Nel disegno di legge delega che porterà al nuovo codice degli appalti non ce n’è traccia, ma questa potrebbe essere comunque la volta buona per introdurre il débat public anche in Italia. Si moltiplicano infatti gli interventi a favore di questa procedura nata in Francia con la legge Barnier del 1995. Ultimo ma solo in ordine temporale il presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone, ascoltato mercoledì scorso in Commissione al Senato.
COS’E’ IL DEBAT PUBLIC
Il débat public (o, all’italiana, dibattito pubblico) altro non è che un sistema di partecipazione con il quale consultare preventivamente le popolazioni interessate da un’opera pubblica, in modo da ridurre le contestazioni delle comunità locali, informarle correttamente e acquisire elementi utili alla migliore realizzazione dell’opera stessa. In sostanza, lo strumento giusto – secondo molti addetti ai lavori – per superare la sindrome NIMBY (Not In My Back Yard) che troppo spesso blocca lo sviluppo infrastrutturale e non solo del nostro Paese. Chi propone l’opera viene messo intorno allo stesso tavolo di chi vi si oppone, così da strutturare un dibattito effettivo sui vari elementi in gioco. Un dibattito, però, dai tempi certi, trascorsi i quali spetterà in ogni caso alle istituzioni prendere la decisione finale. I pareri espressi in sede di débat public hanno semplicemente valore consultivo ma l’esperienza francese dimostra che, grazie a questa procedura, è possibile ottenere il consenso delle popolazioni, ridurre i tempi di realizzazione dell’opera e migliorarne anche la qualità, rimarcano osservatori e tecnici del settore.
IL DEBAT PUBLIC E IL NUOVO CODICE DEGLI APPALTI
Nella fase di stesura del disegno di legge delega il débat public era stato indicato come una delle principali novità del nuovo codice degli appalti, salvo essere poi stralciato dal testo definitivo del provvedimento, approvato dal Governo e adesso all’esame del Senato. Uscito dalla porta a settembre, il dibattito pubblico potrebbe però rientrare dalla finestra nel 2015. Per questa soluzione si sono espressi il viceministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini e il relatore di maggioranza in Commissione Lavori Pubblici e Comunicazione del Senato Stefano Esposito. Entrambi hanno detto di voler reintrodurre il dèbat public nel cammino parlamentare di approvazione della legge delega.
LA TAV, CANTONE E IL DEBAT PUBLIC
Negli ultimi giorni l’endorsement più convinto a favore del débat public è però arrivato da Raffaele Cantone che mercoledì scorso è intervenuto in audizione al Senato sul nuovo codice degli appalti. A precisa domanda sul tema, il presidente dell’ANAC ha risposto: “Io sono convinto che la questione della TAV, la Torino-Lione, attraverso una corretta informazione della popolazione avrebbe avuto molti meno problemi di quanti se ne sono verificati. E forse le popolazioni avrebbero potuto fornire anche un contributo sulle modalità con cui le tratte potevano essere gestite. Si tratta di strumenti di democrazia di cui non bisogna fare a meno, le popolazioni vanno sentite”.
Una presa di posizione netta, effettuata, per di più, prendendo come esempio la più contestata tra le opere in costruzione in Italia, l’alta velocità Torino-Lione. Anche sabato scorso contro la TAV hanno manifestato a Torino migliaia di persone guidate da 21 sindaci dei comuni della Val Di Susa. Una protesta arrivata il giorno dopo il via libera del Cipe al progetto definitivo della ferrovia.
GLI ALTRI TENTATIVI DI REGOLAZIONE
Quello in corso al Senato, è l’ultimo e il più importante dei tentativi di introdurre il débat public nel nostro paese. Con questo obiettivo sono state infatti presentate dall’inizio di questa legislatura diverse proposte di legge. La prima il 9 maggio 2013 firmata da Ermete Realacci presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera. E poi, ancora, quella presentata in Senato nel luglio 2013 dall’allora gruppo del Pdl che ha come primo firmatario Domenico Scilipoti. Di dibattito pubblico per i progetti di rilevante impatto ambientale parla invece la proposta di legge di Filiberto Zaratti e altri 10 parlamentari di SEL. E anche il gruppo del M5S al Senato ha presentato a dicembre scorso con Andrea Cioffi un disegno di legge per riconoscere il débat public.
Questa legislatura era peraltro cominciata nel 2013 con il lavoro svolto dalla Commissione dei 10 Saggi voluta da Giorgio Napolitano che aveva inserito il dibattito pubblico sui grandi interventi infrastrutturali tra le principali riforme da fare in Italia.