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Carron e la piazza No gender. Che si dice tra i ciellini (divisi)

Ha destato scalpore, dentro e fuori il mondo cattolico, la defezione di Comunione e liberazione dalla manifestazione odierna in piazza San Giovanni in Laterano a Roma, promossa dal Comitato “Difendiamo i nostri figli” a tutela della famiglia tradizionale. A tingere un po’ di giallo la vicenda ci ha poi pensato il documento circolato nell’ultima settimana negli ambienti ciellini (ma non pubblicato né sul sito del Movimento né su quello della rivista ufficiale Tracce) nel quale si spiega perché questa iniziativa pubblica “non sembra adeguata a favorire il necessario clima di incontro e di dialogo con chi la pensa diversamente”.

DON CARRON: MANIFESTAZIONI IN PIAZZA POCO EFFICACI

Di fronte a questa situazione, il presidente della Fraternità di Cl, don Julian Carròn, ha spiegato in prima persona i motivi di una tale decisione. E lo ha fatto al termine dell’appuntamento mensile di Scuola di Comunità (il momento di formazione degli aderenti) svoltosi mercoledì sera a Milano e trasmesso in diretta a tutte le comunità d’Italia. Le sue parole, come di consueto, sono state integralmente riportate nel resoconto della serata pubblicato sul sito ufficiale del movimento; qui ci limitiamo a offrirne soltanto alcuni passaggi significativi.

Premettendo che “la difesa della famiglia è una urgenza fortemente avvertita in tutta la Chiesa”, il responsabile di Cl ha spiegato che “proprio la Cei ha chiarito che nessuno ha il monopolio della modalità con cui intervenire nel dibattito pubblico e politico. Andare in piazza il 20 giugno è, dunque, solo una delle opzioni, libera e legittima, ma che può essere del tutto discutibile”. Don Carròn ha ricordato poi l’esperienza avuta in Spagna, suo Paese d’origine, dove “abbiamo fatto molte e molte più numerose manifestazioni per difendere la famiglia” che però non hanno frenato “una legislazione molto più permissiva nella direzione dei ‘nuovi diritti’”. Dunque, “le manifestazioni in piazza, che sono una modalità legittima in una società democratica come la nostra, lasciano il tempo che trovano”.

LA GENESI DELL’INIZIATIVA ROMANA

Sul documento circolato ma mai ufficializzato, don Carròn ha spiegato che si trattava di “un avviso interno inviato alle comunità – che non è un comunicato- stampa, un documento o un volantino, come hanno scritto taluni in questi giorni − e che volutamente non abbiamo messo sul sito di Cl”, e questo perché “era solo per un aiuto a un giudizio”.

“Le preoccupazioni contenute nell’avviso – ha continuato – sono state fatte presenti fin dalla prima riunione del 27 marzo scorso promossa dal Cammino Neocatecumenale, alla quale siamo stati invitati insieme a tutto l’associazionismo cattolico”. In tale riunione, “proprio le manifestazioni spagnole, di cui vi ho detto, erano state portate a esempio di una grande mobilitazione cattolica. In quella occasione e nella successiva riunione, nella quale è stata annunciata come già decisa la data della manifestazione (malgrado nella precedente non si fosse arrivati a un accordo), abbiamo spiegato perché non ritenevamo opportuno, proprio per affermare il valore della famiglia, la modalità proposta di una manifestazione di piazza. Discutendo su quali strumenti fossero più adeguati per affrontare il tema della difesa della famiglia, non si è arrivati a una ipotesi chiara e condivisa. Insieme a noi gran parte dell’associazionismo cattolico italiano (Azione Cattolica, Rinnovamento dello Spirito, Comunità di Sant’Egidio, Focolarini, membri dell’Opus Dei) e il Forum delle Associazioni familiari non hanno ritenuto opportuno aderire”. A quel punto, “quella che era stata pensata come una iniziativa dei cattolici è diventata una manifestazione ‘aconfessionale’, senza sigle e bandiere, cui hanno aderito il Cammino Neocatecumenale e altre sigle come Alleanza Cattolica, Manif pour Tous, Pro Vita”. Pertanto, dice don Carròn, “ci siamo sentiti liberi, e per questo abbiamo ritenuto fuori luogo prendere come movimento una posizione pubblica a riguardo della manifestazione. Ma poiché nelle ultime settimane tanti amici chiedevano un aiuto per un giudizio sull’iniziativa, abbiamo preparato l’avviso”.

IL CASO DEL FAMILY DAY NEL 2007

A chi poi ricorda quando nel 2007 Cl partecipò al Family Day per fermare i cosiddetti DiCo, il responsabile del movimento ha indirettamente risposto dicendo che anche in quell’occasione “avevamo espresso giudizi analoghi, convinti che nel clima culturale in cui viviamo è difficile che le contrapposizioni portino a risultati costruttivi e convincenti, perché viviamo in una società in cui l’ideologia prevale sull’esperienza. In questo senso, sottolineavamo che la tendenza all’ideologizzazione si combatte attraverso la testimonianza di un’esperienza in cui si possa constatare che la famiglia è un ‘di più’ di umanità”̀. Tuttavia, “la Cei chiese esplicitamente a noi e a tutti gli altri movimenti e associazioni di sostenere la manifestazione; e noi obbedimmo. Ora, evidentemente, il contesto differente ha suggerito ai vescovi una scelta diversa. E noi continuiamo a seguire. Questo non impedisce che – come hanno detto anche i vescovi – chiunque voglia andare, vada”.

CHI CI SARA’

Comunione e Liberazione ha lasciato quindi liberi i suoi aderenti sulla decisione di partecipare o meno. E così è stato. Lo ha sottolineato con favore il portavoce della manifestazione Massimo Gandolfini (leggi l’intervista): “Fa molto piacere che molte persone che si riconoscono storicamente nel movimento di Cl saranno a manifestare con noi sabato in piazza San Giovanni”, e lo ha scritto Mario Adinolfi, direttore de La Croce, fra i promotori dell’iniziativa: “Io so che molti amici di Comunione e Liberazione saranno comunque in piazza con noi sabato, altri ci raggiungeranno nelle tappe successive del percorso”.

L’assenza di Cl ha suscitato delle riflessioni: “Le battaglie che combattiamo oggi richiedono un’ampia partecipazione e supporto popolare. La piazza serve, e costituisce una preziosa occasione per incoraggiare i pochi politici che hanno aderito alla nostra manifestazione”, ha detto in una conversazione con Formiche.net Alfredo Mantovano, membro del ‘Comitato parlamentari per la famiglia‘  e co-firmatario del manifesto-appello contro il riconoscimento giuridico delle unioni civili.

E anche tra gli aderenti al comitato, che comprende circa 100 fra senatori e deputati di diversi partiti uniti contro l’equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio, l’utero in affitto e l’ideologia del gender, si scorge più di un ciellino, come ad esempio molti parlamentari vicini a Cl che hanno sostenuto pubblicamente la manifestazione, e come il direttore di Tempi, Luigi Amicone.



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