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Stefano Esposito, chi è (e cosa pensa) il nuovo assessore ai Trasporti (caotici) di Roma

Torinese, juventino e poco politicamente corretto. Prima bersaniano, poi cuperliano, ora – dicono – sia orfiniano che renziano, chissà. E si definisce un “tacchino felice”, come scritto nella spilletta regalata al premier un anno fa dopo il paragone tra i senatori favorevoli all’abolizione del Senato e i tacchini diretti al forno per il Ringraziamento. E lui, ovviamente, è un senatore e ringrazierà.

Il senatore Stefano Esposito, classe 1969, è stato nominato al posto del dimissionario Guido Improta assessore ai Trasporti dal sindaco di Roma, Ignazio Marino, che oggi ha presentato la nuova giunta: vicesindaco al posto del dimissionario Luigi Nieri di Sel sarà l’economista Marco Causi, già stretto collaboratore di Walter Veltroni, Marco Rossi Doria alla Scuola e Luigina Di Liegro, nipote del fondatore della Caritas diocesana di Roma, don Luigi Di Liegro, al Turismo.

(LE FOTO DELLA NUOVA GIUNTA DI IGNAZIO MARINO)

LE PRIME PAROLE DI ESPOSITO

“La scelta è stata fatta a tre – spiega Esposito al Corriere della Sera – da Ignazio Marino, Matteo Orfini e Matteo Renzi. Hanno scelto me forse perché bisognava dare un segnale politico rilevante. il mio nome va visto in accoppiata con Causi. Sono vicepresidente della commissione Trasporti e ero in commissione ad Ostia. Potrebbe avere influito. Da sempre mi occupo di Trasporti e c’era bisogno di una figura forte”.

TAV? Si’, GRAZIE

In queste ore la definizione che va per la maggiore di Stefano Esposito, futuro assessore ai trasporti di Roma Capitale, è quello di “senatore anti-no-TAV”. Una definizione stimmatizzata da Enrico Mentana, direttore del tg de La 7, che su Facebook ha scritto: “Chiamarlo anti no-Tav è come definire Pisapia anti no-Expo, un orrore linguistico e sostanziale: comunque la si pensi”. Tanto appassionato sul tema dell’alta velocità, da pubblicare un libro dal titolo “Sì TAV”, gratuito in formato ebook, che lui stesso autoproclama come “Bibba per i no-TAV”. Tanto coinvolto in questa faccenda da usare quei toni non-politicamente corretti. Una ragazza pisana no-TAV denuncia molestie subite nel corso di scontri con la polizia ed Esposito perentorio, risponde: “Bene le manganellate, se vogliamo debellare questa forma di guerra allo Stato, dobbiamo ‘decapitare’ i mandanti politici e le organizzazioni che li sostengono”. Da ricordare anche la querelle con Raffaele Catone, presidente dell’Autorità Anticorruzione, il quale voleva l’EXPO come modello per le grandi opere: “A Cantone dico che il vero modello per le grandi opere è la Torino-Lione”, replicò Esposito.

LA TRANSIZIONE CUPERLIANA

Tra Bersani e Renzi, Esposito ha attraversato la fase dei giovani turchi, quel gruppo di trentenni/quaratenni (qualcuno anche di più) che ha poi appoggiato Pippo Civati nel corso delle primerie PD. Per alcuni mesi sono stati l’ultima moda del ringiovanimento PD e, proprio in quel periodo, presero il nome di civatiani. Esposito era uno di loro ed è stato anche uno tra quelli che, dopo un po’ di militanza cuperliana ma non antagonistica rispetto ai sempre più vincenti renziani, ha scelto il nuovo corso del Pd rispetto ai dubbi, sovente astiosi, della minoranza Pd.

LE PASSIONI SPORTIVE E NON SOLO

Siamo a giugno, alla finale di Champions League. I tifosi juventini sperano nel tris ed Esposito è fra questi. La Juve perde e il senatore cinguetta: “Godere per la sconfitta della @juventusfc è come essere impotenti ed esultare se qualcuno fa godere la tua donna”. In altre parole i non juventini che sono felici per la sconfitta della squadra italiana, sono stolti perché loro, in finale, non ci possono neppure arrivare. E partono i controtweet da parte di chi, a detta del senatore, si porta dietro “la sindrome di femminismo anni ‘70” e controbatte “il sessismo è un’altra cosa, semmai dovrebbero essere incazzati quelli impotenti”. Nessuna scusa, nessun “mi spiace, ma mi rimangio quello che ho appena detto”. Risponde a tono, per nulla pentito.

ITALICUM-ESPOSITUM

Esposito è stato definito anche “canguro” oltre che un “un furbo napoletano quando presenta gli emendamenti e un sottile torinese quando li scrive” (siamo nel gennaio 2015 e a parlare è il senatore ora verdiniano Vincenzo D’Anna).  Esposito ha inventato una sorta di ghigliottina boldriniana che valse l’approvazione dell’ultima legge elettorale: il super-canguro. Con questo si intende la possibilità di raggruppare in un singolo emendamento tutti quelli inerenti un unico argomento. Se approvato o bocciato, tutti gli altri ad esso relativi decadono. Risultato: 48.000 emendamenti fatti fuori e passaggio della legge elettorale. Insomma, una furbata, ed Esposito la difende con convinzione: “Con il canguro consegno al Paese una legge elettorale dove almeno 300 deputati saranno votati secondo le preferenze. Quelle di Civati e Fassina sono solo polemiche sterili di due personaggi con un po’ di protagonismo, ma il cui seguito all’interno del PD è pari a zero.”

IL GARANTISMO DOC

Ma Esposito è da tempo garantista. Mai stato antiberlusconiano, ha ricordato di recente Marianna Rizzini del Foglio. Un esempio recente? Ecco cosa ha twittato sulla vicenda Crocetta: “#CrocettaPreside stato massacrato per intercettazione che non esiste agli atti di nessun procedimento #andiamobene”.

PRIMI PENSIERI ASSESSORILI

Alla domanda sulle future dimissioni da senatore nel caso di accettazione dell’incarico da assessore nella giunta Marino risponde: “Assolutamente no”. Nell’annunciare su Twitter la nomina ha scritto: “Ho appena firmato la nomina ad assessore del Comune di Roma. Un grande orgoglio, un’enorme (con l’apostrofo, ndr) impegno. Una grande sfida”. Infine, una promessa “Massimo 90 giorni per impostare i primi interventi sui trasporti”. Marino sarà ancora sindaco?

(LE FOTO DELLA NUOVA GIUNTA DI IGNAZIO MARINO)



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