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Ncd, tutti i bollori dopo la rottamazione di Lupi

Nessuna messa in discussione dell’alleanza col governo Renzi ma un pressing forte su certi temi per strappare qualche risultato. A partire dalla riforma della giustizia, come dimostra l’offensiva sui limiti alle intercettazioni e il voto contrario alla Camera sull’allungamento dei tempi di prescrizione. E’ la nuova strategia dell’Ncd per restare coi piedi saldi nell’esecutivo senza però rinunciare alle proprie battaglie, e soprattutto senza rischiare di rimetterci definitivamente la faccia. “Prescrizione, intercettazioni e anticorruzione. Ncd parte all’attacco per ‘vendicare’ Lupi”, ha scritto non a caso Repubblica dopo l’intervista alla Stampa con cui il leader Angelino Alfano ha dettato la linea. “Nessuna richiesta di dimissioni dei sottosegretari indagati, ma un pressing sulla riforma delle intercettazioni” gli fa eco il Mattino. E il voto odierno in Parlamento sulla prescrizione lo testimonia.

CHE COSA E’ SUCCESSO SULLA PRESCRIZIONE

Prescrizione più lunga per tutti i reati e in particolare per quelli di corruzione. L’aula della Camera ha approvato oggi la riforma della ex Cirielli con 274 sì, 26 no e 121 astenuti. Hanno votato a favore Pd, i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, Per l’Italia-Centro democratico di Bruno Tabacci e Scelta civica di Enrico Zanetti. Hanno votato contro la Lega di Matteo Salvini, Forza Italia e Psi. Mentre M5s, Sel e Area popolare (i centristi di Ncd-Udc) si sono astenuti. Ritorsione verso le ultime mosse del governo Renzi in particolare sulla defenestrazione dell’ex ministro Lupi? Si vedrà.

PRIMO COMANDAMENTO: ISOLARE LA DE GIROLAMO

Se il patto con Matteo Renzi non può essere toccato, se – almeno per ora – la leadership di Alfano va confermata (pur tra tanti dubbi), e se infine non ci si può avventurare in strade che conducano alla ricostruzione del vecchio centrodestra, è chiaro che la linea portata avanti da Nunzia De Girolamo va immediatamente accantonata. E chi se ne fa artefice va isolato. Oltre a vedersi privata del ruolo di capogruppo alla Camera a partire dalla prossima settimana (al suo posto l’ormai ex ministro Maurizio Lupi), la pasionaria sannita verrà quindi sempre più messa all’angolo dentro Ncd per la sua linea antirenziana che, si sussurra nei corridoi di palazzo, fa il paio con l’intransigenza contro il premier portata avanti dal marito Francesco Boccia, deputato della minoranza Pd e presidente della commissione Bilancio a Montecitorio. Ma se la De Girolamo riveste quella carica, e se Barbara Saltamartini vestiva i panni della portavoce nazionale prima di traslocare sul Carroccio, lo si deve anche a quelli che dentro Ncd vengono bollati come “errori di Alfano” nell’aver concesso questi incarichi.

PATTO CON LUPI RINSALDATO

Nella strategia di emarginazione della De Girolamo rientra anche il rinnovato patto tra Alfano e Lupi. Ciò non significa che per l’area vicina all’ex ministro, in particolare quella settentrionale e cattolico-ciellina, la permanenza al governo con Renzi non vada messa in discussione. Lo dimostrano le proteste del coordinatore milanese di Ncd, Nicolò Mardegan, e del capogruppo in Regione Lombardia Luca Del Gobbo. Tuttavia, in mancanza di un reale percorso alternativo, e dato che non è pensabile un rientro in Forza Italia, al momento non resta che attendere, trovando una soluzione di compromesso per le imminenti regionali e lavorando da subito per le amministrative 2016 di Milano. La conferma dell’asse tra Alfano e Lupi arriva anche dalla recente scelta della consigliera comunale bolognese Valentina Castaldini, molto vicina all’ex titolare delle Infrastrutture, come portavoce nazionale al posto della Saltamartini.

MA ALFANO HA FINITO I SUOI BONUS

Alfano però è rimasto senza più bonus. Al prossimo errore, mezzo Ncd è pronto a chiederne indirettamente la testa invocando un’uscita dal governo. “Galleggiare stanca, ma nessuno sa farlo meglio di Alfano” è il duro commento apparso sul Foglio che descrive il ministro come uno che “sfida la logica e la fisica politica”, cercando di condizionare Renzi con un partitino diviso al suo interno.

Se non si è capaci di alzare il tiro su temi come la riforma della giustizia e la riduzione della pressione fiscale – è il ragionamento che diversi parlamentari di Ncd fanno in queste ore -, allora non ha più senso stare al governo col Pd. Bisogna cambiare registro. Punto. Questo viene chiesto al segretario nazionale. E’ una sorta di ultimatum lanciatogli da dirigenti stufi di concedergli ulteriori opportunità salvo poi vederle sprecate. Alfano quindi non può più fallire, deve esercitare la sua leadership con più coraggio e determinazione e una maggiore capacità di rischiare politicamente, si rileva in ambienti anche parlamentari di Ncd. Altrimenti al prossimo segnale di debolezza nei confronti del premier, la posizione della De Girolamo potrebbe non restare così isolata come viene descritta ora.


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