Prosegue l’impegno italiano per l’F-35, il velivolo di Lockheed Martin alla realizzazione del quale partecipa l’italiana Finmeccanica.
I NUMERI
Il nuovo Documento programmatico pluriennale (Dpp) per la Difesa per il triennio 2015 – 2017 redatto dal dicastero guidato dal ministro Roberta Pinotti – e che Formiche.net ha visionato – conferma una rimodulazione del programma. La Difesa italiana procederà all’acquisizione di 38 caccia entro il 2020, dunque poco meno di 5 l’anno, “nel rispetto anche degli impegni previsti dalle quattro mozioni parlamentari presentate il 24 settembre 2014 alla Camera dei Deputati (Brunetta, Causin, Cicchitto, Scanu)” e delle esigenze operative di Aeronautica e Marina militare, a sostegno del Paese e della Nato.
Precisamente, si procederà all’acquisto di altri 30 velivoli nei prossimi sei anni, oltre agli 8 già comprati. “Ad oggi – si legge – sono stati posti in essere contratti per l’acquisizione di 3 velivoli CTOL (a decollo e atterraggio convenzionali) nel lotto di produzione Low Rate Initial Production 6 (LRIP 6 – consegne nel 2015/16), 3 velivoli CTOL nel lotto di produzione LRIP 7 (consegne nel 2016) e 2 velivoli CTOL nel lotto LRIP 8 (consegne nel 2017)“. Tre anni fa si decise di ridurre il programma da 131 a 90 aerei multiruolo, che nel tempo sostituiranno quelli attualmente in servizio (Tornado, AM-X ed AV-8B), in via di obsolescenza.
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LE SPESE
Per il 2015 gli oneri finanziari derivanti da impegni precedentemente sottoscritti “sono pari a 260 milioni di euro per acquisizione e supporto logistico e 66 milioni di euro per le predisposizioni infrastrutturali, operative e industriali“. Nel corso dell’anno, per consolidare i ritorni industriali pianificati, si prevede l’avvio “di attività per complessivi 233 milioni di euro” (acquisizioni, supporto logistico integrato e sviluppo infrastrutture industriali).
Per la cosiddetta fase Production Sustainment and Follow-on Development (Psfd) risultano stanziati “900 milioni di dollari, 500 milioni di euro per le attività italiane” – per i lavori di predisposizione delle basi aeree di Amendola (Foggia), Grottaglie (Taranto) e Ghedi (Brescia) e della portaerei Cavour cui sono destinati gli F-35 – “360 milioni in 10 anni (2026) per lo stabilimento di Cameri e 10 miliardi per la fase di acquisto“.
LA PARTECIPAZIONE INDUSTRIALE
Ma a bilanciare le spese ci sono i ritorni per l’industria nazionale e per l’occupazione. Buona parte della partecipazione italiana al programma, spiega il documento, “è centrata sull’impianto di Final Assembly & Check Out (Faco) di Cameri, realizzato dalla difesa e affidato alla ditta Alenia Aermacchi” del Gruppo Finmeccanica “per l’assemblaggio dei velivoli e per la produzione dell’assieme alare del velivolo (le due ali e la parte centrale della fusoliera)… e in particolare, la stazione di verniciatura del velivolo nella quale viene applicata la finitura speciale necessaria a garantire la bassa osservabilità radar del velivolo“. Nella seconda metà del 2006, continua il testo, “sono stati definiti i Piani di Partecipazione Industriale nazionale… per i prossimi 30 anni, sulla base dell’esperienza, forza e proposta di valore delle ditte italiane… i ritorni industriali per tutta la vita del programma sono stimati in circa 14,4 miliardi di dollari, di cui 1,6 miliardi già conseguiti“.
I RITORNI OCCUPAZIONALI
Il ritorno occupazionale attuale “è di circa 1200 persone. Le stime di ritorno occupazionale generate da parte dell’Industria (studio Finmeccanica/Aiad, maggio 2014) sono pari a circa 6400 persone impiegate a regime“. Stime che contemplano anche la scelta di Cameri come centro manutentivo per gli F-35 delle nazioni europee che aderiscono al programma. Il velivolo è infatti frutto di un programma multinazionale realizzato “in cooperazione con Usa, Regno Unito, Canada, Danimarca, Norvegia, Olanda, Australia, Turchia, e due SCP (“Security Cooperative Participants” – Singapore ed Israele)“.