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A Sirte c’è una rivolta di islamisti locali contro il Califfo

In Libia, è noto, ci sono due pseudo governi che si contendo il territorio: uno a Tripoli, l’altro a Tobruk (più Misurata, che è un centro di potere ufficialmente sulla linea di Tripoli, ma da città/stato quale è si muove molto più indipendentemente).

Entrambi i governi ufficialmente hanno condannato la presenza dello Stato islamico in mezzo al caos che loro stessi hanno creato (complice la pessima gestione occidentale della transizione di potere dopo la caduta del rais Gheddafi). Infiltrazioni che si registrano da oltre un anno, ma al di là delle parole ─ molte spese da Tobruk, che è quello che ha più credito internazionale tra i due pseudo-esecutivi e che utilizza spesso il proxy della lotta la terrorismo per richiedere lo sblocco dell’embargo sulle armi imposto dalla Comunità internazionale (armi che poi, però, vorrebbe usare contro Tripoli e non contro l’IS) ─, nessuno muove paglia contro il prolungamento locale del Califfato.

Soltanto Misurata, che come si diceva si muove su linee più autonome, ha inviato tempo fa una sua unità di battaglia, la Divisione 166, a fermare l’espansione dell’IS a Sirte. È finita che i comandanti della 166 hanno colpito duro inizialmente e poi lasciato il campo, tornando indietro a Misurata, perché credevano anche loro di aver sopravvalutato la questione “IS libico” ed era meglio concentrarsi sulla guerra civile.

Ora, come raccontato qualche giorno fa su Formiche.net, escono paper che indicano l’espansione molto rapida dello Stato islamico in Libia, che ha costituito proprio a Sirte la sua roccaforte. Sirte è diventata la “fiorente” capitale del Califfato libico, dopo che le forze dell’IS sono state cacciate da Derna, che è stata il primo luogo in cui le istanze (e i messi) di Baghdadi hanno cominciato a diffondersi.

A scacciare l’IS da Derna, non sono stati né il governo di Tobruk né quello di Tripoli (e non c’è stato nemmeno l’intervento di forze inviate da Misurata). È stato un gruppo combattente locale, islamista, che si fa chiamare Majlis Shura Mujaheddin, ossia consiglio esecutivo dei mijaheddin. Dal nome si capisce che non si tratta di un circolo filantropico di costituzionalisti della George Washington University, ma è un nome noto e già usato in Iraq e Siria da altri gruppi che poi alla fine hanno aderito allo Stato islamico.

A Derna s’era creato un contrasto tra la predicazione jihadista dell’IS e quella del Majlis: i primi considerano eretici tutti quelli che non la vedono come loro, i secondi che ci tengono alle faccende di fede e dunque non vogliono passare da eretici si sono stancati e dopo aver subito una serie di attentati e omicidi, hanno reagito con forza, ed essendo più radicati sono riusciti a buttare fuori gli uomini del Califfato dalla città. Ora si attende una contrattacco dell’IS, che sta raccogliendo le truppe a sudest di Derna per l’offensiva che si chiamerà “Raid of Abu Abdullah al Darnasi” ─ per il momento sembra che non stia andando troppo bene, e l’IS è sotto nelle prime scaramucce.

Come a Derna, anche a Sirte si è organizzato un gruppo salafita locale che, con il sostegno della popolazione cittadina, ieri ha lanciato l’offensiva per scacciare gli uomini del Califfato ─ la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stato l’assassinio del leader salafita locale Khaled Ben Rjab, avvenuto per mano dell’IS lunedì.

Si tratta di una rivolta cittadina, anche in questo caso spinta da elementi islamisti che non hanno retto più la predicazione e l’imposizione di potere dei due fratelli in cima alla leadership dell’IS a Sirte: Hussein al Karamy (presumibilmente quello in foto), predicatore locale, e il fratello Usama, misterioso leader dell’organizzazione. Se la forza cittadina di Sirte riuscirà a ripetere quanto successo a Derna, non si sa ─ forse è più difficile, anche perché a Sirte l’IS più contare su un network di radicazione ereditato dalla locale Ansar al Sharia, altro gruppo islamista che in zona è in buona parte smottato dentro all’IS.

Tuttavia, si tratta di beghe tra islamisti radicali, e non è per niente detto che quelli che cacciano/cacceranno il Califfo, siano poi tanto migliori di lui. Ancora una volta, Tripoli e Tobruk si tengono lontani dall’intervenire e allungano ancora la soluzione al tavolo negoziale ─ che sotto egida Onu doveva arrivare a febbraio.

Se l’IS domerà la rivolta, come già fatto diverse volte in Siria (sia con le armi, sia con la forza della propaganda), invece troverà la propria posizione ancora più consolidata. E forse avrà più spinta per allargare le proprie conquiste.

@danemblog

(Foto: Twitter @danieleraineri)



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