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Chi scredita davvero il sindacato

Per la sinistra e per il sindacato, in Europa tira brutto vento. Il risultato elettorale in Gran Bretagna ha penalizzato non solo i laburisti ma i sindacati che erano tornati ad avere un ruolo nel Labour. E s’è aperta una dura polemica sulla funzione del sindacato. In Francia le cose non vanno bene per i socialisti e vanno male per i sindacati, sempre più emarginati. In Spagna emerge un movimentismo di sinistra e populista che evidenzia le difficoltà del partito socialista (Psoe) e la debole incidenza dei sindacati stessi.

In Germania, dopo il lungo e aspro sciopero dei macchinisti delle ferrovie, il governo Merkel ha messo all’ordine del giorno una proposta di legge, presentata alcuni mesi fa dal ministro del Lavoro, il socialdemocratico Andrea Nahles, che impone alle imprese di negoziare i contratti solo con un sindacato, quello maggioritario. Il Corriere della Sera, sabato scorso (16 maggio) ha usato questo titolo: “La svolta tedesca per il sindacato unico”. Io non so se il presidente del Consiglio, segretario del Pd, parlando a Salerno, aveva presente questo titolo del giornale nel momento in cui ha detto: “Mi piacerebbe arrivare al sindacato unico e non a più sigle, su sigle su sigle”.

Le due parole – “sindacato unico” – suonano male anche perché da noi ricordano epoche nefaste. Ma Renzi non ha certo cultura e finezza politica per definire più appropriatamente una prospettiva del sindacato italiano. Suppongo che volesse riferirsi a ciò che aveva letto sulla Germania, dove la storia del sindacato è diversa da quella italiana. Tuttavia, anche in Italia il tema della rappresentanza e del ruolo del sindacato è aperto; purtroppo, i dirigenti dei sindacati storici, Cgil Cisl e Uil, non capiscono che la campana suona anche per loro. E per i lavoratori.

Da anni sottolineo il fatto che, dopo la fine della “Prima Repubblica” e dei partiti storici e l’avvento di formazioni politiche personali, populiste, e lo spirare di un vento politico culturale tendente a cancellare il sindacato, il tema della riunificazione democratica e consensuale dovrebbe essere all’ordine del giorno. E se non lo sarà, ci saranno dolori per tutti. Soprattutto per i lavoratori. Le coalizioni di Maurizio Landini, le “segrete” intese di Susanna Camusso con Stefano Fassina e altri giochi e giochetti politici, servono semplicemente a screditare il sindacato. Solo la forza del sindacato unito oggi può condizionare la politica e contrastare i disegni di emarginazione del sindacato presenti nel governo e non soltanto in esso.


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