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Libia, cosa penso dei documenti di Wikileaks. Parla il generale Arpino

Non una semplice operazione di polizia per impedire l’arrivo di nuovi migranti sui barconi, ma una missione militare vera e propria per smantellare sul territorio libico tutte le reti fisiche e operative utilizzate dai trafficanti di esseri umani. È quanto ha svelato nelle scorse ore Wikileaks, che attraverso la pubblicazione di alcuni documenti riservati avrebbe sconfessato quanto detto finora da Bruxelles e dai leader europei. Una tesi, però, sulla quale non tutti concordano.

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L’USO DELLA FORZA

Nei file svelati dal sito creato da Julian Assange, si parla della possibilità di ammettere “l’uso della forza” specialmente “durante le attività di imbarco. Quando si agisce sulla terra ferma o durante le interazioni con imbarcazioni non adatte alla navigazione“. Secondo i documenti – elaborati dai ministri della Difesa dei ventotto Paesi europei su indicazioni del Consiglio militare dell’Unione – l’Ue procederà schierando “la forza militare contro infrastrutture civili per fermare il flusso di rifugiati. Dati i passati attacchi in Libia da parte di vari Paesi europei appartenenti alla Nato e date le provate riserve di petrolio, il piano può portare a un altro impegno militare“, sottolinea Bruxelles.

BOOTS ON THE GROUND?

Per applicare il piano, il documento parla di 3 ipotetiche fasi, con una durata iniziale di un anno, spiegando che dal punto di vista militare la missione sarà conclusa quando “il flusso di migranti e l’attività dei trafficanti saranno significativamente ridotti“. E fa poi riferimento a operazioni a terra, come supposto nelle scorse settimane dal britannico Guardian, che aveva parlato di “boots on the ground”, ovvero truppe di terra. Ma sarà davvero così?

I DUBBI DEL GENERALE ARPINO

Per il generale Mario Arpino, già capo di Stato maggiore della Difesa, oggi membro del consiglio direttivo dell’Istituto Affari Internazionali, l’ipotesi che ciò accada è “nulla al momento“. Il documento, rimarca, “non dovrebbe fare scalpore, per diverse ragioni“. In primis, “perché si tratta di un documento riservato, ma non segreto. La sua bassa classificazione è segno di un contenuto non sconvolgente. E la ragione di ciò è che tutto quello che vi è scritto era già stato abbondantemente spiegato pubblicamente dopo lo scorso vertice dei ministri della Difesa europei. Gli unici aspetti sconosciuti sono quelli che sottolineano l’importanza di spiegare bene ai media gli aspetti pregnanti della missione, ma mi pare una prassi ordinaria“.

DOCUMENTI VUOTI

Due delle tre fasi contenute nel documento, prosegue Arpino – la seconda e la terza -, “non sarebbero possibili senza l’avallo del governo e delle fazioni libiche e soprattutto dell’Onu. Un limite che tutti sono concordi nel non superare“. Il testo, dunque, dice ancora il generale, “non aggiunge nulla dal punto di vista tecnico ed operativo a quanto fatto finora e contempla solo delle ipotesi, per il momento tutte da verificare. È questo semmai – conclude – il vero problema. L’Europa rischia di dimostrare per l’ennesima volta la sua inadeguatezza, non risolvendo la crisi dei migranti e dando corso a un nuovo spreco di tempo e risorse. Mentre il Mediterraneo continua ad essere un instabile e pericoloso cimitero“.

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