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Banda larga, cosa cambia con il piano di Renzi

I soldi saranno pubblici, almeno in buona parte, ma spetterà agli operatori privati scegliere quale tecnologia utilizzare per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Agenda europea per lo sviluppo delle Banda ultra larga. Previsti stimoli alla domanda e all’offerta. E per agevolare gli investimenti è in arrivo un provvedimento ad hoc che sta già facendo discutere.

Ecco cosa prevedere il piano nazionale sulla banda larga, che dopo essere apparso sui siti ufficiali, fonti governative dicono per errore, è stato sostituito da una nuova versione che aggiunge elementi non secondari.

A COSA SERVE

“Senza un nuovo piano strategico nazionale, l’Italia rischia di non avere una infrastruttura di rete di nuova generazione ad alta capacità 100 mpbs”, si legge sulla sintesi della strategia del governo pubblicata sul sito dell’Agid che tiene conto dei ritardi dell’Italia, che la relegano a paese con la minor copertura di reti di nuova generazione (NGA) in Europa.

GLI OBIETTIVI

Attualmente i piani degli operatori di tlc si fermano ai 30 mbps. Per recuperare il gap con il resto dell’Europa il nostro Paese dovrà così sviluppare una infrastruttura di rete in banda ultralarga sull’intero territorio nazionale capace di conformarsi con gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea: 100% dei cittadini a 30 mbps e 50% a 100 mbps.

GLI INVESTIMENTI

Per raggiungere gli obiettivi europei il governo prevede un mix di investimenti pubblici e privati.
Le risorse pubbliche a disposizione sono i fondi europei Fesr e Feasr e il Fondo di Sviluppo e Coesione: 6 miliardi di euro, a cui si sommano i fondi collegati del Piano Juncker. L’impiego di risorse statali di provenienza comunitaria, sia nazionali sia regionali, nella strategia per la banda ultralarga assume diverse forme: sgravi fiscali, prestiti a tasso agevolato ed altri tipi di condizioni preferenziali di finanziamento.

TRE POSSIBILI SCENARI

In proporzione all’apporto degli operatori privati il governo individua tre scenari. Se i privati decidessero di investire in misura uguale al pubblico, l’Italia avrebbe a disposizione 12 miliardi di euro per raggiungere l’obiettivo ambizioso di una copertura a 100mbps per l’85% dei cittadini. Tale percentuale scenderebbe al 70% della popolazione a 100 mbps qualora l’investimento dello Stato fosse del 60% . Un terzo scenario più drastico vede fa scendere al 46% la percentuale di popolazione raggiunta a 100mbps con finanziamenti pubblici all’86% e privati al 14%.

UN PROVVEDIMENTO AD HOC

Si evince quindi che “le sole risorse pubbliche potrebbero non essere sufficienti per sviluppare una rete NGA estesa”, si legge sul piano. Per coinvolgere i privati, così il governo ha previsto una serie di misure ad hoc che verranno inserite in un provvedimento specifico. “Occorrerà adottare, successivamente al presente Piano, un provvedimento normativo che preveda: il servizio digitale universale; un fondo di garanzia; voucher di accompagnamento alla migrazione verso la fibra ottica”, si legge sul documento ufficiale che aggiunge tra le misure anche “la convergenza di prezzo per i collegamenti in fibra ottica realizzati con sovvenzioni statali, al prezzo dei collegamenti in rame”. I dettagli di tali misure non sono stati approfonditi ma c’è già chi ha definito quest’ultima scelta una “pillola avvelenata”.
Il prezzo dei collegamenti in fibra ottica è regolamentato all’ingrosso dall’Autorità delle Comunicazioni. “L’idea è di sussidiare la fibra, rendendo veramente neutrale la scelta tra questa tecnologia e il rame”, ha commentato un esperto del settore.

STIMOLI ALL’OFFERTA

Il piano approvato dall’esecutivo prevede azioni mirate quali agevolazioni tese ad abbassare le barriere di costo di infrastrutturazione, (semplificazione normativa, misure per ridurre i costi di infrastrutturazione, catasto del sotto e sopra suolo, regime regolatorio agevolato e spectrum review); e agevolazioni per l’accesso alle risorse economiche (defiscalizzazione degli investimenti infrastrutturali a banda ultralarga, credito a tassi agevolati con eventuale garanzia pubblica, incentivi per la realizzazione di infrastrutture a banda ultralarga e agevolazioni per le amministrazioni locali).

STIMOLI ALLA DOMANDA

Ma la diffusione della rete di nuova generazione trova molti ostacoli anche sul fronte della domanda, per superare i quali sono state previste alcune misure come voucher da riconoscere direttamente agli utenti per l’attivazione di servizi a banda larga con tecnologia in fibra ottica, l’aggregazione preventiva della domanda e l’attuazione dell’Agenda digitale Italiana, in particolare lo sviluppo dei servizi digitali previsti nella strategia per la crescita digitale 2014-2020.

LE MODIFICHE

Come accennato la versione del piano del governo pubblicata sui siti di Palazzo Chigi, del ministero per lo Sviluppo economico e dell’Agenzia per il digitale ha subito modifiche ed integrazioni. Degni di nota sono sicuramente due passaggi, il primo volto ad impedire “il controllo integrale da parte di un operatore integrato su tutta la nuova rete sovvenzionata con aiuti pubblici”, e quindi di Telecom, che come ha scritto il Corriere delle Sera “non potrà godere di incentivi o contributi pubblici a meno che non separi la rete”, il secondo a vantaggio solo degli operatori all’ingrosso che  consente “di prevedere il rifiuto di accesso alle infrastrutture passive per proteggere gli investimenti fatti”. Positivo per Metroweb, ad esempio, ma non per Telecom Italia che opera sia all’ingrosso che al dettaglio.

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