Diversamente da Seneca, che ai tempi di Nerone scriveva all’amico Lucilio che “dal male non può nascere il bene, come un fico non nasce da un olivo”, Silvio Berlusconi ha trovato, o ritrovato, il bene anche nella legge elettorale chiamata Italicum, votata dai suoi al Senato ma duramente contrastata dopo qualche mese alla Camera per la sopraggiunta, indesiderata elezione di Sergio Mattarella al Quirinale.
Ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, dopo il passaggio da Fabio Fazio a Che tempo che fa, Berlusconi ha riconosciuto che dal male della nuova legge elettorale, destinata a disciplinare dall’anno prossimo il rinnovo della Camera con un sostanzioso premio di maggioranza alla lista più votata, potrebbe derivargli il bene di un forte potere contrattuale con Matteo Salvini, Angelino Alfano, Corrado Passera, Giorgia Meloni e quant’altri per la formazione obbligata di una lista unica di moderati. Una “lista di coalizione”, come l’ha già definita l’alfaniano Gaetano Quagliariello aggirando con un ossimoro la lettera, se non anche lo spirito, dell’Italicum. Che già zoppica, d’altronde, per conto suo a causa del regolamento della Camera, che vincola la formazione dei gruppi al numero minimo dei suoi componenti: almeno venti. Pertanto una lista di 200 deputati appena eletti potrebbe scomporsi subito in ben 10 gruppi, con tanto di sigle e libertà d’azione.
E’ proprio nello spazio esistente fra la nuova legge elettorale e il vecchio regolamento della Camera che Berlusconi pensa di poter trovare il modo e le condizioni di una intesa contro Renzi fra quelli che lui chiama moderati, anche se è francamente difficile chiamare così per linguaggio e proposte, per esempio, il segretario della Lega o la giovane passionaria dei Fratelli d’Italia. Potranno candidarsi tutti insieme per contendere la vittoria al Partito Democratico, trovando “sotto il cavolo”, come ha detto Berlusconi, un loro comune aspirante alla guida del governo, e poi separarsi felicemente alla Camera.
D’altronde, questa era già la riserva che il presidente di Forza Italia aveva coltivato lasciando passare la nuova legge elettorale al Senato, a fine gennaio, prima della rottura con Renzi sull’elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Berlusconi rischia curiosamente di trovare, o ritrovare, un bene in questa campagna elettorale ormai agli sgoccioli per il rinnovo di sette Consigli regionali anche da un altro male: la famosa legge Severino, che gli costò il seggio del Senato nell’autunno del 2013, dopo la condanna definitiva per frode fiscale.
E’ proprio in questa legge, da lui contestata duramente anche per la sua applicazione retroattiva, che Berlusconi potrebbe trovare domenica prossima l’occasione buona per conservare al centrodestra il governo della Campania, con la conferma del governatore uscente Stefano Caldoro e la bocciatura del renziano, e già dalemiano, ex sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. Al quale la Corte di Cassazione ha appena tolto la possibilità di ricorrere al tribunale amministrativo regionale, in caso di elezione, contro la sospensione imposta appunto dalla legge Severino per una sua condanna, per quanto non definitiva.
Il tribunale amministrativo regionale ha già deliberato contro la sospensione in un caso analogo del sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Ed è a questa deliberazione che si è rifatto a lungo De Luca per contrastare la campagna condotta contro una sua elezione “inutile”, in quanto destinata a creare solo confusione e vuoti di potere alla guida della regione. Ora a decidere potranno essere, per indicazione della Cassazione, solo i giudici ordinari. Sui quali De Luca e i suoi sostenitori non possono scommettere come sui giudici amministrativi. Caldoro e Berlusconi in qualche modo ringraziano per i dubbi aumentati sull’utilità del voto a De Luca.
Ma non finisce qui. Un altro aiuto a Berlusconi, e al suo candidato governatore in Campania, sta arrivando addirittura da Rosy Bindi, quella da lui definita “più bella che intelligente”. Che alla guida della Commissione parlamentare antimafia si appresta a indicare come impresentabili, in una specie di fatwa elettorale, anche alcuni dei candidati consiglieri regionali nelle liste di sostegno a De Luca. Come altri di sostegno a Michele Emiliano in Puglia, dove però sembra impossibile che il troppo malandato e diviso schieramento di centrodestra riesca a trarre vantaggio.