I fatti, sovente, dicono più di mille analisi. Così, per catalogare come “aria fritta” le vagonate di editoriali che negli ultimi decenni hanno campeggiato sulle prime pagine dei quotidiani di carta in cui si chiedevano tagli alla spesa pubblica, riduzioni di agevolazioni statali più o meno dirette a settori economici e la fine di soldi pubblici garantiti da leggi, basta – appunto – un fatto. L’ennesimo sulla stessa questione, visto che Formiche.net sta seguendo da mesi il tema con una serie di articoli, approfondimenti e commenti.
La questione è la seguente. C’è una legge che obbliga amministrazioni ed enti statali a pubblicare sui giornali di carta avvisi e bandi di gare e concorsi. Chiamasi pubblicità legale. Una sinecura per circa 100 milioni di euro (ma le stime non sono concordi) a beneficio degli editori e dei giornali di carta. La fetta maggiore della torta va ai maggiori quotidiani nazionali e la fetta minore ai giornali locali.
Matteo Renzi, nel corso della conferenza stampa di presentazione del decreto sul bonus di 80 euro (era il 18 aprile 2014), disse con tanto di slide che per coprire in parte il bonus lo Stato “risparmierà 120 milioni di euro l’anno” rottamando l’obbligo di avvisi e bandi sui giornali. Come? Con la pubblicazione solo sui siti web delle amministrazioni appaltanti e in Gazzetta Ufficiale.
Poi, come è stato raccontato da Formiche.net, per la pressione della Fieg e la cortese disponibilità di Palazzo Chigi il passaggio all’on line e il superamento dell’obbligo su carta fu rinviato al 2016.
Ora, come informa oggi il Fatto Quotidiano, “non cambierà nulla anche dopo la fine dell’anno grazie a un emendamento in extremis”. Emendamento alla legge delega sugli appalti approvata in commissione Lavori pubblici al Senato e firmato in maniera bipartisan dai relatori Stefano Esposito (Pd) e Lionello Pagnoncelli (Forza Italia).
Da un lato il testo obbliga il governo a rivedere la normativa “in modo da fare ricorso principalmente a strumenti di pubblicità di tipo informatico”, dall’altro prevede “la pubblicazione degli stessi avvisi e bandi in almeno due quotidiani nazionali e in almeno due quotidiani locali”.
Un emendamento che fa tutti felici, evidentemente. Gli editori che annaspano, Palazzo Chigi che gongola per il regalino concesso (a buon rendere e a futura memoria), la FIEG che può portare a casa un risultato di breve termine e un po’ miope senza sforzarsi troppo di guardare oltre l’orticello (che si va sempre più rimpicciolendo).
Poi magari, com’è successo con l’Ingegner Carlo De Benedetti – che per anni ha sbraitato contro Google e ieri ha firmato tramite la Manzoni un accordo per la pubblicità digitale proprio con Google – ci si ravvederà. Sperando che non sia troppo tardi per poter leggere altri pensosi e colti editoriali contro lo statalismo che alimenta settori economici e aziende poco dedite all’innovazione.