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Ecco cosa hanno in comune Renzi e Salvini

Se ne è parlato poco, ma a torto. Mi riferisco a due libri, il primo pubblicato l’anno scorso e il secondo ancora fresco di stampa. Eppure, per capire che cosa bolle nel pentolone della destra (non solo italiana) e per capire l’ascesa di Matteo Salvini, la loro lettura sarebbe assai utile. Ne richiamo soltanto un paio di punti.

Matteo Luca Andriola (“La Nuova destra in Europa”, Paginauno, 2014) dimostra come, grazie anche al pensiero di Alain de Benoist, da almeno un ventennio sia in corso una radicale revisione dell’apparato dottrinario della destra tradizionale, alimentata da “nuove traiettorie politiche alternative quali l’aniamericanismo, l’antiliberalismo, l’antiutilitarismo […] Un aggiornamento ideologico volto a rendere presentabile, innovativa e rivoluzionaria una cultura di destra travolta dal tribunale della storia”.

Antonio Rapisarda (“Allarmi siam leghisti”, Aliberti Wingsbert House, 2015) dimostra come il “Salvini-pensiero” sia debitore della critica della globalizzazione elaborata dal think tank fondato da de Benoist nel 1968, “Grece” (acronimo di “Gruppo di di ricerca e di studi per la civiltà europea”). Costruire una comunità sovranista: per Rapisarda questo è il chiodo fisso del capo della Lega (sempre meno) Nord. Il suo è una sorta di “populismo patrimoniale” che cerca di dare risposte a quei ceti che né la destra liberale né la sinistra costituzionale riescono a rappresentare e tutelare.

In fondo, conclude Rapisarda, Salvini tenta di fare a destra (contro quel che rimane del berlusconismo) ciò che Renzi ha tentato di fare a sinistra (contro la vecchia guardia del Pd). Al di là dei talk show televisivi e dei social, sta forse qui il più singolare elemento in comune tra i due Matteo.

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Carlo Freccero ha affermato, in una raffica di interviste sulle principali testate nazionali di oggi, che nel nuovo Cda della Rai ci lavorerà gratis e ci lavorerebbe anche in catene pur di fare un dispetto a Renzi. Il suo “attaccamento” alla Rai, quindi, sarà sicuramente molto forte. Il neoconsigliere ha aggiunto che è stato indicato dai grillini ma che non è grillino. Gli è però bastato per essere eletto con la legge Gasparri, da lui sempre denunciata come l’incarnazione del demonio partitocratico, espressione della più bieca logica spartitoria. Insomma, si comporta come quei parlamentari della sinistra “vietcong” del Pd che hanno accettato di sedere sui banchi delle Camere come nominati, per poi sparare a zero contro il Parlamento dei nominati, ovvero la tomba della democrazia. Ma, si sa, in Italia tutti “tengono famiglia”.


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