetti (al quale viene attribuita la paternità dell’idea di candidarlo al Colle), ma anche Rosy Bindi (che lo ha sempre trattato come un fratello maggiore) e Rosa Russo Jervolino (collega di governo ai tempi di Goria e compagna di battaglie nel Ppi buttiglioniano). Non ci sono più, da tempo, i vecchi amici di una volta, come Benigno Zaccagnini che gli diede il primo posto in lista, Leopoldo Elia con cui passava intere serate a discutere di diritto costituzionale, Pietro Scoppola che condivideva con lui la passione per la storia del popolarismo sturziano, o il cardinale Achille Silvestrini con cui discettava di diritto canonico.”.
IL GRUPPO SICILIANO
Poi – aggiunge Messina – c’è Palermo. “Lui si è sempre considerato un pendolare, metà siciliano e metà romano, visto che ha vissuto in Sicilia fino alle elementari e c’è tornato solo dopo l’università, come professore di diritto parlamentare alla facoltà di Giurisprudenza, in quell’Istituto di diritto pubblico diretto da Pietro Virga – intere generazioni di avvocati hanno studiato sui suoi manuali – dove alla fine degli anni Settanta insegnavano anche Leoluca Orlando, Vito Riggio e Sergio D’Antoni. Quel gruppo di giovani giuristi – cui si aggiungevano Carlo Vizzini (diritto finanziario), Giovanni Fiandaca (diritto penale) ed Enrico La Loggia (contabilità dello Stato) – a capodanno si riuniva proprio nella casa di Mattarella in via Libertà. Altre volte l’appuntamento era a casa di Guido Corso, che sarebbe diventato un maestro del diritto amministrativo e che ancora oggi è uno degli amici più stretti di Mattarella. Che non sono tanti, neanche a Palermo: i più vicini sono l’avvocato Francesco Crescimanno, nel 2001 candidato sindaco del centrosinistra contro Cammarata, e Salvatore Butera, già consigliere economico di Piersanti.
Un altro con cui Mattarella ama discutere di politica è il catanese Giovanni Burtone, deputato del Pd e allievo di Rino Nicolosi, uno dei tre democristiani che nella primavera del 1980 lo convinsero a fare politica raccogliendo l’eredità del fratello appena assassinato dalla mafia“.
IL RACCONTO DI D’ANTONI
Tra gli amici di lungo corso di Mattarella c’è anche l’ex segretario generale della Cisl e deputato Pd, Sergio D’Antoni. Dopo la morte del fratello Piersanti, spiega D’Antoni fu Ciriaco De Mita a volerlo in Sicilia. “Il rapporto con De Mita segretario del partito e presidente del Consiglio fu eccellente. L’allora segretario Dc diceva che Forlani, in confronto a Mattarella, è un movimentista, per sottolinearne la sobrietà e la freddezza“. Era moroteo come suo fratello? “Sì, perché l’area di riferimento era comune. Quando fu ucciso Moro, Sergio come tanti altri – compreso il sottoscritto – si impegnò a fondo per tenere vivo il senso di quell’appartenenza, prima con De Mita segretario, poi con Martinazzoli“.
L’OPINIONE DI PAOLO CIRINO POMICINO
Ma che capo dello Stato sarà Mattarella? E soprattutto è adatto al ruolo? Per un altro dei suoi ex amici e colleghi di partito, Paolo Cirino Pomicino, “Mattarella è senz’altro adatta per la più alta magistratura repubblicana perché “proviene da una stirpe della Democrazia cristiana, con il padre Bernardo e il fratello Piersanti assassinato dalla mafia come avvenuto per tanti rappresentanti del nostro partito. Una famiglia di cultura forte e stabile sotto il profilo dell’ispirazione cattolico-politica. Lo conferma il profilo serio, prudente, costruttivo della sua personalità pubblica”. Il futuro inquilino del Quirinale, ha aggiunto, “troverà nello scenario politico-elettorale un premier “proprietario del partito di maggioranza assoluta” grazie al nuovo meccanismo di voto. Un Presidente del Consiglio “padrone dell’Aula parlamentare e del governo”. Tutto ciò muta la qualità dell’azione del capo dello Stato“.