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Ecco chi sta terrorizzando anche Tunisi. Parla il generale Carlo Jean

CARLO JEAN, Isis, iran

Il bilancio finale dell’attacco terroristico a Tunisi, secondo le autorità tunisine, è di 20 morti – tra cui 18 turisti stranieri, di cui quattro italiani – e due tunisini. Un commando avrebbe tentato senza successo di fare irruzione in Parlamento per poi entrare nel Museo del Bardo, tenendo in ostaggio lì dentro centinaia di persone. Il gruppo jihadista dello Stato islamico ha apparentemente rivendicato l’attentato in un messaggio audio.

Che senso ha questo attacco? Chi lo ha orchestrato? Ecco alcuni temi affrontati in una conversazione di Formiche.net con il generale Carlo Jean, docente ed esperto di geopolitica.

Generale, che attacco è quello avvenuto a Tunisi?

Dalle informazioni disponibili in questo momento sento di escludere che si trattasse di un’operazione messa in atto da uomini addestrati militarmente, ma che fosse opera di lupi solitari. O il frutto della repressione del governo tunisino ai fermenti jihadisti locali. Negli scorsi giorni sono stati effettuati molti arresti.

E’ opera dello Stato Islamico?

Forse, ma non bisogna dimenticare che questo è un terrorismo molecolare, senza una struttura gerarchica e dunque imprevedibile e incontrollabile.

Ci sono possibilità che l’Isis cresca anche in Tunisia?

Non credo. Tunisi e Algeri stanno già collaborando su questi temi, ma in Tunisia non sono eccessivamente preoccupati. A preoccupare è sì la grande adesione dei giovani tunisini al gruppo terroristico, ma in veste di foreign fighter. Per combattere la disoccupazione, i ragazzi scelgono di lottare per il Califfato. In cambio ottengono un lauto stipendio, una casa e una donna. Ma se poi disertano vengono brutalmente ammazzati. Anche se in generale l’Isis perde colpi: lo sta facendo a Sirte, a Tikrit e in altri posti. Alcuni accordi, come quello con Boko Haram, hanno solo un fine propagandistico. Forse l’attacco di oggi era solo un modo per dire che esistono ancora.

In base a quale criterio è stato scelto il luogo dell’attacco?

Si tratta di luoghi simbolici. Prima il Parlamento, luogo dell’esercizio della democrazia e poi il museo, sede di cultura conosciuta in tutto il mondo. Ad ogni modo si tratta di obiettivi sensibili, che come tale dovrebbero essere ben sorvegliati. Vuol dire che in questo caso i Servizi segreti e le forze di polizia tunisine hanno fatto cilecca.



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