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Ecco quanto incasserà lo Stato da Google & Co. con la proposta di Zanetti

Enrico Zanetti

Non è una web tax ma una tassa antielusione. Nasce dall’idea che per affrontare fenomeni elusivi online occorre adottare una nuova prospettiva. Perché? Internet e il commercio elettronico favoriscono modalità immateriali di produzione del reddito, caratterizzate dall’assenza di confini territoriali. Cosa ci guadagna l’Italia? Un gruzzoletto di 2/3 miliardi, secondo il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, segretario di Scelta Civica.

A presentare la proposta di legge (Modifiche al testo unico delle imposte sui redditi per il contrasto dell’elusione fiscale nelle transazioni eseguite per via telematica) questa mattina presso la sala stampa della Camera dei deputati è stato Enrico Zanetti, segretario di Scelta Civica e sottosegretario all’Economia. Primi firmatari: gli onorevoli Stefano Quintarelli e Giulio Sottanelli.
Ecco le foto della conferenza stampa

Ecco la proposta in sintesi: “La soluzione – ha spiegato il sottosegretario all’Economia – è semplice e ragionevole: l’applicazione di una ritenuta alla fonte sulle transazioni digitali. Non una nuova imposizione, ma una efficace previsione antielusiva”.

A COSA SI ISPIRA

Presentata come la soluzione “più agevole da realizzare”, la proposta si ispira ai principi dell’Ocse: “Una delle opzioni finora allo studio da parte dell’Ocse all’interno del Piano d’azione sull’erosione fiscale e sul fenomeno del Profit Shifting, attraverso il quale le imprese multinazionali riescono a trasferire quote rilevanti dei propri profitti in giurisdizioni a bassa fiscalità, è rappresentata dall’applicazione di una ritenuta alla fonte sulle “transazioni digitali”.

A CHI SI RIVOLGE

“La proposta – si legge sul testo presentato questa mattina – prevede una norma di contrasto al fenomeno delle stabili organizzazioni occulte, individuate mediante una presenza continuativa di attività online, per un periodo non inferiore a sei mesi, tale da generare nel medesimo periodo flussi di pagamenti a suo favore, in misura complessivamente non inferiore a cinque milioni di euro”.

QUANDO SI APPLICA

Al superamento di determinate soglie,  si applica per i soggetti societari una ritenuta alla fonte del 25% sulle transazioni digitali.

CHI COINVOLGE

La proposta di Zanetti prevede “il coinvolgimento diretto delle istituzioni finanziarie incaricate di regolare il relativo pagamento degli acquisti online (quali, ad esempio, gli operatori finanziari che gestiscono strumenti di pagamento elettronico e carte di credito), a cui dovrebbe essere affidato il compito di segnalare la presenza di stabili organizzazioni occulte e poi di applicare la tassazione delle transazioni digitali, trasferendo all’Erario il gettito derivante dall’applicazione della ritenuta”, si legge sul testo presentato alla Camera.

QUANDO NON SI APPLICA

La ritenuta non sarà invece applica nei confronti dei soggetti non residenti ma che hanno stabile organizzazione nel territorio italiano.

IL MECCANISMO DEL CREDITO D’IMPOSTA

Ecco cosa prevede la proposta di Zanetti per evitare invece la doppia imposizione, ovvero nel paese di residenza oltre che in Italia: “Al fine poi di attenuare la doppia imposizione internazionale dei redditi conseguiti dai soggetti in esame il Commentario OCSE suggerisce di adottare il metodo del credito d’imposta, in base al quale il reddito di fonte estera conseguito dal soggetto residente all’estero è comunque imponibile nello Stato di residenza, salvo il riconoscimento di un credito tendenzialmente pari alle imposte assolte all’estero (nel nostro caso in Italia) sul medesimo reddito”, si legge sul documento presentato questa mattina.

L’ALTERNATIVA

Quella della ritenuta non è l’unica strada perseguibile da parte degli operatori dell’economia digitale presenti in Italia, che potranno così scegliere: “Se subire un prelievo del 25% sui ricavi ottenuti in Italia o se, a fronte del rischio automatico di segnalazione della presenza digitale da parte degli stessi intermediari, dichiarare la stabile organizzazione, facendo un bilancio vero con i ricavi qui realizzati e la quota di costi consolidati attribuibile”.

A COSA SERVIRA’

“Le misure che Scelta Civica propone – ha spiegato il segretario Zanetti – consentiranno di recuperare gettito da destinare alla riduzione delle imposte pagate da chi lavora e produce nel nostro Paese”. A quanto ammonterebbe? “E’ una partita da circa 11 miliardi di imponibile e che potrebbe dare un gettito tra i 2 e i 3 miliardi”, ha spiegato il sottosegretario.

Nello specifico i miliardi di gettito aggiuntivo così recuperabili potranno essere destinati per: “Risolvere i problemi finanziari che split payment e reverse charge possono generare alle nostre imprese; favorire lo sviluppo dell’e-commerce delle aziende italiane; aumentare le competenze e le dotazioni digitali delle imprese italiane e sostegno alla ricerca dell’applicazione di tecnologie innovative nei settori produttivi core italiani”.

NON CHIAMATELA WEB TAX

Nel tentativo di evitare che alcune grandi multinazionali facessero ricorso all’artificioso trasferimento dei profitti generati in Italia verso Paesi a fiscalità ridotta o nulla, in passato l’onorevole Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, aveva avanzato una proposta conosciuta con il nome di Web tax, che prevedeva l’obbligo verso chiunque volesse vendere pubblicità online in Italia di avere una partita IVA italiana.
“Il termine Web Tax appare fuorviante, meglio sarebbe parlare di tassa antielusione, in quanto non si fa riferimento ad una nuova tassa, ma si tratta di un insieme di accorgimenti che mirano a regolare e ridurre il fenomeno del “profit-shifting” e dell’elusione fiscale nell’economia digitale”, si legge nella proposta di legge di Zanetti.

Foto di Giovanni Pulice


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