Il sistema Instant Articles lanciato da Facebook per la sua applicazione per iPhone genera tanto entusiasmo negli editori che si sono associati (New York Times, National Geographic, BuzzFeed, Nbc, The Atlantic, The Guardian, Bbc News, Spiegel e Bild) quanto disagio nelle redazioni dei giornali coinvolti. Il social network pubblicherà gli articoli delle testate direttamente sulla sua piattaforma e gli utenti potranno accedervi senza lasciare Facebook; in cambio darà agli editori una sostanziosa fetta di ricavi pubblicitari e dati sull’audience.
Ma è un accordo che ha un peso notevole. Gli analisti prefigurano una rivoluzione dei modelli di business dell’editoria, mentre le redazioni temono la perdita di indipendenza e un aumento spropositato del potere di Facebook, che potrebbe cambiare i termini dell’accordo in corsa rendendoli molto meno favorevoli per gli editori.
IL FUTURO DELLE NEWS ONLINE
Instant Articles rappresenta una “mossa audace” da parte di Facebook capace di rivoluzionare l’intera industria dei giornali, secondo Business Insider. Per ora l’accordo sembra andare a beneficio di tutte le parti: migliore esperienza utente per chi legge le news sull’iPhone; più introiti pubblicitari per i giornali e analytics sui lettori; consolidamento del ruolo di Facebook come punto di riferimento per chi cerca notizie su Internet mobile.
Tuttavia, se il format creato da Facebook avrà successo, e Facebook manterrà il suo dominio nella distribuzione di news online, gli editori potrebbero diventare ancora più dipendenti da una piattaforma che non controllano. Al momento, gli editori sono consapevoli di questi rischi, ma pensano di non avere alternativa: anche secondo The Verge l’arrivo di Instant Articles è un punto di svolta nell’evoluzione dell’industria delle news.
Se Facebook Instant Articles raggiungerà più lettori di un normale articolo condiviso su Facebook, è ovvio che un numero crescente di editori sarà spinto a entrare nel programma e a sfruttare la capillare penetrazione di Facebook sui device mobili. Questo aumenterà ulteriormente la già enorme popolarità di Facebook e il social network potrebbe imporsi definitivamente come il futuro delle news sul web, ma anche distruggere l’editoria minando l’attività che i giornali hanno faticosamente costruito negli anni su Internet accaparrandosi saldamente il controllo delle news online e su mobile.
MOSSA ANTI-TWITTER
Le intenzioni di Facebook sono del resto evidenti: dominare su Internet a scapito di tutti i suoi concorrenti, inducendo i suoi visitatori a non lasciare mai la piattaforma. Questa stessa settimana il social network ha cominciato a testare il suo motore di ricerca per le news che evita che i suoi utenti debbano passare per Google per trovare i link.
Ma Instant Articles è soprattutto una manovra anti-Twitter, attualmente il social network di riferimento per chi cerca e legge news. “Considerati questi obiettivi, l’iniziativa di Facebook con Instant Articles non sorprende nessuno”, commenta Business Insider. “E’ sperimentale, ma se avrà successo avrà implicazioni gigantesche per il futuro dell’editoria. Nel tempo, queste alleanze sui contenuti potrebbero fare di Facebook la destinazione numero uno per avere news, non solo personali, ma di qualunque genere e fonte. Intanto Facebook raggiunge subito un risultato: mettersi in una posizione migliore per competere con Twitter, ancora il luogo migliore sul web per avere informazioni in tempo reale”.
SCENARI
Se dunque Instant Articles segna il punto di svolta per l’industria dei giornali, che cosa ci possiamo aspettare nei prossimi anni? Ecco che cosa potrebbe prefigurarsi secondo The Verge: Instant Articles ha successo, crea nuovo traffico e entrate per i partner con cui Facebook ha lanciato il servizio, mentre nuovi editori entrano sulla piattaforma, anche modificando i loro strumenti di publishing per permettere ai redattori di scrivere gli articoli su misura per la pubblicazione su Instant Articels. Nel frattempo, i link tradizionali condivisi su Facebook diventano meno efficaci perché i lettori migrano verso Instant Articles. A questo punto, Facebook tiene ben saldi i suoi lettori su Instant Articles — e gli editori di conseguenza, anche grazie alle entrate pubblicitarie – e a questo punto cambia i termini dell’accordo, chiede una percentuale più alta sulle revenues che generano. Così, “l’accordo amichevole con i media si trasforma in una trappola”.
Questo cambio di programma è anzi probabile secondo Recode: non sarebbe la prima volta che Facebook modifica le sue regole in corsa. Per la testata americana l’iniziativa di Facebook ha un solo significato: “Dateci i vostri contenuti e fateceli usare per la nostra app”.
Al momento però gli editori sentono che l’accordo è inevitabile: il contenuto offerto tramite app, non sui tradizionali siti, è il vero futuro, anzi il presente, dei media. E i giornali possono anche resistere alle trappole del social network: il New York Times ha attraversato indenne le alleanze con Aol e Yahoo. “La nostra esperienza ci insegna che quando cresce l’audience fuori dalla nostra piattaforma cresce anche quella sulla nostra piattaforma”, ha dichiarato Mark Thompson, presidente e Ceo del New York Times.
“SERVI NEL REGNO DI FACEBOOK”
Tuttavia le redazioni non sempre condividono la fiducia dei loro editori. I giornalisti del New York Times non hanno esitato a pubblicare articoli pieni di scetticismo. Come farà il Times a proteggere l’indipendenza del suo giornalismo, si chiedono, per esempio se scrivesse un articolo che attacca Facebook? Che cosa succede se il Times permette a Facebook di inserirsi tra i suoi giornalisti e i suoi lettori?
Molti dipendenti vivono l’accordo come la fine del “Times come lo conosciamo”. Alle prime avvisaglie dell’accordo, l’editorialista della prestigiosa testata americana David Carr aveva scritto: “Il trasferimento di contenuti in massa verso Facebook ci fa rabbrividire. I giornali perdono la relazione col lettore, e i suoi dati, che passano sotto il controllo del social network. Le aziende dei media sarebbero essenzialmente servi nel regno di Facebook”. E ancora: “Per gli editori, Facebook è come un grosso cane che ci si avvicina al parco: vuole giocare o azzannarci?”
Il presidente e Ceo Thompson ha presentato l’accordo nei termini più ottimistici e ha spiegato di aver negoziato con Facebook specificamente per proteggere il pubblico che paga l’abbonamento all’edizione digitale del New York Times, ora alla soglia storica del milione di iscritti. I giornalisti si preoccupano anche di questo, di minare la piattaforma a pagamento di cui hanno lentamente costruito il successo. E osservano con amarezza: se oggi l’editore del Times Arthur Sulzberger Jr. si accorda con Facebook vuol dire ammettere che la strategia mobile del giornale è fallita, che la sua app non funziona e che il giornale, per garantirsi il successo futuro, è costretto a mettere il suo destino nelle mani di Facebook.