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Il Corriere della Sera e gli sms di Renzi a de Bortoli

de bortoli

“Mi ha mandato duri sms dopo il mio maleducato di talento”, ha rivelato Ferruccio de Bortoli in tv, nella trasmissione condotta da Giovanni Floris. Il mittente degli sms? Matteo Renzi, definito da de Bortoli nel suo ultimo editoriale da direttore del Corriere della Sera “maleducato di talento”, oltre a  “Caudillo” e non solo: Renzi “disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche”, ha scritto de Bortoli.

Ma a quali critiche si riferiva l’ex direttore del Corriere della Sera? Forse a un altro editoriale in cui de Bortoli lo scorso settembre sballottò senza tante perifrasi il premier, evocando odori stantii di massoneria nel Patto del Nazareno all’epoca ancora in vigore in vista della elezione del successore di Giorgio Napolitano. Una previsione che non si è avverata.

Altri osservatori fanno risalire gli inviperiti messaggini telefonici del premier a quanto avvenuto lo scorso mese di agosto, quando il premier Renzi scelse un hotel di Forte dei Marmi per qualche giorno di vacanza con moglie e figli. Il Corriere di de Bortoli decise di mandare il giornalista Marco Galluzzo, che da anni si occupa di Palazzo Chigi, a seguire il premier in Versilia prendendo una stanza nello stesso albergo dove alloggiava Renzi. La decisione del quotidiano rizzoliano fece imbestialire il premier con tanto di sms indispettiti ricevuti da de Bortoli, come ha raccontato lo stesso ex direttore del Corsera al mensile Prima Comunicazione.

Ma ora si apprende che i più velenosi scambi telefonici, come hanno raccontato diversi renziani in questi giorni ad alcuni esponenti del Tesoro, sono partiti dall’Iphone del premier dopo gli articoli che il cronista di finanza del Corsera, Mario Gerevini, ha dedicato negli scorsi mesi di gennaio e febbraio ai conti e ai soci della Popolare dell’Etruria e del Lazio, banca vice presieduta da Pier Luigi Boschi, padre del ministro Maria Elena Boschi.

Articoli, quelli di Gerevini, che adombravano intrecci politico-economici nei giorni in cui il titolo della banca poi commissariata dal Tesoro e dalla Banca d’Italia fece un bel balzo, in connessione con il decreto in gestazione nell’esecutivo sulla trasformazione delle maggiori dieci banche popolari in società per azioni.

“La strana storia della «banca dell’oro» si può riassumere in due percentuali: + 62% il prezzo in otto sedute (il doppio o il triplo delle altre Popolari) ma soprattutto 40% del capitale complessivo passato di mano. Il tutto da quando è piovuta in Piazza Affari la notizia che il governo avrebbe cancellato per decreto il voto capitario di dieci grandi Popolari”, ha scritto il giornalista Gerevini che poi in altri articoli ha anche parlato di un potenziale ruolo del finanziere Davide Serra.

Post Scriptum per gli uffici della Consob: prima di ricevere eventualmente altre (bizzarre) richieste di informazioni, spiegazioni, delucidazioni e ricostruzioni (come quelle ricevute negli scorsi giorni dalla Commissione presieduta da Giuseppe Vegas su alcuni articoli di Formiche.net), dico fin da ora che so null’altro rispetto a quanto ora ho scritto. Grazie.



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