“Questo è il luogo in cui ci giochiamo il futuro. L’Italia dei prossimi 50, 100 anni dipenderà dal modello educativo e universitario”. Ha cominciato parlando di scuola e università ma ha finito con il toccare tutti i principali temi del dibattito politico ed istituzionale il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nell’incontro di ieri con gli studenti e i professori della School of Government della LUISS. Un intervento a tutto campo, in cui il premier ha rivendicato con forza l’operato del suo Governo replicato ad alcune delle critiche che gli sono piovute addosso negli ultimi mesi.
L’ACCUSA DI DERIVA AUTORITARIA
Renzi ha voluto rispondere a chi in questi mesi – con riferimento alle riforme e al programma di Governo – ha parlato di deriva autoritaria. “Trovo avvilente che non si ricordi una cosa banale: in un sistema chi è legittimato a decidere non è un dittatore. Chi deve decidere, se non lo fa, consegna il Paese alla palude e tradisce la democrazia. Il sistema in cui nessuno decide si chiama anarchia”.
CONTRO L’AZZECCAGARBUGLI
Per sottolineare quanto sia importante per il Governo semplificare e riformare la burocrazia, il presidente del Consiglio ha lanciato lo slogan “contro l’Azzeccagarbugli”. Si “dovrebbe leggere tutte le mattine la pagina dell’Azzeccagarbugli con Renzo, con l’obiettivo di fare il contrario. Le leggi sono fatte in modo tale che per ciascuno si apre la strada fantastica dell’interpretazione. Abbiamo il dovere di rendere più semplice ciò che abbiamo e contemporaneamente di chiarire che c’è un responsabile per ciascuna cosa”.
(TUTTE LE FACCE DI MATTEO RENZI ALLA LUISS. LE FOTO DI FORMICHE.NET)
LA DEMOCRAZIA DECIDENTE
Il premier ha indicato anche il modello di Governo al quale si ispira, preso in prestito dall’ex Presidente della Camera dei Deputati Luciano Violante che lo ha teorizzato per primo. “Il modello delle riforme che noi proponiamo è quello della democrazia decidente. L’Italia deve essere un luogo in cui le cose si discutono ma poi si realizzano”. A tal proposito Renzi ha anche aggiunto che l’obiettivo è “fare dell’Italia la terra in cui le cose non solo si ricordano ma la terra in cui le cose accadono”.
POLITICA E CORRUZIONE
Nel discorso di Renzi non sono mancati neppure i riferimenti all’inchiesta giudiziaria della scorsa settimana con le conseguenze politiche e le inevitabili polemiche. “Quando dico che un sottosegretario indagato non si deve dimettere, sto difendendo il principio di Montesquieu. Se stabiliamo un nesso tra avviso di garanzia e dimissioni, stai dando per buono il principio per cui qualsiasi giudice può iniziare un’indagine e decidere sull’esecutivo. Allo stesso modo, un politico deve sapersi dimettere quando lo ritiene e quando c’è un principio non solo personale, ma anche etico-morale che lo porta a farlo. Ma è una scelta della politica”.