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Il Corriere della Sera, tutte le randellate fra Bazoli e Della Valle

E’ un vero peccato che si dedichino paginate, con tanto di notizie, ricostruzioni, interviste e approfondimenti, alle tensioni interne al Pd sull’Italicum e non si prestino altrettante attenzioni ai furibondi scontri tra i maggiori protagonisti del capitalismo italiano. Gli stessi che magari invocano concordia, senso delle istituzioni, concertazioni, toni tenui e poi si menano (eufemisticamente) con comunicati stampa che la stampa non enfatizza troppo.

I due protagonisti che tornano a scontrarsi senza ritegno sono Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo, banca azionista con il 4,17% di Rcs Mediagroup che edita il Corriere della Sera, e l’industriale Diego Della Valle, socio del gruppo editoriale con il 7,32%. Per anni, i due sono stati su fronti opposti nella governance di Rizzoli: da un lato Bazoli, dominus o meglio uno dei dominus del gruppo tramite Intesa; dall’altro Della Valle, critico, anzi ipercritico, verso la gestione manageriale poco profittevole e lungimirante – secondo il patron di Tod’s – e contro il condominio rissoso inconcludente dei principali azionisti composto da arzilli vecchietti da rottamare (come Bazoli) e da ragazzini impertinenti e inesperti come John Elkann, che come presidente di Fiat ha voce in capitolo – e che voce in capitolo – nelle faccende di Rcs, tanto che l’attuale capo azienda del gruppo di via Solferino è stato scelto dai vertici di Fiat, di fatto.

Ora, in vista del rinnovo del board di Rcs, a sorpresa Bazoli e Della Valle si trovano nel medesimo fronte, tanto che sostengono la medesima lista per il consiglio di maggioranza che indica alla presidenza Maurizio Costa, già capo azienda della Mondadori, e vede la conferma come ad del contestatissimo (da Della Valle, che evidentemente ha cambiato opinione) Pietro Scott Jovane. Merito, anche, dell’azione mediatoria di Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca.

E ora, ecco di seguito le randellate tramite comunicati stampa fra Bazoli e Della Valle (che ovviamente studia in particolare la Gazzetta dello Sport, viste le passioni anche calcistiche della famiglia con la Fiorentina). Dal carteggio indiretto traspare che i frutti della mediazione (ad esempio Costa come presidente) siano molto più apprezzati da Della Valle che da Bazoli, come scrive Camilla Conti oggi sul Fatto Quotidiano. E forse anche il mediatore è più stimato dall’imprenditore marchigiano che dal banchiere bresciano. Chissà. Benvenuti, comunque, nel capitalismo italiano.

LA REPRIMENDA DI DELLA VALLE

“Leggo che Bazoli, verso il quale non cambio di una virgola la mia opinione, un giorno sì e l’altro pure parla, senza averne titolo, del Corriere della Sera”. Della Valle ha replicato così al banchiere Bazoli che aveva motivato con “il senso di responsabilità” e la volontà di non “creare altre fratture” l’adesione alla lista di maggioranza presentata per l’assemblea del 23 aprile che rinnoverà il board di Rcs Mediagroup, annunciando anche di aver avviato una causa per diffamazione verso il patron della Tod’s.

“Leggo che Bazoli, verso il quale non cambio di una virgola la mia opinione, un giorno sì e l’altro pure, parla senza averne titolo del Corriere della Sera, creando tra l’altro serio imbarazzo agli azionisti e alla società stessa”, è scritto in una nota diramata ieri da Della Valle. “L’ultima novità di Bazoli – attacca il patron di Tod’s – sarebbe quella di aver aderito alla presentazione della lista per il cda Rcs, per evitare fratture tra azionisti rilevanti. Questa è una notizia falsa che apprendo ora per la prima volta e che è completamente destituita di fondamento”. In particolare, l’imprenditore marchigiano ci tiene a far sapere che “personalmente non lo vedo e non parlo con lui (Bazoli, ndr) da moltissimo tempo”.

Quindi, semmai, per mr Tod’s , “la verità è che se si è potuta presentare una lista comune lo si deve al lavoro fatto da Alberto Nagel che ha dialogato con gli azionisti tutti e ha proposto una possibile lista di amministratori che hanno ottime credenziali e che conoscono bene il mestiere dell’editoria”. È per questa unica ragione che, dice Della Valle, “ho aderito all’accordo, pensando più al futuro di Rcs che ai contrasti personali e credo anche che questo sia stato lo spirito di altri azionisti”. L’industriale, poi, torna sul ruolo del banchiere bresciano: “La voglia irresistibile di Bazoli di voler far credere di essere, come nel passato, un punto di riferimento in Rcs è abbastanza patetica e soprattutto falsa. Lui è stato sentito come gli altri azionisti per la quota che rappresenta e non ha influenzato o, tanto meno, determinato nessuna decisione”.

Infine, l’affondo di Della Valle, come lo definisce Andrea Montanari di Mf/Milano Finanza, “Bazoli, e altri antichi sacerdoti del tempio, si ostinano a non capire che il loro tempo è finito, che il mondo si muove a un’altra velocità e che oggi sono centrali la buona gestione delle aziende, i risultati che ottengono e le capacità degli uomini che le guidano. Voler apparire ancora oggi come sommo cerimoniere di antichi e lubrificati riti, oltre che essere anacronistico, è anche molto ridicolo”.

L’ASCIUTTA NOTA DI BAZOLI

“Ribadisco, alla lettera, quello che ho detto ieri in risposta a un giornalista che ha chiesto le ragioni per cui abbiamo aderito alla presentazione della lista di maggioranza in vista del rinnovo del Consiglio di Amministrazione di RCS”, si legge in una nota per la stampa diramata ieri dal presidente del consiglio di sorveglianza, Bazoli: “La nuova lista di amministratori, formata grazie ad una meritoria opera di mediazione, serve a superare una situazione che vedeva contrapposti alcuni tra i maggiori azionisti”. “Abbiamo sottoscritto la presentazione di tale lista per un senso di responsabilità nei confronti di RCS, nella consapevolezza che una mancata adesione avrebbe ostacolato il raggiungimento di quell’accordo tra i principali soci che giudichiamo il più importante risultato di questa fase e il vero punto di forza da cui partire per il rilancio di RCS”. Toni soffusi, sostanza tosta.


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