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Perché fra Italia e Russia c’è del tenero

È una doppia partita quella che Matteo Renzi sta giocando per domare la crisi di Kiev e gli effetti economici e politici che ne derivano per Roma. Da un lato c’è il rapporto, molto stretto, con Washington e l’appoggio di Palazzo Chigi alla strategia atlantica per isolare la Russia. Dall’altro c’è il legame con Mosca e il suo padre-padrone Vladimir Putin; una relazione foriera di ricchi contratti (ora congelati) per le imprese della Penisola, ma anche di una preziosa collaborazione per risolvere i tumulti che agitano il Mediterraneo e in particolare la Libia.

GLI ULTIMI AVVENIMENTI

Il premier italiano ha tenuto ieri una conference call con Barack Obama e gli altri leader europei. Un modo per fare il punto sui destini di Tripoli, ma non solo, prima del suo volo nella capitale ucraina, dove il presidente del Consiglio ha incontrato Petro Poroshenko per garantirgli che l’Occidente è al fianco dell’Ucraina “per il rispetto della sua indipendenza e sovranità” nel conflitto contro i separatisti filorussi. Ma è nel colloquio di oggi con Putin che il premier italiano ha posto sul tavolo i temi più rilevanti, come la richiesta di un maggiore impegno del Cremlino per sbrogliare la matassa libica, nonostante gli attriti con l’Occidente sui destini di Kiev.

IL CROLLO DELL’EXPORT

Nei rapporti recenti tra Roma e Mosca hanno avuto un peso rilevante le sanzioni economiche che l’Unione europea ha comminato alla Russia, di concerto con la Casa Bianca, e alle quali Palazzo Chigi ha espresso parere favorevole. Sanzioni che non hanno danneggiato solo l’economia russa.

Nel 2014, sottolinea oggi Paolo Valentino sul Corriere della Sera, “il salasso dell’interscambio italo-russo è stato di 5,3 miliardi di euro, una contrazione di oltre il 17% sull’anno precedente. Se n’è parlato all’inizio della settimana a Milano al Foro di dialogo italo-russo, cornice in cui si muovono personaggi come Luisa Todini, presidente di Poste italiane, o Antonio Fallico, capo di Banca Intesa Russia”. Per questo il presidente del Consiglio ha incontrato stamane anche i rappresentanti del made in Italy a Mosca.

Da gennaio a giugno 2014 il nostro export è calato dell’8%, solo a giugno ha segnato -18%, -16,3% ad agosto”, aveva allarmato a settembre scorso Fallico, ricordando che l’Italia è il quarto partner mondiale della Federazione russa. Banca Intesa Russia gestisce il 57% degli scambi tra Roma e Mosca. Un business non da poco, visto che nel 2013, secondo dati dell’Istituto per il commercio estero, tra il nostro Paese e la Russia ci sono stati scambi commerciali che hanno sfiorato i 30 miliardi di euro. E che ora si orientano a mercati come quelli di Cina, Sud Africa e Corea del Sud.

I SETTORI PIÙ COLPITI

A far tremare il made in Italy non c’è solo l’agroalimentare su cui grava un embargo che per l’Italia si è tradotto per ora in una perdita da 700 milioni di euro. Ma anche l’impatto sulle esportazioni italiane di beni capitali, dato dai provvedimenti di embargo alla vendita di tecnologie per l’esplorazione petrolifera e, ancora, le restrizioni dei finanziamenti a importanti banche e società. Per intenderci le sanzioni spingono le grandi imprese russe verso le banche svizzere, austriache, coreane e cinesi. Senza contare che il 40% circa delle nostre esportazioni verso Mosca (4 miliardi di euro l’anno), rilevano studi del gruppo assicurativo Sace, è rappresentato da macchinari e mezzi di trasporto.

ESPORTAZIONI E INTERSCAMBIO CON LA RUSSIA [INFOGRAFICA]

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(fonte: Sace – clicca sull’immagine per ingrandire)

La sfida di Renzi, a questo punto, è quella di riuscire a raggiungere un delicato equilibrio tra le ragioni dell’economia e quelle della politica, reso ancor più difficile dal misterioso omicidio dell’oppositore Boris Nemtsov, che l’inquilino di Palazzo Chigi ha omaggiato con un mazzo di fiori posato sul luogo dell’assassinio. Il premier non intende mettere in discussione il fatto che la Russia debba contribuire in modo concreto alla pace in Ucraina, senza foraggiare ulteriormente i ribelli filorussi nell’Est del Paese. Però crede, come hanno evidenziato su queste colonne lo storico ed economista Giulio Sapelli e il generale Leonardo Tricarico, che la Russia non vada isolata ma coinvolta nella lotta al terrorismo, così come nella soluzione della crisi libica, nella quale Renzi vorrebbe assumere il controllo della leadership diplomatica. Nell’ex regno di Muammar Gheddafi, Putin può esercitare una forte pressione su attori fondamentali come Turchia ed Egitto, con i quali ha intensificato i rapporti. E l’Italia trarne un vantaggio.

QUALCHE IMBARAZZO

Questi equilibrismi provocano però qualche imbarazzo a Renzi. La corrispondente del Foglio dalla Russia, Marta Allevato, rilanciata su Twitter da Simone Spetia, scrive che nella conferenza stampa a chiusura dei colloqui, “la parte italiana – ha fatto sapere un consigliere del Cremlino – ha chiesto che non ci siano domande da parte dei giornalisti“.



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