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Panebianco ha ragione sulle nefaste fissazioni anti americane. Parla Panella

Esiste un Occidente che, di fronte a casi come la morte del cooperante Giovanni Lo Porto, preferisce dare la colpa al “nemico” americano e non a coloro che lo hanno rapito e imprigionato, rendendo necessario un intervento finito poi sciaguratamente male. È la denuncia che il politologo ed editorialista Angelo Panebianco lancia oggi dalle colonne del Corriere della Sera e che trova concordi molti osservatori, tra i quali lo scrittore e giornalista Carlo Panella.

In una conversazione con Formiche.net, la firma del Foglio e di Libero, autore del “Libro nero del califfato” (Bur editore), spiega perché alla base di questa incomprensione c’è l’incapacità del mondo occidentale – Italia inclusa – di comprendere le caratteristiche e la portata storica del fenomeno jihadista.

Panella, sul Corriere della Sera di oggi il politologo Panebianco sottolinea come molti in Italia, di fronte alla morte di Lo Porto, abbiano identificato il nemico negli americani e non nel terrorismo islamico, come sarebbe giusto fare.

Condivido in pieno. La prima frase del mio nuovo libro, “Il libro nero del califfato” è: “Non rendersi conto che qualcuno ti fa la guerra per imporre la sua «civiltà» è un errore. Errore ancora più grande è non capire perché ti vuole annientare“.

Di cosa dovrebbe accorgersi l’Occidente?

L’Europa, come scrivo sempre nel mio libro, ha commesso questi errori nel 1939 e oggi li ripete. Allora, fino all’ultimo, si rifiutò di prendere atto che l’essenza del nazismo era la Shoah, l’annientamento degli ebrei. Oggi, l’Occidente commette lo stesso errore di fronte allo Stato Islamico. Non vuole prendere atto che i jihadisti sono uomini di fede che applicano i precetti di un Islam scismatico. L’Occidente non capisce la minaccia jihadista e islamista, come non seppe comprendere quella hitleriana.

Perché non riesce a capirlo?

Non vuole e non può farlo perché è una società ormai stanca, vicina al materialismo e lontana dalla fede. Invece i jihadisti sono animati da un fervore ideologico, carico di una forte valenza apocalittica. Sono ideologie e sentimenti alla base del proselitismo che noi derubrichiamo a terrorismo, ma che è qualcosa di molto più complesso.

Tornando al caso Lo Porto, indiscrezioni di stampa hanno evidenziato ancora molti punti da chiarire nella vicenda. Cosa ne pensa?

Questo caso ci dice due cose importanti sull’incapacità di Barack Obama di governare. La prima è la conferma del suo modo estremamente scorretto di operare, anche con alleati come l’Italia. A quanto emerge, infatti, i Servizi italiani erano al corrente che gli Usa stessero conducendo un’identificazione dopo l’attacco in cui hanno perso la vita Lo Porto e Weinstein, ma non gli è stato detto subito che uno dei due era un cittadino del nostro Paese.

E la seconda cosa?

La seconda è che il presidente Usa ha dimostrato per l’ennesima volta di essere anch’egli fra coloro che non capiscono la portata del fenomeno jihadista. Nell’attacco è morto anche un cittadino americano, non dimentichiamolo. Obama è convinto che che possa esistere un islam moderato e che il terrorismo non sia un problema culturale e religioso, ma semplicemente la tattica di un gruppo di banditi. Per questo persevera a usare solo i droni per combatterli. Ed è anche per questo che da quando è lui al potere, i jihadisti si siano giorno dopo giorno moltiplicati.

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