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Così il Pd renziano vuole ingabbiare la Corte Costituzionale

Pd renziano in azione sulla Consulta. Le recenti sentenze della Corte Costituzionale hanno fatto emergere l’esigenza che, dopo la riforma del 2012 che ha inserito in Costituzione l’obbligo del pareggio di bilancio e il divieto di indebitamento salvo che nei casi di avverso ciclo economico o eccezionale calamità naturali, tutto il sistema istituzionale operi nel rispetto di questi nuovi vincoli che peraltro derivano direttamente dalla nostra appartenenza all’UE. Ciò riguarda anche la Corte Costituzionale cui spetta di assicurare l’equilibrio tra i diversi principi e valori costituzionali. E’ quello che in ambienti della maggioranza e del governo si pensa da settimane, specie dopo la sentenza della Consulta sulle pensioni che ha scombussolato i piani dell’esecutivo e in vista di quella sul blocco degli stipendi pubblici.

IL DISEGNO DI LEGGE 

Per questo è stato presentato un disegno di legge che ha come primi firmatari i senatori Pd, Linda Lanzillotta e Paolo Guerrieri, con cui si prevede che quando la soluzione della questione di costituzionalità possa implicare maggiori oneri o minori entrate per i bilanci pubblici, dicono di due senatori, “la Corte può chiedere all’Ufficio parlamentare di bilancio una relazione sugli effetti finanziari dell’eventuale dichiarazione di illegittimità costituzionale”. In tal modo – secondo Lanzillotta e Guerrieri – “la Corte giudica, oltre che sulla base degli elementi forniti da una delle parti del processo anche tenendo conto delle valutazioni di un organismo indipendente e scientificamente autorevole”. La Corte potrà così avere piena consapevolezza dell’impatto finanziario delle sue decisioni. Inoltre, la proposta di legge esplicita un principio già affermato dalla giurisprudenza costituzionale (da ultimo con la sentenza sulla Robin Tax) e cioè la facoltà per la Consulta di disporre la non retroattività della dichiarazione di legittimità costituzionale.

GLI OBIETTIVI DI LANZILLOTTA E GUERRIERI

Il ddl introduce inoltre nel nostro ordinamento l’istituto della “dissenting opinion”, di cui da tempo si discute in dottrina, che prevede la possibilità di rendere pubblico il parere contrario di uno o più giudici pubblicando le motivazioni in calce alla sentenza per garantire trasparenza della discussione e aumentare la legittimazione della Corte stessa. Infine si prevede che il Governo, quando sulla base di una specifica relazione dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio verifica che dall’attuazione di  sentenze definitive di organi giurisdizionali o della Corte costituzionale possano derivare oneri non contabilizzati nei bilanci approvati, adotta le iniziative legislative necessarie ad assicurare il rispetto dell’articolo 81 della Costituzione. Queste iniziative legislative – dicono Lanzillotta e Guerrieri – “con riferimento alle sentenze definitive degli organi giurisdizionali e della Corte Costituzionale, dovranno pertanto indicare modalità e tempi della loro esecuzione tali da assicurarne la coerenza con le norme costituzionali in materia di equilibrio dei bilanci pubblici”.


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