Il primo a far sentire la propria voce dopo lo sgozzamento dei ventuno egiziani copti massacrati dai miliziani dell’Isis in Libia è stato il Papa. Parlando in spagnolo, lunedì mattina ai rappresentanti della chiesa riformata di Scozia, ha detto che essi “sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani. Il sangue dei nostri fratelli cristiani è testimonianza di fede”.
LA MESSA DEDICATA AI MARTIRI
Questa mattina, Francesco ha dedicato loro la celebrazione eucaristica a Santa Marta: “Offriamo questa Messa per i nostri 21 fratelli copti, sgozzati per il solo motivo di essere cristiani. Preghiamo per loro, che il Signore come martiri li accolga, per le loro famiglie, per il mio fratello Tawadros, che soffre tanto”, ha detto il Pontefice. Parole riprese in apertura dall’Osservatore Romano, che titola “Come martiri”, ricordando la conversazione telefonica con Tawadros, patriarca della chiesa ortodossa copta, in cui il papa ha manifestato la profonda partecipazione al dolore”.
I RINGRAZIAMENTI AD AL SISI
Ieri, il patriarca di Alessandria dei copti, Ibrahim Isaac Sidrak, aveva ringraziato attraverso l’agenzia Fides “il presidente Abdel Fattah al Sisi e tutte le istituzioni del governo egiziano per la veloce risposta che hanno dato a tale atto terroristico”.
“QUESTA E’ LA FINE DELLA MIA MISSIONE”
Sulla strage è intervenuto, dalle colonne del Corriere della Sera, il fondatore di Sant’Egidio, Andrea Riccardi: “La prima riflessione deve essere sui cristiani d’Oriente, uccisi perché ‘infedeli’ e avamposto dell’Occidente. Anche in Iraq, i cristiani hanno sofferto, ma non così. I cristiani egiziani, per la loro vivacità, sono odiati dai terroristi, come si arguisce dalle allusioni nel filmato. E utilizzati per intimidire l’Occidente (che si è dimenticato di loro)”. Riccardi ricorda le parole del vescovo cattolico di Tripoli, Giovanni Martinelli, che ha deciso di rimanere in Libia con trecento filippini: “Questo è il culmine della mia testimonianza”, dice il presule al quotidiano di via Solferino: “Questa è la fine della mia missione. E se la fine dev’essere testimoniata con il mio sangue, lo farò. Ho visto delle teste tagliate e ho pensato che anch’io potrei fare quella fine. E se Dio vorrà che quel termine sia la mia testa tagliata, così sarà”.
“INTERVENIRE IN LIBIA SAREBBE UN MASSACRO”
Famiglia Cristiana propone online una lunga intervista allo storico Angelo Del Boca, che per primo ricostruì i crimini italiani in Libia ed Etiopia: “Un nostro intervento militare? Da escludere nella maniera più assoluta. Se mandassimo truppe di terra come propone il ministro Pinotti, finiremmo per essere massacrati; non siamo preparati al tipo di attacchi che subiremmo, mentre le milizie locali vivono proprio di questo. Poi in molti libici scateneremmo uno spirito revanscista e vendicativo, a cui l’intervento suonerebbe come la terza invasione italiana”. Vede solo una possibilità l’autore di “Italiani, brava gente?”: “L’Italia può intervenire solo nell’ambito di una missione di pace e dietro la precisa richiesta dei due governi di Tripoli e di Tobruk, che oggi si affrontano in una sterile guerra civile”.
“DIO CI PARLA ATTRAVERSO QUESTO SANGUE”
Diverso il tenore del commento della Croce, il quotidiano diretto da Mario Adinolfi: “Quest’anno la Quaresima bussa alle nostre porte con le minacce dell’Isis. Ma a guardare bene, sulle porte che ci separano dalla storia cola il sangue dei molti fratelli ‘assassinati per il solo fatto di essere cristiani’, come ha detto Papa Francesco riferendosi ai ventuno copti decapitati in Libia dai miliziani dello Stato Islamico e ripresi in un video terrificante con le acque del Mediterraneo colorate del loro sangue. Attraverso questo sangue Dio ci sta parlando ormai da molto tempo”.
“CI SARANNO ANCHE GRAVI PASSI DA COMPIERE”
Guardando agli ultimi avvenimenti al di là del Mediterraneo, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio scrive in prima pagina sul quotidiano della Cei che “ci saranno anche gravi passi da compiere lungo questa strada. Ci saranno, temiamo, prezzi da pagare. Bisognerà farlo con decisione e saggezza. Senza cedere alle paure. Senza perdere in umanità. Senza ripetere le presuntuose e tragiche avventure belliche che nel Vicino oriente e in nord Africa hanno funestato il recente passato, sconvolto il mondo euromediterraneo ed eccitato (e armato) il mostro jihadista. Quello che oggi alza bandiere nere e si rivela col rosso sangue degli uomini assassinati e nella sofferenza delle donne rese schiave e sacrificate”.