Il momento più significativo della visita del Papa a Torino è stata la tappa nel tempio valdese. Scrive Gian Guido Vecchi sul Corriere della Sera di oggi che “ci sono momenti che segnano la storia. Sono passati 841 anni da quando il mercante Valdo fondò il movimento dei poveri di Lione, i pauperisti che da cristiani laici predicavano il Vangelo in lingua volgare e furono per questo accusati di eresia nel 1184 da Papa Lucio III e scomunicati”.
LA RICHIESTA DI PERDONO DEL PAPA
E’ la prima volta che un Pontefice entra in un tempio valdese. Il passaggio più significativo dell’intervento (breve) di Francesco si ha quando il Papa dice: “Da parte della Chiesa cattolica vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci!”.
LE DIVERGENZE CHE PERMANGONO
Prima di lui, erano intervenuti il pastore Paolo Ribet e il moderatore della Tavola valdese, Eugenio Bernardini. Un discorso lungo, quest’ultimo, che non ha tralasciato i (molti) punti che ancora dividono le due confessioni cristiane. Si tratta soprattutto di questioni teologiche, ha spiegato Bernardini. Innanzitutto, la definizione di “comunità ecclesiale”, stabilita dal Concilio Vaticano II e valida anche per i valdesi: “A essere sinceri, non abbiamo mai capito bene che cosa significhi questa espressione: una chiesa a metà? Una chiesa non chiesa? Conosciamo le ragioni che hanno spinto il Concilio a adottare quell’espressione, ma riteniamo che essa possa e debba essere superata”. L’altro tema delicato è quello che ha a che fare con la “ospitalità eucaristica”. “Tra le cose che abbiamo in comune ci sono il pane e il vino della Cena e le parole che Gesù ha pronunciato in quella occasione. Le interpretazioni di quelle parole sono diverse tra le chiese e all’interno di ciascuna di esse. Ma ciò che unisce i cristiani raccolti intorno alla mensa di Gesù sono il pane e il vino che egli ci offre e le sue parole, non le nostre interpretazioni che non fanno parte dell’Evangelo”.
I PUNTI DI CONVERGENZA
Diversi i punti che uniscono, a cominciare dal richiamo alla solidarietà e all’accoglienza “dei profughi che bussano alla nostra porta”. Il messaggio che lascia il Papa è di apertura: “Nonostante le differenze su importanti questioni antropologiche ed etiche”, si tratta di camminare insieme: “Chiedo al Signore che ci dia la grazia di riconoscerci tutti peccatori e di saperci perdonare gli uni agli altri”.
UN MEA CULPA INEDITO
Luigi Accattoli, sempre sul Corsera diretto da Luciano Fontana, osserva che “Francesco chiede perdono a Valdo: si può forse dire così, per nomi e simboli, quanto è avvenuto ieri nel Tempio valdese di Torino, dove Papa Bergoglio ha pronunciato un ‘mea culpa’ inedito, che mai era stato formulato neanche da Papa Wojtyla, che fu maestro di richieste di perdono e che andò quattro volte pellegrino a Torino e nel suo territorio”.
“METODI CRISTIANI E PERSINO NON UMANI”
Una persecuzione, quella attuata dalla Chiesa cattolica nei confronti dei valdesi, durata otto secoli, condotta – sono parole di Francesco – con metodi “non cristiani, persino non umani”. Villaggi incendiati, stragi collettive, imprigionamenti, deportazioni, conversioni forzate, tortura e roghi fanno parte di quei metodi. Infine la chiusura nel ghetto delle valli valdesi. Nel 1184 furono colpiti da un “anatema perpetuo”, prima che il Concilio Lateranense IV, nel 1215, li condannasse definitivamente per eresia. Ricorda Accattoli che le condanne al rogo erano pronunciate per “valdesi”.
LA LIBERTA’ NEL 1848, MA LA CHIESA NON APPROVA
La libertà arriverà solo nel 1848, con le Lettere Patenti di Carlo Alberto, che riconosce ai valdesi i diritti civili. Ma da Roma non arrivano giudizi positivi, anzi. Si pensi solo che don Giovanni Bosco – il fondatore dei Salesiani poi diventato Santo – “non perdonò mai ai Savoia le Lettere Patenti e nella sua polemica con autori valdesi usa espressioni di estrema violenza”, nota ancora il vaticanista