Il luogo è da grande occasione. Siamo a Palazzo Maffei Marescotti, edificio della Santa Sede nel centro di Roma, territorio vaticano e sede dell’Opera Romana Pellegrinaggi, una delle più attive e “liquide” società dello Stato Pontificio. Ospite d’onore è il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che dal 15 ottobre 2013 ha preso il posto di Tarcisio Bertone. L’uomo scelto da Papa Bergoglio per sostenerlo nel nuovo corso.
LE PAROLE DEL SEGRETARIO DI STATO
L’occasione è un dibattito su “Moneta e impero”, in occasione dell’uscita di un numero speciale di Limes, il mensile di geopolitica diretto da Lucio Caracciolo. Parolin non è uno che dichiara tutti i giorni, a differenza di qualche suo predecessore, per questo motivo l’attesa per quella che sarà una sorta di lectio magistralis sull’economia è alta. E il segretario di Stato non delude le attese, interpretando alla perfezione pensieri e parole espresse in più occasioni dal Papa. “La corruzione puzza e i corrotti danno ai figli da mangiare pane sporco”, ha detto Bergoglio qualche giorno fa. “L’etica deve tornare a guidare il mondo della finanza, che per troppo tempo ha agito avendo come unico fine la ricchezza fine a se stessa. E la finanza deve tornare al servizio dell’uomo. Il denaro è lo sterco del diavolo, ma può non esserlo se lavora per il benessere comune della famiglia dei popoli, accorciando le diseguaglianze e alleviando le sofferenze materiali”, afferma Parolin.
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I CONSIGLI ALLO STATO ITALIANO
L’uomo e la persona devono tornare centrali, dunque. E non il mero profitto, “perseguito con una logica che rende gli uomini schiavi, come merci”. Per questo, secondo Parolin, grande attenzione va posta alla lotta alla corruzione e la Santa Sede auspica che la legge anti corruzione del Parlamento italiano possa vedere presto la luce. Una legge scritta da Pietro Grasso, anch’egli presente al dibattito, e che giace da oltre un anno nei cassetti di Palazzo Madama.
DOSSIER IOR
Immancabile, naturalmente, un accenno all’autoriforma pontificia. In primis, lo Ior. Che “non è mai stato propriamente una banca, visto che rappresenta lo 0,1 per cento del patrimonio bancario mondiale: sarebbe come paragonare le guardie svizzere ai grandi eserciti degli altri paesi”, sostiene Parolin. Ma la riforma era obbligatoria come “risposta alle leggi mondiali contro la corruzione e per la tracciabilità del denaro”.
LA FINANZA LEGATA ALL’ECONOMIA REALE
Nel suo articolato intervento, poi, Parolin sottolinea che “come la Chiesa condanna le guerre, così condanna anche quelle finanziarie”. E, guardando all’ultimo secolo, osserva come “le contrapposizioni valutarie sono state battaglie senz’armi, premesse alla vera e propria guerra sul campo”. Il segretario di Stato ha ricordato come papa Francesco abbia stigmatizzato le speculazioni finanziarie “che ci fanno dimenticare come alla sua origine ci sia una crisi antropologica, con la negazione del valore dell’essere umano, ridotto a una sola dimensione, quella del consumo”. Ma in definitiva “non bisogna permettere che la finanza sia un elemento autonomo, slegato dall’economia reale e dalla produzione di beni che servano effettivamente a soddisfare i bisogni degli individui e delle famiglie”. Per il segretario di Stato vaticano, inoltre, occorre “ricordare ai governanti che la finanza deve sempre essere legato alla vita reale: la risposta di papa Francesco alle guerre finanziarie è una chiamata alla responsabilità”.
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IL PENSIERO SULLE COOPERATIVE
Ha destato sorpresa, almeno a vedere le cronache di questi giorni, il fatto che Parolin porta il metodo di lavoro e organizzazione delle cooperative come esempio di eccellenza nel modo di intendere il lavoro e la produzione. Ma il cardinale tiene anche a dimostrare una sorta di continuità pontificia sul tema del denaro e della corruzione. Citando encicliche sia di Giovanni Paolo II sia di Papa Ratzinger. Anche se, tra le pieghe delle sue parole, si intuisce che è Bergoglio ad aver dato vita a un nuovo corso. Di cui Parolin è l’interprete “politico” e diplomatico all’interno della Santa Sede.