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Unicredit, Monte dei Paschi, Intesa. Tutte le mine allo studio dell’Europa

Dopo l’unione monetaria e quella bancaria, entro il 2019, l’Unione Europea avrà anche il suo mercato unico dei capitali, proprio come avviene negli Stati Uniti.

“Sarà un progetto a lungo termine e che richiederà un impegno costante per diversi anni – ha sottolineato la Commissione europea – ma in alcuni settori i primi progressi saranno visibili fin dai prossimi mesi”.

Ma quali saranno le conseguenze per le banche?

DALLA CONSULTAZIONE PUBBLICA AL MERCATO UNICO

Il mese scorso la Commissione europea ha pubblicato il libro verde sull’Unione dei mercati dei capitali, “Building a Capital Markets Union”, a firma congiunta del Commissario Jonathan Hill e del Vice-Presidente Jyrki Katainen. L’obiettivo del Libro verde è lanciare un dibattito in tutta l’Ue sulle misure necessarie per creare un vero e proprio mercato unico dei capitali, attraverso una consultazione pubblica che durerà tre mesi e prevede il coinvolgimento del Parlamento europeo e del Consiglio, delle altre istituzioni dell’UE, dei parlamenti nazionali, delle imprese, del settore finanziario e di tutte le parti interessate. “In seguito alla consultazione pubblica, la Commissione adotterà un piano d’azione che conterrà anche una tabella di marcia e un calendario per delineare gli elementi costitutivi di un’Unione dei mercati dei capitali entro il 2019”, si legge in un comunicato ufficiale.

GLI OBIETTIVI

L’Unione del mercato dei capitali si propone di migliorare l’accesso al finanziamento dalle start up alle piccole e medie imprese, fino ai progetti di investimento a lungo termine. Per stimolare la crescita nei 28 Stati membri dell’Unione europea, la nuova Unione inoltre “si propone di aumentare e diversificare le fonti di finanziamento, al fine esplicito di rafforzare il ruolo del mercato dei capitali rispetto alle banche quale fonte di approvvigionamento di credito per le imprese. Infine, rendere più efficiente il rapporto fra il mercato che finanzia e l’impresa che riceve il finanziamento, a prescindere dalla sua nazionalità”, ha spiegato in un post su Formiche.net il blogger Maurizio Sgroi.

IL PARERE DELL’ABI

Questo tema è stato ritenuto di particolare rilevanza dall’Associazione bancaria italiana (Abi), in quanto – si legge nel testo della recente audizione in Senato del direttore generale Giovanni Sabatini – “anche nel Mercato Unico dei Capitali le banche devono continuare a svolgere un ruolo importante, seppure diverso rispetto a quello tradizionale che svolgono sui mercati del credito”.
Nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sul sistema bancario italiano nella prospettiva della vigilanza europea, Sabatini ha spiegato di essere d’accordo “con il favorire un’alta qualità della cartolarizzazione, anche se il settore bancario ha privilegiato sino ad oggi lo strumento dei covered bonds”.

I PERICOLI PER LE BANCHE

Nel processo in atto a livello europeo, ha spiegato Sabatini, “occorre però prestare attenzione che nello sviluppare forme di finanziamento integrative a quello bancario (il c.d. shadow-banking) non si creino situazioni di arbitraggio regolamentare che possa trasferire rischio da un settore sovra regolamentato (come quello bancario) al settore non bancario, che è provvisto di minore regolamentazione”.

E sempre a patto che l’intervento europeo non si traduca in ulteriori regole per le banche: “Occorre evitare che si tragga spunto da alcune delle considerazioni presenti nel Green paper per introdurre nuove regole per le banche, in quanto il settore bancario sta ancora implementando le regole che sono state introdotte a livello europeo e internazionale a seguito della crisi economica e finanziaria, ha sottolineato il direttore generale dell’Abi.



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