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Viaggio nel bilancio Inps

pensionati

Il welfare italiano si basa su 3 pilastri: sanità, assistenza e previdenza. Oggi tratteremo di assistenza e previdenza e di gestione dell’INPS, il più grande istituto previdenziale dell’UE 27.

La differenza tra assistenza e previdenza nasce dall’art. 38 della Costituzione che identifica la prima nel c.1 e la seconda nel c.2.

L’assistenza punta a tutelare le persone in condizioni di bisogno, viene attuata direttamente da Stato, Regioni ed Enti Locali, con risorse derivanti dalle imposte. Essa può esplicarsi in diverse forme: denari o prestazioni sociali.

La previdenza si basa invece su contributi versati, durante l’intera vita lavorativa, dai lavoratori e dai datori di lavoro. A ben vedere, si tratta di “salario differito”.

Ma, in Italia, la distinzione tra assistenza e previdenza è diventata, dal dopoguerra ad oggi, molto debole. I vari governi hanno trasformato in previdenziali molte prestazioni assistenziali. Si pensi agli assegni sociali agli over 65, alle voci relative ai disabili di vario tipo, alla CIG, alla mobilità etc. Sin dal 1989 (legge n° 88/1999) il legislatore ha cercato di separare, all’interno del bilancio INPS, la previdenza dall’assistenza, istituendo presso l’INPS una speciale gestione dei trattamenti assistenziali (GIAS) da finanziarsi a carico della fiscalità generale.

L’elenco delle voci della GIAS è molteplice, ma la sua analisi conferma che – ancora una volta – la Gias non riguarda solo le prestazioni assistenziali ma anche talune prestazioni previdenziali, non coperte correttamente dai contributi. Pochi esempi su tutti: le pensioni dei coltivatori diretti; i miglioramenti delle pensioni d’annata; le pensioni di invalidità ante 1982; l’integrazione al trattamento minimo. Voce che, da sola, vale oltre 13 mln di euro e che, per Noi, è voce inequivocabilmente ascrivibile all’assistenza.

Il tentativo di separazione proseguì, con pochi risultati, con le finanziarie del 1997 e del 1998 (legge 449/1997; legge 448/1999). Quest’ultima legge bloccò gli anticipi di tesoreria (usati al posto dei trasferimenti reali) e cancellò (art.35) il pregresso debito INPS, pari a 160.000 miliardi di lire, posto a carico della fiscalità generale. Da allora, le cose non sono cambiate, se i bilanci INPS continuano ad essere in rosso.

Con queste premesse, la separazione tra assistenza e previdenza è stata, e si mantiene ancor oggi, largamente artificiosa. L’utilizzo “variabile” della Gias e la prassi nella costruzione dei bilanci INPS non solo fanno traghettare somme dalla previdenza all’assistenza (checché ne pensi la Fornero!- lavoce.info, 17/07/2013) ma aggravano la discrezionalità politica nel disegno previdenzio-assistenziale. E, per Noi, il bilancio INPS 2013 lo dimostra.

ANALISI DEL BILANCIO INPS

Non siamo commercialisti o contabili, ma medici in pensione. Per questo, quando ci troviamo di fronte a un bilancio, abbiamo delle difficoltà di approccio. Ma poi, con calma, e sulla base della prassi con cui abbiamo costruito i bilanci del Dipartimento Clinico che dirigevamo, abbiamo analizzato con attenzione anche il BILANCIO SOCIALE INPS 2013, pagine 1-30. Lo potete trovare sul sito Internet dell’INPS. Fornisce una marea di dati, ma da ragione ai nostri dubbi: non ci sono “tutte” le informazioni necessarie ma solo alcune; spese assistenziali sono contenute all’interno di voci previdenziali; alcune cifre risultano “ballerine”. Andiamo per ordine.

L’INPS ha articolato il suo bilancio 2013 in un “bilancio sociale”, un “bilancio consuntivo” ed una “gestione finanziaria”.

A) Il BILANCIO SOCIALE INPS 2013 prevede:
– ENTRATE per 301,858 miliardi di euro (202,204 contributive + 99,654 per trasferimenti statali e non)
– USCITE per 315,390 mld (300,300 per prestazioni + resto per costi, accantonamenti,etc)
– DEFICIT ANNUO di 13,532 mld (deficit 2012= 12,344 mld).

B) IL BILANCIO CONSUNTIVO INPS 2013 riporta cifre parzialmente diverse.
Nel 2013, riporta la relazione, “l’Istituto ha gestito una massa finanziaria complessiva (entrate e uscite) pari ad 804 mld, di cui 210 derivanti dal gettito contributivo, 99,6 dai trasferimenti dello Stato e oltre 303 destinati alle prestazioni istituzionali”. Saremo anche pignoli, ma, qui, le cifre cambiano. Infatti:
– ENTRATE per 309 mld ( 210 contributive + 99 come trasferimenti statali, inclusa la GIAS).
– USCITE per 318 mld , così suddivise: pensioni previdenziali=242 mld; pensioni assistenziali=25 ,di cui 17 per gli invalidi civili; ammortizzatori sociali=14- al netto dei contributi figurativi-; prestazioni sociali=22 (famiglia, maternità,giovani,anziani…); spese di gestione e varie=15mld.
– DEFICIT ANNUO=9 mld.

Insomma, le cifre di A) e di B) non corrispondono. Non solo ma la confusione continua: se le pensioni previdenziali costano 242 mld, quelle “assistenziali” valgono 25 mld ma la sommatoria di assistenza + spesa sociale arriva a ben 61 mld. E 61 mld su 318 mld di uscite significa il 19,18% della spesa ! In altri termini, la “spesa assistenziale reale” (non legata a contributi individuali) costituisce almeno il 19,18% della spesa totale INPS 2013.

C) GESTIONE FINANZIARIA 2013
– ENTRATE TOTALI= 397,701 mld (correnti=313,653 – e non 309!-; conto capitale=26 mld; partite giro=58,048 mld).
– USCITE TOTALI=406,425 mld (correnti=322,452; conto capitale=25,925); partite di giro=58,048)
– DISAVANZO ANNUO= 8,724 mld.

La dicotomia tra le ENTRATE di B) e quelle di C) è legata al fatto che – in C) – le Entrate sono così analiticamente suddivise:
– Correnti= 313,653 mld ovvero: contributive=210,141; trasferimenti statali=99,076; altri trasferimenti (regionali..)=0,320; altre entrate correnti=4,116 mld. A ciò vanno aggiunte le entrate in conto capitale (26 mld) e le partite di giro (58,048 mld), per un totale generale di 397,701 mld.
Ancora, analoga dicotomia tra B) e C) esiste per le USCITE, così articolate:
– Correnti=322,452 (funzionamento=2,613; prestaz.istituzionali=303,464; traferimenti passivi=5,504; poste correttive=9,049; altre uscite=1,5 mld; trattamenti di quiescenza integrativi=0,323 mld).
– Non correnti: nessuna quaestio sulle uscite in C.C. e partite di giro, per un totale di 84,048 mld.
Ma la spesa per “prestazioni istituzionali” (303,464 mld) può essere così ulteriormente suddivisa: spesa previdenziale “teoricamente pura”=241,973 mld; spesa assistenziale= 25,165 mld; altre prestazioni assistenziali=36,326 miliardi.
Secondo queste “nuove” cifre, la spesa assistenziale totale sarebbe di almeno 61,491 mld, mentre in B) essa era di circa 61 mld.

D) TRASFERIMENTI STATALI
Ci siamo proposti di cercare di chiarire quali siano i corrispettivi legati ai TRASFERIMENTI STATALI (Gias=99,076 mld). Eccoli:
– Oneri pensionistici (previdenziali, assistenziali,???)=67,989 mld; oneri per il mantenimento del salario=9,592; oneri per la famiglia=3,992; oneri per riduzione oneri previdenziali (?)=0,677; oneri per sgravi sociali ed altre agevolazioni=15,488; oneri diversi=1,338.
Ancora una volta. Queste cifre vanno chiarite, in modo analitico, per ovviare a questa continua confusione tra assistenza e previdenza e per evitare che Boeri colpisca a casaccio la previdenza legata ai contributi, invece di chiedere allo Stato di finanziare al 100% l’assistenza e di versare al 100% i contributi, oggi detti “figurativi”.

Una domanda impertinente. In che mese dell’anno il governo “gira” i contributi Gias all’INPS? A Gennaio od a Dicembre? E l’INPS, vanta o no crediti da parte del MEF? E come sono articolate le partite di giro? Detto più chiaramente. Non crediamo assolutamente che lo Stato versi all’INPS più del dovuto (99 versus 67,98 mld), ma che -invece – la continua commistione tra spesa assistenziale e spesa pensionistica “vera” determini il consumo, da parte dell’INPS, di “risorse contributive” ai fini assistenziali e sociali.

Ma l’INPS non è un ente benefico. Se lo fosse, si chiamerebbe INPAS, ossia istituto nazionale previdenza assistenza sociale. A fronte di queste cifre, esaminiamo le prestazioni erogate ed i dati MEF.

E) PRESTAZIONI INPS 2013 Sono così riassumibili:
– Pensioni= n° 21.016.684 ovvero pensione media annua lorda= 11.513,376 euro = 885,644/mese x 13 o 959,448/mese x 12.
– Ammortizzatori sociali= n° 4.897.868, con costo=14 mld, ovvero valore medio annuo lordo= 2.858,38 euro =219,87/mese per 13;
– Cig = n° 3.352.718 e Non CIG= n°1.544.950; totale= 4.897.668, con costo 22 mld, e con valore medio annuo lordo= 4.491,93 euro=345,53 euro/mese.
NB) i numeri delle prestazioni 2013 sono quelli dell’INPS,ma le cifre pro capite sono state dedotte da Noi, sulla base dei costi sopra elencati. Quindi, sono passibili di smentita (che gradiremmo!). Ancora, questi numeri sono totalmente diversi da quelli pubblicati dal CorSera del 4 Marzo 2015, che –guarda caso!- fanno riferimento ai dati del MEF.

F) DATI MEF. Secondo il MEF, i dati INPS sarebbero i seguenti:
– n° totale pensioni=23.432.833 (1,39 per ciascuno dei 16.561.000 pensionati)
– n° pensioni + IVS=18.136.700
– n°pensioni assistenziali= 3.869.133
– indennità INAIL=827.000
– altre pensioni integrative=600.000
– importo medio annuo per pensione= 11.563 (valore simile al nostro!)
– spesa pensionistica= 211,1 mld
– entrate pensionistiche=190,4 mld;
– deficit INPS 2013= 20,7 miliardi.

PRIME CONCLUSIONI

Siamo in Italia. Continua il balletto delle cifre. Qual è stato il DEFICIT VERO dell’INPS nel 2013? 13,532 mld? 9 mld? 8,724 mld? 20,7 mld?
E poi si parla di efficienza-efficacia-produttività! Chi verifica, oggi, i conti pubblici, inclusi quelli dell’INPS, il cui bilancio totale è sui 400 miliardi/anno? Record assoluto mondiale, se diviso per gli abitanti del nostro beneamato e controverso Paese.

Quando Boeri parla di “trasparenza” INPS, dice una cosa sacrosanta. Ma, prima di tutto, Boeri dovrebbe chiedere al MEF perché – in generale – i dati INPS e quelli MEF non coincidono. Fatta chiarezza su questo, potrebbe incominciare a riscrivere i capitoli (entrate e spese) separando l’assistenza dalla previdenza ed i contributi veri da quelli fittizi.

Perché, checché ne pensi la Fornero, né la riforma del 1995 né quella da Lei voluta, hanno distinto le due voci: quella assistenziale “pura” (a tutela delle categorie deboli) e quella previdenziale “pura”, legata ai contributi versati. L’assistenza va posta a carico della fiscalità generale, con il contributo di ciascuno (pensionato o lavoratore attivo) in relazione al reddito annuale, sopra una certa soglia.

Non si possono taglieggiare i pensionati over 2000 euro/mese, sostenendo (senza dimostrarlo) che fruiscono di pensioni “eccessive” rispetto al versato e che, quindi, vanno tassati per “aiutare i poveri”. È il pensiero di Boeri, Patriarca, Fornero, Gutgeld.

Ma chi riceve assistenza sociale (di ogni tipo) va messo a carico di tutti, non di alcuni. Non lo diciamo Noi. Lo ha stabilito più volte la Consulta (es. sentenze n° 316/2010; n° 223/2012; n°113/2013). Una cosa è certa. Se continuerà questa confusione italica nell’INPS, le cicale (tante o poche; colpevoli od incolpevoli) bruceranno le risorse delle “formiche”, che non potranno non reagire.

Stefano Biasioli
Segretario Generale CONFEDIR



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