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Immigrazione, a Calais svanisce la sicumera della Francia

Non sono pochi coloro che in queste ore hanno pensato alla città di Calais come a una sorta di “grande” Ventimiglia francese, alfa e omega di tutte le contraddizioni di un’Europa incapace di decidere anche in tema d’immigrazione.

L’ASSALTO AI TIR

Nella notte tra lunedì e martedì, circa duemila disperati hanno cercato di entrare nel Regno Unito nascondendosi sui tir che salgono sui treni per l’Inghilterra attraverso l’Eurotunnel, causando non pochi problemi e costringendo alla chiusura del passaggio. Non è mancata la tragedia, consumatasi nella notte tra il 27 e il 28 luglio a Coquelles, dove si trova la stazione dell’avveniristica infrastruttura. Lì un migrante africano è morto proprio mentre cercava di salire su una delle carrozze destinate a giungere Oltremanica. Non è stato certo il primo – sono 11 da giugno i deceduti in circostanze similari – e, probabilmente, non sarà l’ultimo.

COS’È CALAIS

Quel che accade a Calais non è tuttavia un problema recente. La città della costa settentrionale della Francia è in una posizione strategica, nel tratto in cui il Canale della Manica ha il suo punto più stretto: da lì salpano gran parte dei traghetti per il Regno Unito e dal 1994 partono anche i treni che attraversano il tunnel. Ciò ne ha fatto in pochi anni la “casa” di circa 5mila migranti che vivono in condizioni igienico-sanitarie inaccettabili in baracche auto-costruite e illegali, periodicamente rase al suolo dalle Forze di polizia francese.

I DILEMMI DI PARIGI

“Ci sono problemi politici e culturali nell’affrontare l’immigrazione in Francia”, ha spiegato a Formiche.net Jean-Pierre Darnis, professore associato all’Università di Nizza, analista, esperto di fatti francesi e vicedirettore del Programma Sicurezza e Difesa dell’Istituto Affari internazionali. “Alcuni si stanno provando a sanare con una riforma, contestata, della scuola, ma che va nella giusta direzione a mio avviso. Tutti temono la crescita del Front National, il partito più duro nell’affrontare questo tema. Anche l’Ump, molto forte in comuni vicini alla frontiera come Nizza o Mentone, sente questa pressione. E, a causa di questa situazione, nessuno ha il coraggio di dire la verità” e di agire di conseguenza.

I MIGRANTI DI CALAIS

Vi è poi un tema continentale. La stessa Francia che poche settimane fa si sentiva forte nel respingere i migranti ammassati in Italia alla frontiera ligure, oggi si scopre fragile nel verificare come lo stesso accada, a parti invertite, con il governo del conservatore di David Cameron. Il 15 giugno fu il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, a dire che i migranti che si trovavano al confine tra la Penisola e il territorio di Parigi, non sarebbero passati, perché di loro doveva “occuparsi l’Italia”. Dichiarazioni che riaccesero il dibattito su un’Unione sempre più di facciata e divisa, riemersa in queste ore a Calais. Martedì, il ministro dell’Interno britannico, Theresa May, ha dovuto ammettere all’opinione pubblica – con qualche difficoltà e non senza disappunto – che sono giunti a Dover, sulle sponde britanniche, “più di 100” immigrati (148 per la precisione).

LE CRITICHE DI LONDRA

Una bella gatta da pelare per Downing Street, che ha più volte definito la situazione “inaccettabile” e non si fa problemi a criticare la Francia per la gestione tutt’altro che ortodossa dei flussi verso Londra.
Dopo averne fatto un argomento centrale della propria campagna elettorale, Cameron ha illustrato nelle scorse settimane alcuni dei punti del suo programma per il controllo dell’immigrazione clandestina che, se applicato, entrerebbe in contrasto con gli stessi principi di Bruxelles sulla libera circolazione dei propri cittadini.
Per ovviare a quanto accaduto in Francia, il governo britannico – che collabora con l’Eliseo alla gestione anche economica della stazione di Coquelles e ad altri aspetti – ha detto che investirà 7 milioni di sterline per la sicurezza dell’Eurotunnel. Parte di questi andrà a finanziare un nuovo sistema di telecamere a circuito chiuso e il progetto di un muro lungo un chilometro e mezzo per sbarrare la strada, su territorio francese, ai migranti irregolari. Con buona pace di Parigi e con la rassegnazione di chi sogna una vita migliore.



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