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Ucciso al Daghestani, la guida dell’Emirato del Caucaso

Ali Abu Muhammad al Daghestan, l’emiro dell’autoproclamato Emirato islamico del Caucaso (ICE), affiliato ad al Qeaeda, è stato ucciso domenica nel corso di una incursione delle forze speciali in un edificio della città di Buynaksk, nella regione del Daghestan (Russia meridionale, affacciata sul Mar Caspio). La sua morte è stata confermata da un comunicato ufficiale firmato VDaghestan, braccio media della Vilayat Daghestan, provincia dell’emirato. La notizia è stata ufficializzata anche da un portavoce dell’antiterrorismo russo alla news agency Tass, che ha segnalato che insieme al leader c’erano anche altri comandanti.

Quando si aprì l’enorme faida all’interno del mondo jihadista tra al Qaeda e lo Stato islamico, l’ICE confermò la fedeltà all’organizzazione di al Zawahiri, sebbene alcuni comandanti caucasici avessero preso la decisione di servire il Califfo. La fedeltà di al Daghestani è stata più volte sottolineata dalla rete qaedista, che lo definisce un “leader fedele”, addestrato secondo la visione sharitica propria di al Qaeda ─ un valore importante, che dà spessore ideologico e strategico al personaggio caucasico. Il successore non è stato ancora annunciato, ma gli analisti credono possa essere Muhammad Abu Usman, capo dei giudici della corte sharitica dell’ICE, figura che si era fortemente espressa contro coloro che avevano “tradito” passando con il gruppo di Baghdadi.

Aliaskhab Kebekov, vero nome del “daghestano”, era asceso al ruolo di vertice dell’emirato caucasico (primo non-ceceno) dopo che in un’altro raid delle forze speciali russe era stato ucciso il leader storico Doku Umarov (se ne era parlato anche su Formiche). Lo scorso mese era stato inserito dal dipartimento di Stato americano nella lista dei terroristi pericolosi dello Specially Designated Global Terrorist per i link con al Qaeda.

Un passaggio molto discusso degli ultimi mesi di attività di al Daghestani, è stato un video pubblicato in rete in cui spiegava la necessità di eseguire attentati evitando vittime civile: diversi analisti hanno sottolineato come si trattasse di una sottolineatura della nuova linea voluta dalla guida Zawahiri, per differenziare le azioni qaediste da quelle più sanguinose dell’IS. La fedeltà è stata ricambiata nel mese di gennaio, quando i giudici della corte della sharia dell’Aqap (la potentissima al Qaeda yemenita) e quelli di al Nusra (l’affiliazione operativa in Siria), hanno rilasciato una dichiarazione congiunta condannando coloro che non aveva obbedito ad al Daghestani e si erano uniti con lo Stato islamico ─ l’argomento di fondo, caro ad al Qaeda, era la mancanza di basi teologiche dietro al Califfato, che dunque era illegittimo, e chi lo sosteneva un traditore.

@danemblog

 

 

 

 

 

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