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Renzi, Lupi e qualche mormorio

Cosa pensa Matteo Renzi di Maurizio Lupi? Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti non è indagato nell’inchiesta sugli appalti delle grandi opere che ha portato a diversi arresti tra cui quello di uno storico dirigente dei Trasporti, Ercole Incalza. Però, ovviamente, tutte le attenzioni sono rivolte verso l’esponente di Ncd, viste le intercettazioni.

Per intuire quello che davvero pensa Renzi bisogna leggere come al solito Maria Teresa Meli del Corriere della Sera. Ecco alcuni brani del suo articolo sul quotidiano rizzoliano:

Più che gelido è glaciale l’atteggiamento che Matteo Renzi riserva a Lupi nel giorno in cui il ministro viene coinvolto nell’indagine su Ercole Incalza. Il premier non cerca nemmeno il ministro per chiedergli spiegazioni. Meglio non parlargli, perché un colloquio telefonico del genere, in una giornata come questa, potrebbe finire molto male. 

«Diciamoci la verità, parliamoci chiaramente senza troppi giri di parole, politicamente, Lupi non è facile da sostenere». E infatti dalla bocca del premier non esce una sola parola di solidarietà nei confronti del ministro delle Infrastrutture. 

Quel che gli uomini del premier lasciano intendere è che sarebbe quasi un sollievo per tutti se fosse lo stesso Lupi a trarre d’impaccio il governo dimettendosi preventivamente per ragioni di opportunità. In modo da non alimentare nuove polemiche o attacchi contro l’esecutivo. Se arrivasse una mozione di sfiducia individuale questa volta difficilmente si ripeterebbe il solito copione del governo che si stringe compatto al ministro messo nel mirino“.

Va comunque ricordato che oggi il premier ha pure sballottato il leader dell’associazione nazionale dei magistrati, Rodolfo Sabelli. Il quale ha sentenziato: dallo Stato, schiaffi ai pm e carezze ai corrotti. E Renzi ha replicato per le rime: “Frase triste e ingiusta”.

Tra l’altro, come ha segnalato oggi Sebastiano Messina del quotidiano la Repubblica, l’inchiesta lambisce sì Lupi ma anche esponenti del Pd: “L’ex sottosegretario Antonio Bargone, l’ex presidente della Provincia di Modena Graziano Pattuzzi, l’ex assessore alla Mobilità dell’Emilia Romagna Alfredo Peri e l’ex consigliere regionale Vladimiro Fiammenghi sono tra i 51 indagati e appartengono all’area politica del partito del presidente del Consiglio”.

Ma il frullatore mediatico-giudiziario è concentrato su Ncd e Lupi. E un altro dato di fatto è la freddezza mista a fastidio del segretario del Pd verso Lupi: «Fossi in te, mi dimetterei e condurrei da fuori la battaglia», avrebbe detto Renzi a Lupi secondo il Corsera. Sentimenti che con tutta probabilità il premier nutre verso tutto o gran parte il Nuovo Centrodestra. Non sono solo supposizioni.

Basta parlottare senza taccuini con qualche renziano per percepire quanta poca, reale, sintonia vi sia tra Renzi e Ncd. A Palazzo Chigi non è stata ad esempio apprezzata troppo l’azione del partito di Alfano sul disegno di legge sulla Concorrenza. Se alcuni capitoli del ddl non sono stati approvati, mentre erano presenti nelle bozze dei tecnici passate al vaglio dello Sviluppo economico e della presenza del Consiglio, in particolare su farmaci, porti e taxi, è stato per l’opera proprio di esponenti di Ncd e di ministri come Lupi. Che si sono beccati l’accusa di anti-liberalizzatori.

Inoltre, non si ricordano troppe parole di appoggio del premier verso l’azione del ministro dell’Interno, eppure i dossier caldi e le questioni scottanti non mancano e non sono mancate al Viminale in questi mesi, con Alfano in subbuglio. Per non parlare, dicono gli ambienti peraltro più renziani del Nuovo Centrodestra, che da Renzi non è mai giunta agli alfaniani l’idea di estendere l’asse Pd-Area Popolare a livello locale, a partire dalle prossime regionali.

Per questo qualche renziano bisbiglia: perché tenersi ancora l’Ncd al governo?

Un sogno o solo una provocazione?



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