Molti nemici, molto onore. Chissà se lo pensa anche Matteo Renzi, in queste ore in cui si moltiplicano gli anti Renzi, sia a destra sia a sinistra. E tutti, o almeno molti, inconsapevolmente, lavorano per consolidare la centralità del premier. Di certo il presidente del Consiglio sta gongolando per l’affastellarsi di umori e malumori contro di sé.
Si prenda il segretario della Fiom, Maurizio Landini, il novello anti Renzi de sinistra che imbarazza la stessa Susanna Camusso, segretario Cgil. La “coalizione sociale a difesa dei diritti”, come la chiama Landini, costituisce una buona ragione per molti liberali e moderati per riconoscersi nel governo Renzi. Così come le convulsioni dell’Area Riformista, ossia per semplificare la sinistra del Pd, che ieri si è riunita a Bologna (convulsioni raccontate qui dal collega Giovanni Bucchi), sono indicative per comprendere che tipo di Pd sarebbe senza Renzi segretario.
Beninteso, la forza dell’Area Riformista non va sottovalutata, né in Parlamento né soprattutto in periferia. Ma i sinistri del Pd sanno che se tirano troppo la corda nelle Camere, ad esempio sull’Italicum o su alcuni ddl governativi, il premier potrebbe avere la tentazione di rovesciare il tavolo e invocare le urne (Quirinale permettendo). E sanno anche, come ripete Renzi a mo’ di sfottò, che senza quel tipo di segretario come l’attuale, i democrat sarebbero identificati come meri diessini.
Ma se i renziani non sono troppo preoccupati delle ambizioni politiche del leader della Fiom e del subbuglio dei bersaniani, Renzi di sicuro gongola per il marasma in cui versa il centrodestra, se vogliamo ancora definirlo tale. Tra la diaspora dei tosiani dalla Lega salvinizzata, l’azione critica in Forza Italia dei Ricostruttori di Raffaele Fitto (che nel suo tour al Nord non muove ancora folle, come descrive qui Bruno Guarini nel caso dell’evento dei fittiani a Torino) e una leadership arrembante ma ben poco moderata di Matteo Salvini, i renziani pensano di essere più che tranquilli sulla centralità del premier. E, forse, non sono convinzioni troppo eccentriche.
D’altronde, pure la sorte, ovvero la realtà, arride a Renzi. Il debito pubblico è quello che è e i conti pubblici sono ancora sotto osservazione (per colpa di trattati europei troppo stupidi), ma tra allentamenti monetari della Bce, petrolio a basso prezzo e super dollaro le prospettive economiche non sono catastrofiche, anzi. Così, mentre a sinistra ci si balocca con artate e un po’ retrò “coalizioni sociali” e a destra Salvini si lepenizza, il ben poco centrista Renzi diventa sempre più centrale. Si può criticare, e si deve, la zigzagante e un po’ troppo putiniana politica estera di Palazzo Chigi – come ha fatto con la solita, nitida, autorevolezza Stefano Cingolani – e l’annuncite acuta del premier (in perfetta continuità berlusconiana), ma sovente anti Renzi lavorano – forse senza saperlo – per rafforzare Renzi.