Nello scenario delle minacce crescenti alla libertà e alla sicurezza mondiale la sinergia tra esercito e industria consente di approntare strumenti militari di avanguardia. Accrescendo conoscenze e competenze attorno a progetti strategici efficienti e innovativi. E creando un circuito economico virtuoso con rilevanti riflessi nel terreno civile.
È stato il tema al centro del convegno “Esercito-Industria: una collaborazione essenziale” promosso presso il Centro Alti Studi per la Difesa dalla Federazione delle aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza e dall’Esercito.
Le frontiere delle forze armate italiane
L’iniziativa, che ha visto la partecipazione dei rappresentanti del comparto produttivo di settore con imprese del calibro di Finmeccanica, Iveco, Beretta, è stata l’occasione per presentare il libro “Linee di sviluppo evolutivo e innovativo dello strumento militare terrestre”, curato dai ricercatori Andrea Ungari e Germano Dottori.
Ungari, docente di Teoria e Storia dei partiti e dei movimenti politici all’Università Luiss “Guido Carli”, ha individuato sei linee di tendenza su cui focalizzare l’attenzione per coinvolgimento delle forze armate italiane.
La distribuzione del potere geo-politico internazionale, con l’emergere della Cina e il ripiegamento in un ruolo di retroguardia degli Usa nei teatri di crisi. Le nuove aggregazioni di interesse che vanno oltre i confini nazionali ottocenteschi e smantellano realtà statuali create artificiosamente. La minaccia jihadista che punta a colpire gli interessi occidentali nel mondo arabo e in Africa, e mira a creare aree para-statuali come fanno i fautori del Califfato islamico.
Il processo di invecchiamento demografico del Nord del pianeta a fronte delle popolazioni del sud. I conflitti crescenti per l’acquisizione delle risorse energetiche. Le problematiche ambientali e le calamità geologiche del nostro paese, che hanno visto le forze armate operare sul territorio in casi di emergenza.
L’Italia e l’Ue rafforzino le missioni terrestri della Nato
A fianco dei conflitti convenzionali tra Stati, ha aggiunto il docente di Studi strategici alla Luiss Germano Dottori, vi è il proliferare di guerre civili in Libia, Siria e Iraq. Ed emerge una richiesta di sicurezza all’interno delle società occidentali.
“Esercito, aviazione, marina e carabinieri – ha spiegato Dottori – continueranno a esercitare un ruolo per la salvaguardia della sicurezza e della sovranità nazionale, oltre a garantire le condizioni per lo svolgimento pacifico del commercio esterno e a mantenere inalterate le alleanze internazionali a cui aderiamo. Ma vista la tendenza degli Stati Uniti – ‘azionista di maggioranza della Nato’ – a tirarsi un po’ indietro, è necessario rafforzare l’impegno militare terrestre per la stabilizzazione dei teatri di crisi”.
La flessibilità di strumenti moderni
A rimarcare l’esigenza di affrontare il problema a viso aperto e senza ipocrisie né veli ideologici è Guido Crosetto, presidente dell’Aiad: “Perché le sfide di un terrorismo sempre più asimmetrico riguardano le istituzioni politiche e l’opinione pubblica. E non solo le forze armate e di polizia, o le industrie della difesa”.
L’Italia, ha spiegato il Capo di Stato maggiore dell’Esercito Claudio Graziano, deve puntare su apparati e strumenti concepiti nel medio-lungo termine. Capaci di adattarsi ai cambiamenti tecnologici e geo-strategici legati agli interventi nei teatri di crisi, e nell’ottica di missioni in ambito europeo e atlantico.
Le risorse limitate
Sicurezza e difesa, ha evidenziato l’amministratore delegato di Finmeccanica Mauro Moretti, rappresentano il baluardo della sovranità nazionale in un mondo largamente coinvolto in scenari di guerra. E in tale cornice l’azienda pubblica è impegnata nello sviluppo di tecnologie e strumenti di avanguardia con un budget di 4 miliardi all’anno. Risorse limitate, a fronte degli 11 miliardi messi in campo dalla Gran Bretagna, e che rendono obbligatorio creare un “presidio costante pubblico-privati” per governare i processi di innovazione. Terreno su cui “non possiamo permetterci di sbagliare, visto che tra 40-50 anni le armi convenzionali costituiranno un elemento residuale degli strumenti di difesa”.
Ma per valorizzare le eccellenze riconosciute all’Italia in campo militare, ha precisato il Capo di Stato maggiore della Difesa Luigi Binelli Mantelli, è fondamentale contare su risorse finanziarie aggiuntive stanziate dal Ministero per lo Sviluppo economico: “La ristrettezza dei mezzi finanziari disponibili non favorisce il pieno rispetto dei programmi pluriennali di sicurezza”.
Nessun freno dal Parlamento
Argomentazione condivisa dal parlamentare del Partito democratico e presidente della Commissione Difesa di Palazzo Madama Nicola Latorre (Pd). A giudizio del quale le priorità fissate dal Parlamento per le strategie di sicurezza non possono tradursi in un potere di veto e freno verso lo sviluppo degli strumenti di arma.
Nel versante europeo e delle alleanze internazionali del nostro paese, rimarca il presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della Nato Andrea Manciulli, è urgente una politica che non rincorra gli umori temporanei ma comprenda i fenomeni geo-politici per programmare le misure atte a fronteggiarli.
Tanto più, osserva, al cospetto di un’offensiva armata e cibernetica contro la nostra sicurezza: “Una guerra sempre più squilibrata e parcellizzata, con aggressioni sferrate ai confini orientali e mediterranei dell’Europa”.
L’Italia protagonista
Minacce, ha ricordato la responsabile della Difesa Roberta Pinotti, che hanno portato l’Italia a proseguire la missione di monitoraggio aereo ai confini russo-ucraini con gli Eurofighter. E ad affiancare al dispositivo aeronautico operante in Iraq un contingente di 500 addestratori altamente preparati nel terreno della lotta contro i miliziani dello Stato islamico.
Un’attività che a suo avviso le nostre istituzioni devono rivendicare, in vista della creazione di strumenti d’arma per i prossimi 40-50 anni. Apparecchiature, rileva il ministro, in grado di servire in ambiti differenti e di produrre ricadute civili rilevanti.
A tale orizzonte è stata improntata l’elaborazione del Libro Bianco del governo. “Testo in via di ufficializzazione, che presenterà obiettivi strategici e investimenti certi per i prossimi anni. E da cui scaturiranno coerenti progetti di legge”.