Non si rintracciano particolari preoccupazioni tra i renziani doc per la decisione di Pippo Civati di lasciare il Pd e di non sostenere più il governo Renzi.
Il tira e molla che da tempo il sempre più borbottante e deluso Civati aveva ingaggiato con Matteo Renzi e i renziani, prima o poi sarebbe arrivato a questa conclusione. E la sfida sull’Italicum, con la richiesta della fiducia da parte del premier, ha forse accelerato la decisione di Civati di mollare il partito del Nazareno.
In un Pd sempre meno tradizionalmente di sinistra e sempre più centrale, Civati non si riconosceva più.
Ma la sua uscita non sembra provocare smottamenti di rilievo ai vertici del partito né nei gruppi parlamentari. La sinistra dem non appare intenzionata a mollare il partito con la stessa nonchalance civatiana. Chissà, magari passata la nottata renziana…
La Ditta è sempre la Ditta, forse, anche se ha insegne, azionisti e management che lasciano esterrefatti i precedenti vertici del partito. Ma l’esito del voto sull’Italicum ha mostrato che l’impronta bersaniana dei gruppi parlamentari sta cambiando e forse è del tutto evanescente, visto il voto ultrarenziano.
Magari qualche impercettibile scossa tellurica per l’uscita di Civati ci sarà in una parte della base Pd e in molti cuori democrat, ma la sua decisione rende ancora più evidente la trasformazione del Pd in un partito centrale, riformatore, di centrosinistra, personalistico e all’americana.
Un partito che rottama la connotazione “de’ sinistra” per cercare di sedurre elettori e cittadini che non si sono mai troppi fidati degli ex Pci. È questo il merito del renzismo. E’ questa la sfida per chi, dall’altro versante, lavora per un centrodestra popolare e liberale.