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Lo Porto, ecco cosa ha detto Minniti al Copasir

marco minniti, cie, ministro

Le Forze americane in Pakistan, allo stato attuale, non hanno rinvenuto il corpo del cooperante italiano Giovanni Lo Porto, e nemmeno resti che consentano di eseguire un esame del dna.

A riferirlo oggi al Copasir è stata l’autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, il senatore Marco Minniti (Pd).

L’IDENTIFICAZIONE

Nel corso dell’audizione di questa mattina a palazzo San Macuto, il sottosegretario con delega ai servizi di informazione e sicurezza avrebbe detto che di fatto l’uomo non sarebbe ancora stato identificato direttamente.

LA DINAMICA

Le Forze Usa – avrebbe spiegato Minniti – hanno ricostruito quanto accaduto nell’attacco del drone al compound in Pakistan, arrivando all’individuazione di Lo Porto “con ragionevoli certezze”, attraverso alcuni elementi frutto della stessa ricostruzione.

LE RICHIESTE E LE SPIEGAZIONI

Da Leoluca Orlando, sindaco di Palermo che ha incontrato nelle scorse ore i familiari di Lo Porto, è giunta la richiesta di istituire una commissione di inchiesta sulla vicenda. Il primo cittadino del capoluogo siciliano ha inoltre preannunciato una lettera al premier Matteo Renzi per chiedere il rientro della salma del giovane cooperante.

Vito Crimi, del Movimento 5 Stelle, ha auspicato maggiori chiarimenti sulla vicenda da parte degli Usa.

“L’obiettivo del governo e dell’intero Paese – ha aggiunto invece al termine dell’audizione il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi – è di poter riportare a casa il corpo di Lo Porto”. Stucchi ha spiegato che l’audizione ha permesso al Comitato di acquisire tutte le informazioni sul sequestro e sulla fine tragica di Lo Porto in possesso delle diverse Agenzie per valutarne l’operato. “Nessuno – ha poi spiegato – ha rivolto appunti verso le nostre Agenzie”, aggiungendo che il Comitato ha acquisito molte informazioni “altamente classificate” che, ovviamente, non possono essere rese pubbliche neanche dal governo perché “frutto di collaborazione con altre Agenzie”. Stucchi ha poi confermato che i nostri servizi di sicurezza, su questo caso, “hanno operato nel migliore dei modi” e che c’è stato “uno scambio di interlocuzione tra Agenzie costante”, mentre il riconoscimento del corpo di Lo Porto dopo l’attacco con i droni nel luogo dove era detenuto è avvenuto “con le procedure previste dalle norme utilizzate in questi casi” che hanno purtroppo confermato che il corpo ritrovato era quello del nostro connazionale

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