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Finmeccanica, ecco le vere idee spaziali di Moretti su Avio

Partirà il prossimo 11 febbraio da Kourou, in Guyana francese, con a bordo il dimostratore per tecnologie di rientro atmosferico dalle orbite alte IXV (Intermediate Experimental Vehicle) dell’Agenzia spaziale europea, il Vega, il più piccolo della famiglia dei lanciatori europei, sviluppato dalla Elv (30% Asi, 70% Avio Spazio) negli stabilimenti di Colleferro.

L’INTERESSE NAZIONALE SUI LANCIATORI

Il lanciatore – oggetto nei mesi scorsi di un importante contratto per la fabbricazione di altre 10 unità, del valore di 257 milioni di euro -, rappresenta uno dei programmi di maggior interesse dell’Agenzia spaziale europea ed è guardato con grande attenzione dall’industria aerospaziale, a cominciare da Finmeccanica, che ha ufficialmente dichiarato nei giorni scorsi di ritenere lo spazio uno dei settori core e soprattutto (anche sulla scia di quanto intrapreso da altri player di settore, come Airbus Group) di voler espandere la propria presenza nel segmento dei lanciatori, ritenuto dagli addetti ai lavori uno dei più strategici nel medio-lungo periodo.

GLI APPETITI

Azionista di maggioranza di Avio Spazio è il fondo britannico Cinven, mentre il 14% è in mano a Finmeccanica. L’azienda è stata guardata per anni da gruppi del calibro di Airbus Group (già da quando si chiamava Eads) e Safran, rispettivamente leader europei nel campo della manifattura-integrazione e propulsione, almeno fino al lancio della loro joint venture, avente ad oggetto i lanciatori. Quanto dichiarato agli analisti a Londra dal numero uno di Finmeccanica, Mauro Moretti, lascerebbe intendere un aumento della quota nazionale in Avio Spazio, soluzione questa auspicata anche da diversi governi, anche se la decisione potrebbe essere meno immediata del previsto e con ogni probabilità verrà presa in esame solo nella seconda metà del 2015, ovvero dopo la chiusura degli altri dossier aperti dalla prima azienda aerospaziale del Paese.

AVIO ANCORA SOLA A FRONTEGGIARE AIRBUS E SAFRAN

“Il nostro azionista di maggioranza non ha particolare impazienza di collocarci sul mercato”, aveva detto tempo fa un responsabile del gruppo Avio. “e nonostante si sia letto sui media di Finmeccanica o di Cdp/Fsi, passi concreti in tal senso non sono stati fatti. Oggi Avio si trova fondamentalmente sola a fronteggiare la nuova coalizione europea di settore, rappresentata dalla creazione della joint venture Airbus-Safran sui lanciatori”. L’azienda lamenta da anni la mancanza di concretezza su un assetto definitivo di un’azienda che, grazie soprattutto al Vega, ha molte possibilità di consolidare in Italia un business di grandissimo valore con volumi dati in crescita esponenziale.

LE EVOLUZIONI DEL PROGRAMMA

Vega è un programma concepito per il lancio dei piccoli satelliti scientifici e per l’Osservazione della Terra in orbita bassa o eliosincrona. Con queste caratteristiche il lanciatore soddisfa molte esigenze, a partire da quelle governative. Il mercato del lanciatore è infatti quello istituzionale “non-Gto”, ma soggetto ad ampliarsi, per effetto delle sue versioni evolute, la C/D (capace di payload di 2 tonnellate), il cui avvio è stato sancito dall’ultima ministeriale dell’Agenzia spaziale europea e la versione Vega E (da 3 tonnellate di carico utile), che potrà entrare in servizio oltre il 2020.

UN BUSINESS CRESCENTE

Da notare che la cadenza di lanci attuale del Vega è di 3 lanci ogni anno, ma che, per le versioni successive, si potrebbe arrivare fino a 5 lanci l’anno. Tra gli elementi di maggiore strategicità del lanciatore Vega – oltre a rappresentare un’avanguardia tecnologica e strategica con competenze saldamente in Italia -, c’è l’utilizzo dello stesso motore booster, il P120, sul primo stadio di Vega e sul futuro lanciatore pesante dell’Esa, Ariane 6. La produzione del motore sarà effettuata nello stabilimento Avio di Colleferro con una stima di 34-36 unità annuali. Questo permetterà ad Avio di abbassare i costi del motore, sia attraverso l’aumento dei volumi di acquisto delle stesse materie prime, sia attraverso l’utilizzo degli stessi impianti e di maestranze comuni, con migliore assorbimento dei costi di struttura, a vantaggio di entrambi i vettori.


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