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Perché Renzi festeggia per i sogni politici di Landini

Ad osservare le nuove bufere giudiziarie che si annunciano per l’ex Cav, abbiamo almeno un’importante conferma: il Patto del Nazareno non nascondeva alcuna clausola segreta salva-Berlusconi. Non ce ne era la necessità. Era il Patto stesso a costituire, di per sé, un salvacondotto.

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Per Maurizio Landini è venuto il momento di sfidare democraticamente Matteo Renzi. Vuole scendere in politica?  La notizia ha determinato grande agitazione nelle redazioni. Un importante quotidiano si è persino preso la briga di dedicare l’editoriale a questa eventualità. Ma Landini sa che fuori dalla Fiom ben pochi lo prenderebbero sul serio. Renzi #staisereno.

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In una drammatica intervista a un settimanale il generale Leonardo Tricarico ha affermato non solo che l’Italia non è pronta ad intervenire in Libia, ma non è neppure in grado di difendere adeguatamente il suo territorio da eventuali attacchi ostili. Una dissennata politica di tagli ripetuti ed irragionevoli all’apparato della difesa ci ha resi estremamente vulnerabili. Auguriamoci di non dovercene accorgere presto. O di poter combattere dei nemici armati soltanto di archi, frecce e cerbottane.

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Il Caravanserraglio della sinistra politica e sindacale minaccia di raccogliere le firme per sottoporre a referendum abrogativo il decreto sul contratto a tutele (de)crescenti. La storia si ripete, sia pure in sedicesimo. Trent’anni or sono, nel 1985, il Pci volle sottoporre a referendum il decreto del governo Craxi sulla ‘’scala mobile’’. Pensava di stravincere, ma venne sconfitto dagli elettori (che allora andavano a votare anche nelle consultazioni referendarie). I comunisti non si erano resi conto che l’idea di contrastare l’inflazione era ‘’passata’’ nella società, mentre la rivalutazione automatica delle retribuzioni finiva per consolidarla. Un’analoga consapevolezza è maturata adesso per quanto riguarda l’esigenza di innovare profondamente il diritto del lavoro, a partire dall’insostenibile disciplina del recesso che ha condizionato per decenni in maniera negativa l’assetto del sistema produttivo, il flusso degli investimenti esteri e la politica dell’occupazione.

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Grande successo di Alexis Tsipras. D’ora in poi i controlli non saranno più affidati all’odiata trojka, ma ad ispettori del Fmi, della Bce e della Commissione europea.


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