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Diego Della Valle non vuol fare più le scarpe a Matteo Renzi

Dai, è chiaro, era una sòla. Insomma una bufala. Oppure uno scherzo. Tutta una messa in scena per parlare di sé. O un modo indiretto di fare pubblicità alla sua Tod’s.

Ebbene sì, la notiziona – altro che fiducia sull’Italicum – è che Diego Della Valle non vuole per nulla fondare un partito. Tra un mese e mezzo, ha annunciato ieri, illustrerà un sarchiapone chiamato “Noi Italiani”. Non sarà un partito come Italia Unica di Corrado Passera. Ma forse neppure una Italia Futura alla Luca Cordero di Montezemolo. Da quello che si riesce a comprendere, il progetto dell’imprenditore marchigiano sembra un ibrido tra un’agenzia di lavoro interinale, una Caritas bis, forse una Sant’Egidio 2.0 o una Croce rossa ma dal colore un po’ fumè.

Ma non divaghiamo, e soprattutto non ridacchiamo. La faccenda è seria. Quindi lasciamo la parola al patron di Tod’s: sarà “un’operazione legata al sostegno delle persone e delle cose fatta in un modo molto articolato, che è il risultato di una sperimentazione che abbiamo fatto per anni“. Ma come funzionerà in concreto il piano e quali saranno gli interventi di quella che potrebbe essere anche una fondazione?, ha chiesto Affari Italiani all’imprenditore. Risposta: “Deve dare una mano alle persone sulla salute, la sicurezza, il lavoro e l’istruzione. Tutto qui“. Tutto qui? Perbacco, vaste programme. Ma il programma continua: voglio “sostenere tutte le persone che hanno bisogno, fino ad arrivare al restauro del Colosseo. Ognuno, cioè, fa il pezzetto che può. Proprio un’operazione solidale nel concetto classico della parola“.

Un Della Valle sempre più filantropo, dunque. Addio, perciò, alle ambizioni politiche che i soliti giornalacci popolari e pettegoli hanno per mesi descritto. Si prenda ad esempio il Corriere della Sera di proprietà Rcs, di cui è socio anche il patron di Tod’s che ora governa la società con gli azionisti Intesa, Mediobanca e Fiat, in passato sovente e solennemente svillaneggiati da Della Valle.

Ecco cosa scriveva lo scorso settembre il Corsera: “Diego Della Valle va avanti, prepara una «squadra», ancor prima che un partito politico. Una squadra di «competenti» per sostituire gli «inadeguati» di Matteo Renzi”. E ancora: “Della Valle intende pescare anche fra quegli imprenditori d’Italia poco noti che, nonostante enormi difficoltà, continuano a contribuire alla crescita, con buone produzioni e attenta amministrazione. Persone capaci di affrontare la crisi con fatti seri, non con banalità, spiega Della Valle ai collaboratori. Gente che non sarebbe andata sabato a Firenze al matrimonio di Marco Carrai con Renzi testimone, cerimonia con tanti banchieri, Viola (Mps), Morelli Bofa (Merril Linch), Nebbia (Banca Intesa), Palenzona, Gross Pietro, Bini Smaghi…”.

Ma quella era l’epoca del periodo molto anti renziano di Della Valle, quando sculacciava in tv e sui giornali il premier che inciuciava con Silvio Berlusconi tramite personaggi alla Denis Verdini, che, con Maria Elena Boschi, era uno dei bersagli preferiti delle staffilate di Della Valle nel corso delle sue ripetute comparsate nelle trasmissione de La 7 di Urbano Cairo. Comprese quelle ideate e condotte da Michele Santoro. Servizio Pubblico in alcune puntate sembrava l’organo provvisorio di Forza Della Valle.

Ma ci si era sbagliati. Anche qui a Formiche.net avevamo frainteso quando Della Valle parlava di una “macchina” per rottamare quell’arrogantello del premier che si era piazzato a Palazzo Chigi senza passare dal voto democratico, erano i concetti ripetuti a iosa dal patron di Tod’s.

Tutto bene quello che finisce bene. Ci mancava solo – dopo il Passera imbavagliato in piazza come un Pecoraro Scanio qualunque – la visione di un Della Valle in sciopero della sete e della fame per protestare contro gli inquilini di Palazzo Chigi e Palazzo Vecchio.


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