Sono più di cento milioni i cristiani perseguitati nel mondo. Il dato emerge dalla fotografia scattata da Caritas Italia, che ieri ha presentato il suo rapporto dal titolo assai emblematico: “Perseguitati”. In tempi di caccia al cristiano nel vicino e medio oriente, con l’imperversare delle milizie jihadiste che si rifanno al Califfato di islamico di Abu Bakr al Baghdadi o al terrore portato in Nigeria da Boko Haram, è utile sapere che le cose non vanno meglio.
SI AGGRAVA LA SITUAZIONE IN AFRICA
Tra il novembre del 2013 e l’ottobre del 2014, i cristiani “uccisi per ragioni strettamente legate alla loro fede sono stati 4.344”, si legge nel rapporto. Le chiese attaccate per la stessa ragione sono state 1.062. Secondo Open Doors, organizzazione internazionale che monitora il livello di persecuzione nei confronti dei fedeli cristiani nel mondo, “si denota una crescita della persecuzione dei cristiani nel mondo persino in luoghi dove non era particolarmente marcata nel recente passato, come in alcune regioni dell’Asia, dell’America latina e specialmente dell’Africa sub-sahariana”. Da rilevare il fatto che “l’Africa è uno scenario sempre più centrale nell’ambito della persecuzione anticristiana”. L’organizzazione internazionale conferma come sia “l’estremismo islamico la fonte principale dell’odio verso i cristiani”.
IL PRIMATO DELLA COREA DEL NORD
Nella speciale classifica curata da Open Doors, il primato tra i paesi dove la croce è meno tollerata spetta però alla Corea del nord. Dei 100 milioni di perseguitati complessivi, ben 50-70 mila sarebbero quelli detenuti nei campi di lavoro del giovane dittatore Kim Jong-un. Segue la Somalia, Stato fallito da più di un ventennio e ora in parte soggetto all’autorità degli squadroni filo qaedisti di al Shabaab con le loro corti islamiche. Poi, a braccetto, viaggiano Iraq e Siria, seguiti subito dall’Afghanistan.
L’ESODO DA SIRIA E IRAQ
Relativamente al quadrante del vicino oriente, le cifre dell’esodo spiegano più d’ogni altra cosa: nel giro di un anno, da qui sono scappate 1,3 milioni persone, di cui 130 mila cristiani. Un dato che trova riscontro anche nelle parole del patriarca caldeo di Baghdad, mar Louis Raphael Sako I, che solo pochi giorni fa – invocando per l’ennesima volta un’azione internazionale per sradicare il cancro jihadista – aveva osservato: “Ci sono 120 mila sfollati”, e i “cristiani continuano a lasciare l’Iraq”. Nel documento della Caritas si sottolinea però – in riferimento al paese di Bashar el Assad che “rispetto a quanto diffuso dai media internazionali, i cristiani in Siria sono una delle numerose minoranze perseguitate non tanto come seguaci del cristianesimo, ma perché si inseriscono nello scenario di uno scontro politico più grande, dominato dalle milizie governative di Assad e dai gruppi armati rivoluzionari”.
LE CONSEGUENZE DELLE PRIMAVERE ARABE
Netto il giudizio circa le conseguenze gli sconvolgimenti del 2011: “L’instabilità della regione è aumentata a partire dalle cosiddette primavere arabe, che hanno comportato, a seguito di proteste violente, morti e distruzione, la caduta di regimi dittatoriali in Egitto, Libia, Tunisia e da cui sono scaturite guerre tuttora in corso in Siria, Iraq e Yemen. La deposizione dei regimi dittatoriali presenti in Libia, Tunisia, Egitto, responsabili di continue e gravissime violazioni dei diritti umani, non ha però purtroppo portato democrazia e pace, anzi, questi fatto hanno sconvolto il precario equilibrio geopolitico del Grande medio oriente, riacutizzando l’eterno scontro all’interno del mondo musulmano tra sunniti e sciiti, e le rivalità tribali”.
IN EUROPA NON VA MEGLIO
Merita di essere evidenziato, poi, il passaggio che il documento dedica alla situazione in Europa. I numeri, qui, si riferiscono ai report della Fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre: “Il rapporto sulla libertà religiosa nel mondo ha registrato un forte declino della stessa libertà religiosa nell’area nordeuropea; tanto che Paesi universalmente noti per la loro liberalità e democraticità, come Norvegia, Danimarca, Svezia, Regno Unito, Francia e Paesi Bassi, compaiono nella lista dove il grado di violazione della libertà religiosa è preoccupante e in peggioramento. Anche l’Italia è coinvolta, seppur in minor misura, in questa parabola discendente verso una minore tolleranza e rispetto reciproco”.