Diminuiscono i voti, ma proliferano gli aspiranti leader. Benvenuti nel centrodestra italiano, spappolato quanto rissoso.
C’è un altro candidato in pectore che punta a federare lo sbrindellato centrodestra. Forse è solo questione di ore e poi Flavio Tosi scenderà dal Carroccio e si metterà in proprio, in Veneto e non solo.
Motivo? Beghe leghiste dopo che la Liga Veneta è stata commissariata – in nome del federalismo e dell’autonomia? – da via Bellerio, ovvero da Matteo Salvini. Il numero uno della Lega non transige: nessuna lista laterale di Tosi a sostegno del ricandidato governatore del Veneto, Luca Zaia.
Ma c’è dell’altro: Tosi accusa Salvini di aver spostato a destra, a braccetto con Casa Pound e dei Fratelli d’Italia, il Carroccio. Eppure fino a qualche mese fa Tosi era ritenuto più a destra di Salvini nella geografia della Lega (qui tutte le differenze tra Tosi e Salvini in una ricostruzione del collega Giovanni Bucchi)
Sta di fatto che con Tosi continua a crescere il numero di esponenti che nel centrodestra non si riconosce né in Salvini né nella ridotta berlusconiana chiamata Forza Italia. C’è un sempre più sbuffante Raffaele Fitto che in Calabria prosegue il tour dei ricostruttori avviato a Roma e poi in Veneto (prossime tappe a Napoli e Sicilia). Fitto sta mettendo a soqquadro Forza Italia invocando democrazia interna e primarie. Ma basta per fertilizzare un nuovo centrodestra? E poi, che tipo di centrodestra?
Popolare e liberale, dice Corrado Passera che, con la sua Italia Unica nascente (ora all’1%), si erge ad anti Renzi, pur non essendo riconosciuto tale da nessun anti Renzi. Ma io ho un programma monstre, davvero riformatore, ribatte Passera. I programmi lasciano il tempo che trovano, rintuzza il riformatore (e renziano riluttante, come si definisce) Michele Magno. Non è dello stesso avviso Angelo Panebianco, che sul Corriere della Sera si è chiesto: ma che centrodestra unito si può costruire se non sono d’accordo su quasi nulla?
Non è una domanda peregrina. Eppure tra Fitto, Tosi, Passera, Alfano e molti altri sono più le sintonie che le diversità di vedute. Ma dall’altra parte c’è il ciclone Renzi che col suo eclettismo (che si possa condividere o no) diventa sempre più centrale, tra il salvinismo destrorso e il sinistro boldrinismo. Può piacere o no, questa è la realtà.