Ghiacciai che scompaiono, tempeste di neve, inondazioni, uragani. Il clima sta cambiando e per fermare questa minaccia gli Stati Uniti mettono in campo un piano estremamente ambizioso, annunciato ieri dal presidente Barack Obama.
A pochi mesi dalla conferenza internazionale di Parigi, la Casa Bianca illustrerà oggi la versione finale dell’America’s Clean Power Plan – il Piano americano per l’energia pulita – considerato da Washington “il più grande e importante passo mai compiuto da una nazione per combattere il cambiamento climatico”.
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L’OBIETTIVO DELLA CASA BIANCA
La strategia degli Usa, che verrà svelata in giornata nel dettaglio, spiega l’agenzia Reuters, prevede una serie di norme e di regolamenti per limitare le emissioni di anidride carbonica delle centrali. L’obiettivo è di arrivare ad un -32% di CO2 entro il 2030, rispetto ai valori del 2005. Per raggiungerlo gli Usa si preparano a dire addio al carbone e a porre un freno all’attività delle centrali elettriche esistenti, che possono ancora riversare nell’aria quantità illimitate di emissioni nocive, in quanto non soggette a paletti stringenti. Per gli esperti i numeri parlano chiaro: oggi le centrali elettriche rappresentano il 40% delle emissioni di anidride carbonica degli Stati Uniti.
LE PAROLE DI OBAMA
“Nell’interesse dei nostri figli, per la salute e la sicurezza di tutti gli americani”, ha sottolineato il capo di Stato Usa nel filmato diffuso ieri, “questo cambierà”. Il cambiamento climatico, ha detto, “non è un problema di un’altra generazione. Non più”. La sfida s’è fatta urgente, ha allertato Obama, perché i cambiamenti climatici rappresentano ormai un pericolo vero per l’economia, la salute, il benessere e la sicurezza degli Stati Uniti. “Le centrali elettriche sono la principale fonte di inquinamento da anidride carbonica che contribuisce al climate change – ha rimarcato il presidente – ma fino ad oggi non c’è stato alcun limite federale sulla quantità di inquinamento che questi impianti possono riversare nell’aria”. Ed è su questi che vuole agire la Casa Bianca.
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UN PIANO SENZA PRECEDENTI
Il piano, commenta Washington, porterà anche “a una diminuzione dei costi delle bollette degli americani e alla creazione di posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili” e “si tratta dell’azione più importante che un presidente americano abbia mai intrapreso per ridurre i gas serra” ha detto al Washington Post una fonte della Casa Bianca. Getterà, scrive il quotidiano Usa, “le basi delle iniziative del Paese per affrontare nei prossimi decenni il cambiamento climatico”. Una frase importante, perché segnala la continuità del progetto anche nel caso in cui, il prossimo anno, alla scrivania dello studio Ovale dovesse sedere la candidata forte dei democratici alle prossime presidenziali, Hillary Clinton.
VISTO DA REPUBBLICANI E INDUSTRIE
Vista dal fronte repubblicano, invece, rammenta il Financial Times, la mossa viene vista come fumo negli occhi. E per scongiurare questo pericolo, rivali politici e industrie sono pronti a dare battaglia. Decine di Stati americani, società di carbone, centrali elettriche e legislatori repubblicani, ricorda il quotidiano finanziario ora del gruppo Nikkei, hanno inveito contro il piano sin da quando il progetto è stato annunciato l’anno scorso, sostenendo che avrebbe “ucciso posti di lavoro, aumentato i costi dell’energia elettrica e compromesso l’affidabilità dei fornitori di energia”.
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L’OSTRUZIONISMO DEL GOP
La maggior parte dei candidati repubblicani alla presidenza esprime scetticismo sui cambiamenti climatici. E Mitch McConnell, il leader repubblicano del Senato, ha invitato i governatori a rifiutarsi di rispettare il programma. Per i repubblicani è infatti impossibile fermarlo per vie parlamentari. Il progetto non ha bisogno di approvazione del Congresso (a guida Gop in entrambi i rami) in quanto si basa sui poteri conferiti ai sensi delle leggi sull’inquinamento esistenti. Ma più di una dozzina di procuratori generali di Stato preparano cause che sfidano questa interpretazione della Casa Bianca dello statuto.
IL PROGRAMMA SOPRAVVIVERÀ
Tuttavia, rileva Gina McCarthy, a capo dell’agenzia americana per la protezione ambientale, l’Epa, il piano non solo diventerà realtà, ma “sopravviverà” anche se nel 2016 alla presidenza dovesse essere eletto un repubblicano. “L’economia e l’ambiente non sono in conflitto”, ha spiegato l’esponente dell’amministrazione Usa in un panel organizzato nella capitale federale americana dal Christian Science Monitor. “Gli Stati Uniti hanno tagliato l’inquinamento imponendo nuove norme ambientali per decenni e la loro economia è cresciuta”. Ciò proseguirà, ha detto la McCarthy, ricordando come questo sforzo stia positivamente influenzando anche grandi inquinatori coma Cina e India. “Stanno riconoscendo che i loro problemi di qualità dell’aria sono parte integrante di un problema economico più ampio. La rapida industrializzazione in questi Paesi ha portato a un inquinamento atmosferico che minaccia la salute pubblica e l’economia”. Gli Usa, sottolinea, Gop compreso, devono quindi comprendere l’importanza di esercitare ancora questo ruolo di leadership. E, soprattutto, del continuare ad essere parte della soluzione e non del problema.