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Ecco parole e tappe del viaggio lampo del Papa a Sarajevo

Undici ore intensissime a Sarajevo per il Papa. E’ stata fitta di appuntamenti la toccata e fuga nella capitale della Bosnia-Erzegovina che Francesco aveva annunciato lo scorso 1° febbraio e che si è concretizzata ieri. Un viaggio che, scrive oggi sul Corriere della Sera lo storico Alberto Melloni, “conferma la sensazione che il peregrinare di Papa Francesco stia tracciando, sulla carta geografica di un’Europa smarrita e ringhiosa, un disegno al tempo stesso evangelico e politico”.

“SI PERCEPISCE UN CLIMA DI GUERRA”

Gran parte delle sue parole sono state spese sul tema guerra e pace. Alla pace ha dedicato l’omelia pronunciata nell’affollatissimo stadio Kosevo, che già accolse diciotto anni fa Giovanni Paolo II. “Anche nel nostro tempo l’aspirazione alla pace e l’impegno per costruirla si scontrano col fatto che nel mondo sono in atto numerosi conflitti armati”, ha osservato il Pontefice, che ha aggiunto: “E’ una sorta di tera guerra mondiale combattuta a pezzi; e, nel contesto della comunicazione globale, si percepisce un clima di guerra”. Clima che qualcuno vuole “crearlo e fomentarlo deliberatamente, in particolare coloro che cercano lo scontro tra diverse culture e civiltà, e anche coloro che speculano sulle guerre per vendere armi”.

“SALVAGUARDARE IL DIRITTO ALLA LIBERTA’ RELIGIOSA”

Poco prima, nel discorso alle autorità istituzionali del Paese, Francesco aveva parlato degli accordi di Dayton, osservando come sia importante “non accontentarsi di quanto finora realizzato, ma cercare di compiere passi ulteriori per rinsaldare la fiducia e creare occasioni per accrescere la mutua conoscenza e stima”. Indispensabile, “per opporci con successo alla barbarie di chi vorrebbe fare di ogni differenza l’occasione e il pretesto di violenze sempre più efferate, di riconoscere i valori fondamentali della comune umanità, valori in nome dei quali si può e si deve collaborare, costruire e dialogare, perdonare e crescere, permettendo all’insieme delle diverse voci di formare un nobile e armonico canto, piuttosto che urla fanatiche di odio”. E qui il Papa ha ricordato come “i responsabili politici” siano chiamati “al nobile compito di essere i primi servitori delle loro comunità con un’azione che salvaguardi in primo luogo i diritti fondamentali della persona umana, tra i quali spicca quello alla libertà religiosa”. Perché ciò avvenga – ha aggiunto – “è indispensabile l’effettiva uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e nella sua attuazione, qualunque sia la loro appartenenza etnica, religiosa e geografica”.

LE TESTIMONIANZE DEI PERSEGUITATI

Nel pomeriggio, incontrando in cattedrale i religiosi e le religiose, il Papa ha deciso di abbandonare il testo scritto in precedenza e di rivolgere un discorso a braccio. Poco prima aveva ascoltato le testimonianze di un sacerdote, un frate francescano e una religiosa, perseguitati durante la guerra dei Balcani degli anni Novanta. Al centro dell’intervento di Francesco, la parola “memoria”: “Le testimonianze parlavano da sole. E questa è la memoria del vostro popolo! Un popolo che dimentica la sua memoria non ha futuro. Questa è la memoria dei vostri padri e madri nella fede: qui hanno parlato solo tre persone, ma dietro di loro ci sono tanti e tante che hanno sofferto le stesse cose”. E’ necessario “riprendere la memoria per fare pace”, ha chiosato Bergoglio.

DIALOGO INTERRELIGIOSO ED ECUMENISMO

Prima di incontrare i giovani, tenendo anche in questo caso un discorso a braccio, il Papa è intervenuto al Centro studentesco francescano internazionale, per l’atteso Incontro ecumenico e interreligioso. Prima di lui, hanno preso la parola il cardinale arcivescovo di Sarajevo, Vinko Puljic, il rappresentante dei musulmani, degli ebrei e degli ortodossi. “Il dialogo interreligioso non può limitarsi solo a pochi,a i soli responsabili delle comunità religiose, ma dovrebbe estendersi quanto più possibile a tutti i credenti, coinvolgendo le diverse sfere della società civile”. Tuttavia, ha sottolineato, “è sempre bene ricordare che il dialogo, per essere autentico ed efficace, presuppone una identità formata: senza identità formata, il dialogo è inutile o dannoso”. “Mentre facciamo giusta memoria del passato, anche per imparare le lezioni della storia, evitiamo i rimpianti e le recriminazioni, ma lasciamoci purificare da Dio, che ci dona il presente e il futuro”.

L’INTERVISTA SUL VOLO DI RITORNO

Nonostante la fatica, il Pontefice si è anche concesso ai giornalisti, rispondendo a cinque domande. Dopo aver confermato che si recherà presto in Francia, per ottemperare a una promessa fatta ai vescovi locali, Francesco ha anche annunciato che presto saranno prese “delle decisioni e poi comunicate” in merito al fenomeno delle apparizioni a Medjugorie. Come ha ricordato il Papa, Benedetto XVI creò una commissione ad hoc presieduta dal cardinale Ruini, che ha già completato i suoi lavori e consegnato il materiale al Pontefice. Il tutto, ora, è nelle mani della congregazione per la Dottrina della fede. Tornando sul tema della pace, Bergoglio ha richiamato quanto aveva già detto in mattinata, in uno dei suoi interventi: “C’è sempre l’ipocrisia, e per questo ho detto che non è sufficiente parlare di pace: si deve fare la pace. Chi parla soltanto di pace e non fa la pace è in contraddizione. Chi parla di pace e favorisce la guerra, per esempio con la vendita delle armi, è un ipocrita”.

“ATTENTI A COMPUTER E TV”

Nell’incontro con i giovani, il Papa si era raccomandato di fare un buon uso dei mezzi di comunicazione, a cominciare da tv e computer. A bordo dell’aereo ha precisato meglio cosa intendesse. “Ci sono due cose differenti, le modalità e i contenuti. Sulle modalità ce n’è una che fa male all’anima ed è l’essere troppo attaccati al computer. Questo fa male all’aia e toglie la libertà, ti fa schiavo del computer. E’ curioso, in tante famiglie i papà e le mamme mi dicono ‘con i figli siamo a tavola e loro sul telefonino sono in un altro mondo. Il linguaggio virtuale è un progresso dell’umanità, ma quando ci porta via dalla famiglia, dalla vita sociale, dallo sport, dall’arte e rimaniamo attaccati a quello, diventa una malattia psicologica”. Quanto ai contenuti, Francesco ha spiegato che “ci sono cose sporche, che vanno dalla pornografia ella semi-pornografia, ai programmi vuoti, senza valori, il relativismo e il consumismo che fomentano tutte queste cose. E noi sappiamo che il consumismo è un cancro della società, il relativismo è un cancro della società”. Di questo – ha aggiunto – “parlerò nella prossima enciclica”.

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